UN CENTENARIO CHE CI APPARTIENE


Il giorno di San Valentino noi, che siamo innamorati dello sport – quello con la S maiuscola – vogliamo dedicarlo al CENTENARIO DEL LIVORNO CALCIO.

E vogliamo farlo ricordando alcuni tra i passaggi che, in questi gloriosi 100 anni vissuti sotto il profilo e in nome dello sport puro, hanno contraddistinto Il Livorno Calcio grazie al suo carattere, così intimamente legato a quello di ogni livornese.

Il Livorno ebbe il suo battesimo calcistico nazionale nella stagione 1919/20, quando arrivò a sfiorare il titolo di Campione d’Italia: gli amaranto, infatti, trascinati dai gol del giovanissimo Mario Magnozzi, vinsero il campionato centro-sud, battendo in finale la Fortitudo Roma per 3-2, qualificandosi così per la finalissima contro l’Inter (vincitrice del campionato del nord) e perdendo solo per 3-2 una partita disputata quasi tutta in inferiorità numerica per via di un infortunio. Ecco il giudizio de La Stampa sul Livorno:

«L’Internazionale F.C. ha arrischiato di farsi mettere in iscacco dall'[…] audace squadra dell’U.S. Livorno, campioni di football dell’Italia centro-meridionale. L’U.S. Livorno dev’essere tornata piena di orgoglio ai propri lari. Cedere di misura ad una squadra come quella dei nero azzurri, per due goals contro tre, dopo di aver giuocato due terzi della partita con dieci uomini, può essere considerato dai livornesi come una mezza vittoria.”

Il Livorno calcio, soprattutto nella prima metà del 1900, ha un passato glorioso. Nella sua storia ha infatti collezionato ben tredici presenze in serie A, sfiorando per due volte lo scudetto in una finale contro l’Inter e perdendolo, nel 1942, per un solo punto contro il grande Torino. Poi, e fino al 1951, ha conosciuto solo A e B, retrocedendo in serie C per la prima volta nel campionato 1951/52. Negli anni sessanta ha collezionato ben otto campionati di serie B consecutivi, e nella mitica stagione 1967/68, quella della vittoria a Roma contro la Lazio e dell’invasione con il Monza, ha fatto sognare la nostra città. Nel campionato di serie B 1970/71 il Livorno, allenato da Balleri, si tolse lo sfizio di eliminare il Cagliari-scudetto in Coppa Italia. Alla fine degli anni settanta sfiorò la promozione in B con l’allenatore Burgnich. Purtroppo, però, per il Livorno si stava aprendo un ciclo non troppo brillante: negli anni ottanta arrivarono ben due retrocessioni in C2, nel 1982/83 e di nuovo nel 1988/89, la seconda particolarmente vergognosa in quanto si classificò addirittura ultima (sconfitta in casa con il Trento, 5 a 0!). Nel 1982/83 arrivarono la promozione in C1 – un record con nessuna sconfitta – e la Coppa Italia di serie C, uniche gioie di quel decennio. Dopo tutto questo fu la volta, addirittura, del fallimento, accompagnato, nei primi anni novanta, dalla radiazione dai campionati professionistici. Un durissimo colpo.

Costretto a ripartire dall’eccellenza, nella prima giornata il glorioso Livorno si trovò ad affrontare, in trasferta, la Volterrana: fu allora che, grazie al goal di Francesconi, iniziò la rimonta. Due promozioni consecutive in due anni lo riportarono tra le squadre professionistiche ma ci vorranno altri quattro anni in C2 (e due play off persi!) per rivederlo in terza serie. Ancora quattro anni e, finalmente!, trent’anni dopo il ritorno in B: campionato 2001-02, allenatore Jaconi.

Poi, nel 2003/04, una sorta di miracolo: la squadra (anche se è sempre stata all’altezza delle prime tre) ottiene la promozione nella massima serie, da cui mancava dal 1949. Altri grandi risultati arrivano negli anni successivi: nel 2005/06 centriamo il sesto posto e voliamo in Coppa Uefa dove, l’anno successivo, passiamo il girone prima di essere eliminati dall’Espanyol.

Tutto questo ci riporta alle considerazioni iniziali: la nostra squadra appartiene alla nostra città e viceversa. È quasi una simbiosi. La nostra storia è fatta sì di cadute ma anche di altrettante riprese, grazie alla caparbietà che il livornese dimostra ogniqualvolta lo si mette in difficoltà. È così nella vita, è così nello sport.

Se pensiamo che ci sono squadre con a malapena un giocatore nato nella stessa città avere cinque livornesi protagonisti nella rosa è quasi un record, e dimostra il grande senso di appartenenza e il forte attaccamento alla maglia. È questo, senz’altro, il miglior modo di festeggiare questo centenario.

Per questo facciamo nostre le parole del giornalista della Stampa che, a proposito del lontano campionato 1919/1920, descrisse così la “quasi” impresa dei nostri ragazzi:

“Essi dovettero il brillante risultato alla loro resistenza e ad una grande tenacia di tutti i loro elementi, sorretti da un meraviglioso entusiasmo”.

Altri 100 di questi giorni popolo Amaranto.

 

B.L per lo Sport

 

Lo storico Inno Amaranto