Oltre un milione e mezzo di dissenzienti


Proteste, disordini e manifestazioni in cinquantaquattro città del Paese. Al centro della controversia la legge chiamata Jobs Act, una nuova normativa del lavoro che abolisce numerose prerogative acquisite dai lavoratori da anni e anni. Da Roma, Elena Llorente

Recessione economica, disoccupazione, scioperi, manifestazioni, mafia a Roma, immigrazione e crisi nel suo stesso partito, il PD: secondo alcuni analisti, il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi non festeggerà tranquillo e felice la fine del 2014 e le cose non miglioreranno nell’anno nuovo.

 

Per la prima volta dal 22 febbraio scorso (giorno in cui ha assunto l’incarico) le misure in ambito economico e soprattutto lavorativo adottate dal suo governo, che avevano già suscitato accese discussioni e critiche, sono state al centro, venerdì 12 dicembre, di uno sciopero generale di otto ore e di manifestazioni in cinquantaquattro città italiane. Il bersaglio delle proteste è stato il Jobs Act, una nuova normativa del lavoro che abolisce numerose prerogative acquisite dai lavoratori da anni e anni. Lo sciopero – si parla di un’adesione del 60 per cento e di un milione e mezzo di manifestanti in tutto il Paese – è stata una delle espressioni più evidenti del fortissimo scontento che regna tra i lavoratori italiani che, in tempi di recessione economica, si sono sentiti, come essi stessi dicono, “traditi” da un governo di centrosinistra (alleato con il centrodestra).

I cortei di venerdì, però, sono stati anche la dimostrazione della crisi profonda che ha colpito lo stesso Partito Democratico, erede del vecchio Partito Comunista Italiano, il più grande partito comunista d’Europa nei decenni ’70 e’80 del secolo scorso e creatore di una nuova visione del mondo, comunista non sovietica: l’“eurocomunismo”.

Alle manifestazioni hanno partecipato svariati esponenti dell’area dissidente del PD, un altro fatto che ha ben pochi precedenti. Mentre alcuni di loro attaccano Renzi accusandolo di superbia e “autoritarismo”, altri, come l’onorevole Pippo Civati, ripetono la loro minaccia: fondare, se Renzi continuerà nella direzione finora seguita, un altro partito “di sinistra”. Secondo Civati, infatti, le proposte del capo del governo sul tema del lavoro non sono di sinistra bensì sembrano copiate da quelle di Silvio Berlusconi (centrodestra). “Un partito di sinistra che sta al governo non può essere così lontano dai problemi di chi lavora. E che ne sia lontano lo dimostra il successo dello sciopero generale”, ha dichiarato un’altra deputata, Rosy Bindi, anche lei molto critica. “Non credo che Renzi stia portando avanti politiche di sinistra: sono però soprattutto i suoi metodi che rischiano di provocare conflitti nel Paese. Non c’è giorno in cui non s’inventi un nemico, per poter giustificare atteggiamenti e decisioni leggermente autoritarie”. Quanto sia importante la crisi interna al PD lo dirà, tra l’altro, la riunione della sua Direzione, che si terrà oggi a Roma e dalla quale ci si aspettano scintille e cortocircuiti di ogni genere.

Nel contesto di una nazione che non riesce a uscire dalla recessione economica, allo scontento dei lavoratori cui accennavamo e alla delusione di molti militanti di sinistra si aggiunge la sensazione di profondo disgusto provata dai cittadini comuni nell’apprendere, pochi giorni fa, dell’esistenza di “mafia capitale”, associazione tra ex militanti dell’ultradestra, mafiosi di vario genere – ma soprattutto della calabrese ‘Ndrangheta (mafia) – ed esponenti politici della pubblica amministrazione che, tra le altre cose, avevamo deciso di dedicarsi ad attività più “nobili”, come il “business” dei migranti. “Hai idea di quanto si guadagna con i migranti? Col traffico di droga si guadagna meno”, ha detto alla propria segretaria – stando a un’intercettazione telefonica – uno dei capi di questo “business” nonché dirigente di una cooperativa di aiuti ai migranti stessi, Salvatore Buzzi, arrestato in quanto parte della “mafia capitale”. Buzzi si occupava, grazie ai suoi contatti amministrativi e politici e previo pagamento di numerose tangenti, di intercettare ogni possibile finanziamento pubblico destinato all’immigrazione per poi, a quanto pare, destinarne solo una piccola parte alla cooperativa. “È una vergogna che si voglia lucrare sui migranti”, ha detto Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa italiana, che aiuta concretamente i migranti in arrivo, a migliaia, dall’Africa. A proposito dell’infiltrazione mafiosa a Roma il sacerdote Luigi Ciotti, personaggio di spicco in Italia per la lotta alle mafie in cui è impegnato, specialmente nel sud del Paese, ha dichiarato: “Lo dico con sincerità, con rispetto e umiltà: chi si stupisce di tutto ciò mi stupisce”, dando così a intendere che molte cose si sanno e si sapevano ma poco è stato fatto per contrastarle.

Tornando alla recessione economica e alla disoccupazione, il ministro dell’Economia di Renzi, Pier Carlo Padoan, è intervenuto in difesa del tanto criticato Jobs Act. “Il governo non ha paura. Questa riforma serve, e consentirà l’ingresso nel mercato del lavoro a chi ne è stato escluso. I decreti attuativi del Jobs Act sono quasi pronti e faranno sì che la riforma diventi effettiva ed efficace”, ha sottolineato.

Per quanto non sia stato detto ufficialmente non si esclude che Renzi e Papa Francesco, incontratisi ieri in Vaticano in udienza privata, abbiano parlato anche delle manifestazioni e dei problemi legati alla disoccupazione. In più di un’occasione il Papa ha invocato pubblicamente soluzioni per i disoccupati italiani, che nel 2014 costituiscono più del 13 per cento della popolazione; quelli con meno di 25 anni, poi, hanno superato il 43 per cento.

 

Traduzione di Fiamma Lolli per Buenos dias Leghorn – staff di traduzioni di BuongiornoLivorno.

Immagine: “A cog in the Lego machine”, di Neil Coulter, da https://www.flickr.com/photos/ethnosax/8560196589/, licenza https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/