Il nostro 25 aprile


« Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano. »

(Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, 1947)

Questo passo del primo romanzo di Italo Calvino ci introduce nel clima della Resistenza. Sono passati settant’anni da quel 25 aprile 1945, data dell’Insurrezione comandata dal CLNAI. Data scelta come simbolo del riscatto di un’intera nazione dalla vergogna di una dittatura ventennale che condusse l’Italia in una guerra rovinosa. La Resistenza era fatta di una moltitudine di pezzetti di storia, come scrive Calvino. La storia comune a tante persone che presero in mano la propria vita e decisero che era venuto il momento di assumerne la direzione, a prescindere dalle conseguenze di questa decisione.

Il coacervo di volontà, di idee e anche di ideologie, di filoni culturali molteplici e talvolta contrastanti, trovò un terreno di azione comune proprio su questo principio basilare: l’assunzione di responsabilità.

Non è certo questo il luogo per ricostruire storicamente il processo che portò molte persone in montagna, a partire dall’8 settembre del 1943, la letteratura è copiosa ed esauriente. Ci pare importante cogliere, nelle parole del grande scrittore partigiano, lo spirito partecipativo, la consapevolezza che si fa strada pian piano nelle persone comuni che entrano a far parte delle Brigate Partigiane di essere una piccola parte di un tutto. Chi tra loro aveva una base politica già formata trovava in questa una riserva di motivazioni che aiutava a superare i disagi e la paura di un avversario spietato e potente. Chi era spinto da altre motivazioni la coscienza politica se la formava giorno per giorno, guardando negli occhi i tedeschi e i repubblichini.

Questo grande sforzo collettivo, appunto questa assunzione di responsabilità, trasse l’Italia fuori dal pantano fascista, fatto di illusorie sicurezze per chi accettava di farsi condurre dalla morale paternalistica del Duce ma di anche di Tribunali Speciali, di abominevoli Leggi Razziali, di connivenza con il Nazismo. La Resistenza rende l’Italia finalmente adulta, non la priva delle sue innumerevoli contraddizioni ma la rende finalmente capace di scegliere la sua strada. Fornisce i semi da cui nasceranno libere Istituzioni e una avanzata Carta Costituzionale. Su come questa Carta non sia stata applicata interamente in alcune sue parti fondamentali e su come abbia bisogno di essere rivista e aggiornata (magari non a vantaggio di chi è già avvantaggiato) la discussione è aperta.

La cosa importante è chiedersi che cosa possiamo rintracciare intorno a noi, in occasione della ricorrenza dei settant’anni del 25 aprile, di quello spirito, come possiamo renderci ancora più maturi e responsabili. Ce lo chiediamo in un’Italia che appare a corto di speranza, un’Italia in cui la probabile morte di centinaia di persone che fuggivano da situazioni allucinanti, disposte a rischiare la propria vita e quella dei propri familiari accettando una scommessa che contrappone una morte certa ad una possibile, questa tragedia appunto fa uscire dalle tenebre migliaia di squali che sui social si felicitano per i “700 di meno”.

Bene, la risposta a questa domanda possiamo tentare di trovarla ascoltando le parole dei vecchi partigiani ancora in vita. Nei giorni scorsi il CP 1921 ha realizzato un video nel quale sono raccolte le testimonianze di cinque partigiani livornesi, facenti capo al X distaccamento Oberdan Chiesa che operava sulle colline livornesi. Nelle loro parole c’è tutta la freschezza, tutta la generosità, tutto l’entusiasmo di una scelta fatta per sé stessi, per recuperare una dimensione adatta alla volotà giovanile di cambiare le cose, ma anche per gli altri, per la collettività. Il mettere in gioco la propria vita per una necessità comune, la riconquista del diritto a scegliere il proprio destino. La sommatoria di tutti i destini, e torniamo all’incipit di Calvino, fa il destino della Nazione.

Ecco, questo è il nostro 25 aprile.

Buon 25 Aprile, ora e sempre Resistenza!

Ivano Pozzi – Direttivo #BuongiornoLivorno