Come donna e come politica, desidero esprimere la mia solidarietà alle due donne che domenica sera, sono state colpite da un gravissimo atto di violenza da parte di un giovane uomo “innamorato”. La mia solidarietà, sincera, si accompagna ad una riflessione un po’ amara. Stiamo vivendo una vera emergenza per le violenze sulle donne. Sembra infatti che i tempi difficili che stiamo attraversando, tempi carichi di incertezze e poveri di speranze, fungano da acceleratore delle morbosità; sempre più spesso le molte frustrazioni, solitudini, disperazioni si riversano sulle donne. Le mogli, le compagne, le madri, le figlie, o, come in questo caso, le donne che hanno detto di no. E, di fronte a questa deriva di prepotenza e di sopraffazione, mancano completamente gli ‘anticorpi’ culturali adeguati.
La nostra autodeterminazione, la nostra libertà di scegliere come, chi, quando e come amare, sembrano prepotentemente messe in discussione dall’immagine della donna che emerge dalla cultura di massa: sempre più, di nuovo, oggetto di piacere e di desiderio, sempre più, prodotto distorto e specchiante di una mascolinità arrogante, che sembra coltivata per castrare i bisogni di tanti uomini che cercano solo di liberarsene. Dobbiamo superare i modelli muscolari e angusti che costringono ancora la nostra ‘alta’ cultura occidentale, dobbiamo riscoprire e rimettere al centro il femminile, riappropriandoci, uomini e donne, di una visione delle cose incentrata sul valore della differenza.
In questo senso credo che anche la politica sia chiamata a svolgere un ruolo: quello di Come donna e come politica, desidero esprimere la mia solidarietà alle due donne che domenica sera, sono state colpite da un gravissimo atto di violenza da parte di un giovane uomo “innamorato”. La mia solidarietà, sincera, si accompagna ad una riflessione un po’ amara. Stiamo vivendo una vera emergenza per le violenze sulle donne. Sembra infatti che i tempi difficili che stiamo attraversando, tempi carichi di incertezze e poveri di speranze, fungano da acceleratore delle morbosità; sempre più spesso le molte frustrazioni, solitudini, disperazioni si riversano sulle donne. Le mogli, le compagne, le madri, le figlie, o, come in questo caso, le donne che hanno detto di no. E, di fronte a questa deriva di prepotenza e di sopraffazione, mancano completamente gli ‘anticorpi’ culturali adeguati.
La nostra autodeterminazione, la nostra libertà di scegliere come, chi, quando e come amare, sembrano prepotentemente messe in discussione dall’immagine della donna che emerge dalla cultura di massa: sempre più, di nuovo, oggetto di piacere e di desiderio, sempre più, prodotto distorto e specchiante di una mascolinità arrogante, che sembra coltivata per castrare i bisogni di tanti uomini che cercano solo di liberarsene. Dobbiamo superare i modelli muscolari e angusti che costringono ancora la nostra ‘alta’ cultura occidentale, dobbiamo riscoprire e rimettere al centro il femminile, riappropriandoci, uomini e donne, di una visione delle cose incentrata sul valore della differenza.
In questo senso credo che anche la politica sia chiamata a svolgere un ruolo: quello di promuovere e di facilitare il pensiero collettivo su temi così fondamentali, quello di stimolare riflessioni consapevoli nelle donne, e forse soprattutto negli uomini, sulla necessità di nutrimento della propria affettività, della propria emotività, oltre e nonostante la crisi, le miserie, le passioni tristi.
Giovanna Cepparello
Presidente Consiglio Comunale di Livorno