La nostra presenza davanti a Palazzo Municipale, ieri mattina, aveva il significato di un’attestazione di solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici Cooplat. Ci preme richiamare l’Amministrazione, che in queste settimane si è limitata a disamine tecniche relative al bando, alla coerenza con le posizioni politiche sostenute in queste settimane in merito alle questioni ENI e TRW. Se è inammissibile che le imprese (e, nella fattispecie, le multinazionali) scarichino sui lavoratori i costi della concorrenza, che dire di un Comune che fa ricadere sui lavoratori le difficoltà di bilancio di una sua società partecipata? Sappiamo che il rischio di default per AAMPS è reale, e che è il frutto di gestioni irresponsabili di un passato che non li riguarda ma dal quale, tuttavia, Nogarin e il M5S fanno molta fatica a smarcarsi. Ma la Pubblica Amministrazione non può comportarsi con i suoi dipendenti come un’azienda privata qualunque.
Ci sentiamo infine di avanzare alcune critiche sulla modalità in cui è stata condotta la protesta nella giornata di ieri, specie considerata la presenza attiva, al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici, dei sindacati. Siamo infatti convinti che gli insulti personali rivolti al Sindaco, il portone di Palazzo Municipale imbrattato di sterco, l’immondizia lanciata per strada non possano guadagnare consensi alla causa dei dipendenti di Cooplat. La rabbia, per quanto comprensibile, acquisisce significato politico quando si traduce in azioni di valenza politica, cioè ben diverse da quelle a cui abbiamo assistito ieri. Il compito di organizzarla in questo senso è uno di quelli a cui i sindacati sono deputati. Faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per contribuire a una soluzione che, nel salvaguardare i livelli occupazionali attuali, sappia fare sintesi delle varie ragioni sul tavolo, e prima di tutto della necessità di un risanamento di AAMPS (una delle tante situazioni esplosive ereditate dalle precedenti amministrazioni PD) funzionale al ruolo che essa dovrà giocare nel futuro di Livorno. Di certo il risanamento, per quanto necessario, non può e non deve avvenire sulla testa dei lavoratori. La nostra città non può permettersi di perdere neanche un solo posto di lavoro in più. No.
Gruppo Consiliare Buongiorno Livorno
[Foto di Maurizio Muzzi]