Sull’occupazione del Cisternino di Città


In merito all’occupazione simbolica di giovedì del Cisternino di Città, già noto come Ex Casa della Cultura, condividiamo pienamente questo contributo dell’Associazione Laboratorio Labronico: sono contenute riflessioni e proposte che abbiamo già inserito nel nostro programma elettorale e che saranno oggetto del nostro impegno.
Buongiorno Livorno promuove e diffonde la cultura della partecipazione, intesa come pratica di inclusione sociale e di incremento del capitale relazionale, ripensando anche a nuove interazioni fra la democrazia rappresentativa e quella partecipata.
Nostro impegno è altresì quello di favorire la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione attivando e sostenendo pratiche, metodi e percorsi partecipativi per realizzare processi di cambiamento e di partecipazione diretta dei cittadini al governo cittadino (bilancio partecipativo e forme di auto-organizzazione “dal basso”), anche attraverso nuove forme di decentramento politico-amministrativo (rigenerazione e riattualizzazione di presidi territoriali dopo la fine delle circoscrizioni).

Per tutto questo crediamo che l’occupazione del Cisternino, abbandonato a se stesso dopo anni di promesse non mantenute, sia utile per rimettere al centro dell’agenda politica le tematiche prima sinteticamente indicate e che potrebbero vedere, proprio in questo luogo “storico”, uno spazio naturale finalizzato al loro avvio e sviluppo.

Direttivo di Buongiorno Livorno

 


Lab.Lab in occasione della occupazione simbolica del Cisternino 2020 vuole esprimere il proprio apprezzamento per la scelta di riportare l’attenzione su questo importante luogo cittadino, espressione sia del degrado in cui verte la nostra città, sia delle tante occasioni di sviluppo perse, e vuole cogliere questa occasione per invitare l’amministrazione e la città a ripensare al destino di quell’edificio, auspicando di vederlo riaperto nei prossimi cinque anni, e accessibile a tutti, senza dover infrangere la legge.
Laboratorio Labronico è nata nel 2009 proprio a seguito della conclusione del percorso partecipativo che ha avuto come oggetto l’individuazione della destinazione d’uso dell’edificio del Cisternino di Città, denominato Cisternino 2020. Come partecipanti siamo stati testimoni sia degli aspetti positivi del percorso che delle criticità emerse alla conclusione. Da anni sollecitiamo la vecchia, e ora la nuova amministrazione affinché questo luogo sia restituito alla città.
Il Cisternino avrebbe dovuto essere al centro fisico e simbolico della rete culturale cittadina e la sua collocazione e le sue caratteristiche lo hanno anche fatto candidare a diventare un urban center, in occasione della revisione del Piano Strutturale della città. A questo proposito guardiamo con attenzione al destino del processo partecipativo sul Piano Strutturale denominato VivoLivorno, che la precedente Amministrazione ha attivato ma che per adesso non sembra essere entrato nel vivo delle attività che erano previste. Attendiamo con interesse gli sviluppi di questo percorso perché crediamo che poter attivare una discussione pubblica sul tema dell’assetto futuro della città sia di fondamentale importanza per la presa di coscienza delle potenzialità di protagonismo sociale degli attori, educando alla partecipazione e al confronto come palestra di crescita collettiva.
Durante le varie fasi che hanno portato lab.lab a sviluppare, dal progetto mappatura, il sito http://www.mappalivorno.it/, è più volte emerso il tema degli spazi abbandonati. Il territorio del Comune di Livorno ha al suo interno alcune aree dismesse, risultato dell’evoluzione insediativa e socio-economica e della realtà produttiva livornese. Si tratta di aree ed edifici molto eterogenei, alcuni pubblici e altri privati, alcuni storici e altri di archeologia industriale, alcuni interclusi nel centro città e altri collocati nell’area collinare, che hanno però in comune il fatto di costituire occasioni perse di sviluppo urbano sostenibile: la riqualificazione delle aree dismesse offre infatti opportunità di sviluppo senza nuovo consumo di suolo, densificando le aree già urbanizzate e creando poli di aggregazione e di socialità in aree che spesso sono carenti proprio da questo punto di vista. Non è raro che alcuni di questi spazi siano stati negli anni occupati da gruppi di cittadini che hanno sviluppato al loro interno attività temporanee e dal valore simbolico (si pensi alle occupazioni dell’Odeon, della Gran Guardia, degli ex-macelli, dell’ex-FIAT, dell’ex-cinema Jolly, della Fortezza Nuova) oppure attività strutturate e durature di utilità sociale (centri sociali, mense popolari, centri di riuso dei rifiuti, ostelli, orti…). Si tratta anche in questo caso di una forma di partecipazione, certo non istituzionale ma conflittuale, generata però dalla constatazione della difficoltà delle istituzioni di rispondere ai bisogni espressi dalla città.
Coerentemente con le finalità della nostra associazione, ci sentiamo di avanzare alcune proposte su questo tema.
1) Inserire nel Piano Strutturale e nel Regolamento urbanistico degli elaborati specifici relativi agli “spazi opportunità” della città di Livorno, messi a sistema ed analizzati in relazione ai bisogni specifici dell’area in cui si trovano o più in generale ai bisogni della città.
2) Sperimentare percorsi che conducano “dal conflitto al contratto”, ovvero soluzioni amministrative che consentano ai cittadini interessati di candidarsi alla gestione degli spazi con funzione di utilità sociale. Si citano brevemente alcune possibilità già sperimentate in altre realtà italiane.
a. Adozione del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”.
Il regolamento è stato sviluppato sotto la direzione scientifica di Labsus – Laboratorio per la Sussidiarietà (http://www.labsus.org/) nell’ambito del progetto “Le città come bene comune” ed è stato messo a disposizione delle istituzioni pubbliche che lo vogliono adottare (lo alleghiamo ma è scaricabile da sito). Molti Enti hanno già aderito su tutto il territorio nazionale.
Il Regolamento prevede che l’amministrazione che lo adotta possa stipulare dei “patti di collaborazione” con i cittadini attivi che si candidano a rigenerare e/o gestire (prendersi cura) di particolari edifici o spazi pubblici o privati ad uso pubblico, sia occasionalmente che in modo continuativo, promuovendo l’innovazione sociale, la creazione di servizi collaborativi, la creatività urbana e l’innovazione digitale.
L’intervento di cura e di rigenerazione dei beni comuni urbani viene inteso come una concreta manifestazione di partecipazione alla comunità da parte dei cittadini attivi e viene incontro alla sempre crescente difficoltà economica delle Amministrazioni Pubbliche di valorizzare e gestire in proprio il territorio che amministrano.
b. Community Gardens.
Si tratta di orti e giardini di quartiere di cui gli abitanti della zona si prendono cura con lo scopo di rendere più accogliente la zona in cui vivono rinsaldando contemporaneamente i loro legami sociali. Si reggono sul lavoro volontario degli abitanti del quartiere, tecnici professionisti o volonterosi appassionati, che investono il proprio tempo nel progetto.
3) Sviluppo di Protocolli d’intesa con Demanio e Ministero della Difesa per l’utilizzo a scopo pubblico delle aree e degli edifici delle caserme non utilizzate. Citiamo l’esempio della caserma “Gavoglio” nel quartiere Lagaccio di Genova, che nel marzo di quest’anno è stata ceduta al Comune che sta realizzando, come primo passo, una piazza per il quartiere nel grande piazzale e che sta progettando l’utilizzo del resto dell’area insieme al Comitato Voglio la Gavoglio e ai residenti del quartiere.

Associazione Laboratorio Labronico