SÌ AL PIANO REGOLATORE DEL PORTO MA CAMBIAMO MODELLO E PROSPETTIVE


Dal 1953 Livorno attende un nuovo PRP (Piano Regolatore del Porto); associazioni di categoria, sindacati, partiti, enti istituzionali di vario livello, media – non solo locali – ora spingono sull’acceleratore per la sua approvazione. Dopo anni di immobilismo, dibattiti e confronti veri e presunti, tocca alla prima maggioranza diversa e non allineata a tutto il resto del sistema assumersi la responsabilità di far partire il PRP.

È bene chiarire che questo PRP, e la necessaria Variante Anticipatrice al Piano Strutturale Comunale, sono uno specchio del modello di sviluppo economico di chi ha governato Livorno fino a pochi mesi fa e ora è, comunque, ancora al governo regionale e nazionale.

Abbiamo due certezze: che il porto di Livorno stia affondando in una crisi economica derivante anche da un sistema di infrastrutture vecchio e obsoleto e che un nuovo PRP sia necessario – vorremmo vedere, dopo oltre sessant’anni! – per colmare l’enorme ritardo subìto, in termini di ammodernamento strutturale e logistico, rispetto ad altri porti nazionali e internazionali. Bisogna che in un futuro prossimo si possa lavorare in modo più funzionale e redditizio, sia per gli operatori portuali sia per le ricadute – occupazionali e di ricchezza – sulla città.

È bene però premettere che il PRP è sì uno strumento di pianificazione che regola l’attività edilizia e di sviluppo dell’area portuale e di confine tra il porto e la città ma che, essendo appunto uno strumento di prospettiva e non un progetto operativo immediato, lascia a un governo lungimirante la possibilità di attuarlo in modo sostenibile, compatibile economicamente con le risorse da recuperare nonché partecipato attivamente con la cittadinanza.

Ci auguriamo che questi principi possano essere concretizzati, giacché riteniamo che lo sviluppo a mare del porto sia un bisogno ormai improrogabile; crediamo necessario realizzare una piattaforma logistica nuova, chiamata ormai comunemente Darsena Europa “light”, anche perché tale prima fase muoverà investimenti consistenti e permetterà di agganciare nuovi vettori fino, almeno, a 10 mila TEU.

D’altra parte, sia la Variante Anticipatrice che il PRP che questa permetterà di adottare, contengono alcune implicazioni che non ci piacciono affatto. Insieme alle indubbie e necessarie migliorie infrastrutturali del Porto, infatti, troviamo vaste aree destinate a strutture commerciali e residenziali (una sorta di “Nuovo Centro 2” o “Nuova Porta a Mare”) che, se venissero realizzate nella massima configurazione prevista, costituirebbero l’ennesimo attacco – del tutto ingiustificato, in quanto privo di motivazioni non speculative – alla città storica, sommandosi alle aree commerciali già esistenti, per altro non ancora completate e in larga parte invendute, nate sulla base di interessi che noi, ovviamente (e fortunatamente) non rappresentiamo né tanto meno condividiamo.

Come Buongiorno Livorno, quindi, per le ragioni fin qui espresse voteremo sì alla Variante Anticipatrice: ma è e resta forte la preoccupazione di ritrovarci, subito dopo l’approvazione, senza strumenti normativi rapidi ed efficaci per riportare lo sviluppo di Livorno al centro del dibattito cittadino.

Un dibattito che veda, accanto ai legittimi interessi legati al Porto, quelli, altrettanto meritevoli di attenzione – e finora esclusi o largamente trascurati – della concezione turistica, energetica e telematica dello sviluppo e delle problematiche ambientali di cui tutti soffriamo.

Ci preme perciò evidenziare che, immediatamente dopo il voto e a questo assolutamente vincolato, riteniamo urgentissimo iniziare a discutere il nuovo Piano Strutturale Comunale che dia anche ulteriori e concrete risposte sul futuro utilizzo e sviluppo di aree quali la Fortezza Vecchia, il sistema dei Fossi e la Bellana, o sulla delocalizzazione del depuratore cittadino detto “del Rivellino” (necessario per eliminare i miasmi dalla zona residenziale e opportuno per un restauro del Forte San Pietro, altro punto di attrazione turistica e di miglioramento estetico urbanistico).

