Ferguson: Darren Wilson è l’ennesimo agente di polizia a non dover rispondere di omicidio


Dal 2004 i funzionari della polizia della contea di St. Louis hanno commesso omicidi in almeno quattordici casi. Pochi sono andati sotto processo e nessuno è stato condannato.

di Jaeah Lee, 24 novembre 2014

in http://www.motherjones.com/politics/2014/11/darren-wilson-grand-jury-decision-ferguson-police-prosecutions

A Ferguson, e più in generale nella zona di St. Louis, la tensione è salita per settimane nell’attesa che il tribunale della contea si pronunciasse sulla morte di Michael Brown, e alla fine la decisione è arrivata: l’agente di polizia Darren Wilson, che il 19 agosto sparò a Brown uccidendolo, non sarà processato. Varie indiscrezioni avevano anticipato che non sarebbe stata formulata alcuna accusa – una conclusione che ricalca un modello in corso da tempo. Sono stati ben pochi, secondo la pubblica accusa cittadina e regionale, i funzionari di polizia incriminati o arrivati a processo per aver sparato e ucciso abitanti di St. Louis.

 

Tra il 2004 e il 2014, stando ai verbali di polizia raccolti da David Klinger, docente di criminologia presso la University of Missouri-St. Louis, ben quattordici sparatorie mortali hanno avuto per protagonisti funzionari della polizia di contea: senza parlare di quelle, anch’esse con esito mortale, commesse da agenti della polizia di Ferguson o da appartenenti ad altre forze dell’ordine operanti nel territorio. Probabilmente, ritiene Klinger, molti omicidi commessi da poliziotti non sono stati sottoposti a indagini perché i vari dipartimenti per gli affari interni alla polizia o la pubblica accusa li hanno ritenuti giustificati. Un portavoce dell’ufficio di Robert McCulloch, pubblico ministero di St. Louis, sostiene che dal 2000 a oggi, su tutti i casi avvenuti nella zona – compreso quello di Wilson – solo quattro sono finiti con un processo. L’ufficio di McCulloch ha rifiutato di fornire alla nostra testata particolari sugli altri tre casi, dicendo che ormai sono chiusi.

A settembre Heather Cole, del “Missouri Lawyers Weekly”, passando in rassegna vari articoli del “St Louis Dispatch” ha individuato cinque casi di omicidi precedenti a quello di Wilson commessi da forze dell’ordine da quando McCulloch è stato eletto (negli Usa tale carica è appunto elettiva: per iniziare a saperne di più http://it.wikipedia.org/wiki/District_attorney, NdT), vale a dire dal 1991. Come per il caso Wilson, non si è mai arrivati a formulare accuse. Il quadro riassuntivo elaborato da Cole, in inglese, è consultabile come .gif in http://www.motherjones.com/files/grandJuryCasesStLouisCountyMOLawyers_0.gif, NdT)

Il curriculum di McCulloch e i legami tra la sua famiglia e il corpo di polizia hanno innescato molte polemiche, soprattutto dopo la morte di Brown.

Dalle statistiche relative alla città di St. Louis emerge un quadro analogo: tra il 2003 e il 2012 la polizia ha ucciso 39 persone e, secondo l’ufficio legale distrettuale di St. Louis (St Louis Circuit Attorney’s office), dal 2000 a oggi un solo esponente della polizia è stato accusato: ma è stato assolto.

Roger Goldman, esperto di procedura criminale e docente di diritto costituzionale alla Saint Louis University School of Law, afferma che da tempo immemore nel Missouri vige un regolamento che autorizza gli appartenenti alla polizia a sparare per uccidere. La legge li dichiara giustificati a farlo qualora abbiano la “ragionevole convinzione” che la persona sotto tiro “abbia commesso o tentato di commettere un crimine” e che l’uso della forza sia “immediatamente necessario a effettuare l’arresto”. Secondo Goldman l’esistenza di questa legge – nonostante la Corte Suprema, nel 1985, avesse avanzato l’ipotesi della sua incostituzionalità – è una delle ragioni per cui “è particolarmente difficile non solo arrivare a capi d’accusa e a processi ma persino che chi di dovere apra indagini preliminari”.

In casi come quello di Wilson, però, è probabile che settimane e settimane di proteste pubbliche convincano il Procuratore a portare il caso in tribunale, dichiara Delores Jones-Brown, una docente di legge al John Jay College of Criminal Justice della City University di New York: “così facendo il Procuratore non potrà essere tacciato di aver preso una decisione unilaterale basata su pregiudizi”. D’altra parte il Procuratore ha un ampio margine di manovra rispetto a come impostare il caso prima di portarlo in tribunale, conclude Jones-Brown.

McCulloch, prima di prendere una decisione sul caso Wilson, ha detto che, se verranno fatte cadere le accuse a Wilson, cercherà di diffondere le trascrizioni – a verbale e in audio – delle indagini e del processo. Ma non è detto che il giudice approverà la sua richiesta di trasparenza.

Traduzione di Fiamma Lolli, con la collaborazione di Michela Pertici, per Buenos Dias Leghorn –