Le operaie e gli operai della TRW, in queste ultime concitate ore, si trovano di fronte al buio più nero. A loro è stato annunciato che la fabbrica chiuderà, niente da discutere, nulla da dire o fare. La situazione, economica e occupazionale (ma non solo), di Livorno è tragica. Per trovare un altro momento storico in cui la tenuta sociale della nostra comunità è stata altrettanto a rischio dobbiamo, senza eccessive esagerazioni, guardare all’ultimo dopoguerra. Anche allora il presente era macerie e il futuro lontano dall’orizzonte ottico, anche allora le vite delle e dei livornesi erano sospese sull’orlo del disastro, anche allora è stato dall’orlo di quel disastro che si trovò, provando e riprovando, la forza e il coraggio per ripartire.
Ci è richiesta ora una grande lucidità, che unisca il massimo della partecipazione emotiva al massimo della capacità inventiva – dobbiamo saper inventare scenari, osare soluzioni inedite, spingere più in alto l’asticella del possibile. Dichiarare la nostra totale solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici impegnati in una trattativa disperata non sarà nemmeno lontanamente sufficiente se non sapremo immaginare, offrire e praticare alternative in grado di coniugare sopravvivenza e dignità, lavoro e sì, felicità. Stiamo vedendo le operaie e gli operai piangere. Non è tollerabile. Non si tratta di dare speranza – “la speranza è una trappola inventata dai padroni”, questa l’eredità morale lasciataci da Mario Monicelli – ma di costruire e difendere diritti. Davanti a questi fatti emergono tutte le responsabilità dell’attuale governo e delle sue ultime scelte alle quali si lega la rinnovata spavalderia e l’atteggiamento muscolare delle industrie. Quando si delibera una legge di stabilità che “realizza i sogni” di Squinzi e si dileggia il sindacato, si agevola un clima in cui il rispetto del comparto operaio scende agli ultimi posti nella scala dei valori. E quando con tanta scioltezza si procede allo stravolgimento della Costituzione, forse significa che ci siamo dimenticati che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro: dimenticando questo l’Italia non sarà più niente.
Direttivo Buongiorno Livorno