Ancor meno ci convince la strategia messa in campo dai poteri forti cittadini (politici e di stampa) che, in perfetta sinergia, tentano di rassicurarci su quanto sia facile reperire finanziamenti europei e nazionali, come se ignorassimo le prossime elezioni regionali e l’esigenza del ri-candidato Enrico Rossi di ritrovare consenso e credibilità a Livorno, che nelle recenti elezioni amministrative ha dimostrato di essersi ampiamente stancata di decennali promesse e malgoverno.

Quei soldi che con tanta facilità vengono sbandierati saranno destinati a chi riesca a presentare un piano veramente credibile di Accordo di Programma per lo sviluppo futuro di Livorno, non sono di Rossi e non sono nemmeno scontati, viste le incertezze che il Piano Juncker rende evidenti.

Noi crediamo in uno sviluppo diverso da quello promosso dal modello unico imperante, del quale il Partito Democratico, di fatto, è in Italia il vero detentore, succube – spesso insieme ai sindacati – della voracità del capitalismo finanziario in cerca di rendimenti ovunque e comunque, a partire dall’uso di quelle persone che hanno bisogno estremo di lavoro e reddito.

Crediamo, invece, in una migliore efficienza nel lavoro portuale; in una logistica che implementi la piattaforma telematica e le start up di settore; in un polo energetico – la cui stessa esistenza è indissolubilmente legata al porto – che abbandoni sempre più il ricorso a fonti fossili riconvertendosi alle rinnovabili e all’efficienza, trasformando così il porto stesso in autoproduttore dell’energia che consuma (a costi più che dimezzati, il che consentirebbe di migliorare nettamente la competitività dei servizi offerti); in una razionalizzazione delle aree più efficace e flessibile, adeguata ai cambiamenti dell’economia tra industria e turismo, carta che Livorno potrà giocare solo attraversando un cambio di fase molto difficile e niente affatto scontato. Sono queste le nostre premure, non quelle di veder sorgere tra porto e città altri 64.800 mq di edifici residenziali e commerciali che, di fatto, costituirebbero un altro nuovo centro, soffocando ancor più la Livorno rinascimentale e dell’800, quella Livorno che porta nel suo stemma La Fortezza.

Crediamo però che votare no alla Variante Anticipatrice e quindi bloccare l’adozione del PRP sarebbe una pura manifestazione di effimera libertà che, paradossalmente, ridurrebbe ancor più il margine di manovra che vogliamo porti a invertire il corso negativo dell’economia della nostra città e a esprimere concezioni di sviluppo più moderne e compatibili.

Qualche parola, infine, sulla figura del nuovo Presidente dell’Autorità Portuale e sui compiti che lo attendono: sarà fondamentale che si impegni non solo sul fronte dell’operatività portuale ma anche sull’interfaccia tra porto e città; dovrà essere sensibile alle emergenze economiche e sociali che colpiscono Livorno in questa fase di crisi, e pronto a cogliere opportunità e potenzialità di nuove economie. Buongiorno Livorno confida di vedere – anche da parte della nuova massima dirigenza portuale, certo in sinergia con quella politica locale – la volontà politica di andare incontro a quelle nuove concezioni di sviluppo economico e sociale che, concretizzandosi in una “Carta per Livorno”, spingano di fatto per interrompere la concezione classica di sviluppo economico locale che ci ha portato, dritti e senza nessuna protezione, nella crisi, e che non può essere nuovamente rilanciata – come molto superficialmente traspare dagli scarni documenti finora messi a disposizione – attraverso l’imminente Accordo di Programma e Sviluppo per Livorno.

Direttivo – Gruppo Consiliare Buongiorno Livorno

Foto: Marco Filippelli