In tutto questo sventolio di percentuali, sono i dati in termini assoluti a sgombrare il campo confuso di queste elezioni regionali dove tutti hanno vinto. E i dati assoluti ci dicono che, in fondo, non ha vinto nessuno, se è vero come è vero che meno di un toscano su due è andato a votare. Hanno perso tutti, e più che mai chi puntava a intercettare il non voto. Adesso chi governerà lo farà senza essere maggioranza tra la gente, e lo stesso vale per chi farà opposizione. L’esito delle consultazioni interne alla minoranza della popolazione regionale certo non entusiasma e anzi preoccupa: Rossi avrà a disposizione altri cinque anni per portare a termine la sua opera di distruzione della sanità pubblica e dell’ambiente, la Lega nella nuova versione di Salvini intercetta il voto di protesta avvantaggiandosi della miseria, delle cattive politiche sociali, del supporto culturale di una consistente fetta del sistema informativo e della rinuncia della politica, e in particolare di quella di sinistra, a elaborare e promuovere letture della realtà capaci di contribuire all’incremento dell’intelligenza pubblica dei problemi. Una sinistra – quella di SI – che a stento supera il quorum, mette insieme meno voti di quanti non ne contasse la somma di SEL e RC nel 2010 e conferma tutti i dubbi che avevamo espresso su di essa ma, soprattutto, l’urgenza delle istanze di rinnovamento di pratiche e linguaggi che abbiamo cercato di affermare col progetto di Buongiorno Toscana. Un risultato prevedibile, reso ancora più concreto nei giorni da una campagna elettorale che è sembrata più che altro rivolta a una tenuta della base storica, una campagna a cui è mancata uno slancio popolare, tutta giocata su un registro lontano dalla maggioranza della popolazione, fatta di riferimenti e modelli “alti” sconosciuti ai più e destinati a confermare nell’opinione pubblica l’immagine di una sinistra elitaria e vagamente estetizzante.
Il caso livornese, insieme a pochi altri (tra cui Sesto Fiorentino, altro centro propulsivo del progetto di Buongiorno Toscana e, come Livorno, con candidati fuori dal coro scelti proprio per intercettare il voto di una sinistra “diversa”), si offre in questo senso come un’anomalia, con una significativa tenuta della sinistra, dovuta più che altro al ruolo di traino delle ottime candidature di Lamberto Giannini e Lenny Bottai (che, da soli, prendono 4000 voti sui circa 6600 complessivamente raccolti dalla lista nel Comune di Livorno) e alla presenza sul territorio di una base di consenso intorno a certi temi e a certe soluzioni più forte e ampio, frutto della bella stagione politica inaugurata da BL poco più di un anno fa. Il M5S, a dispetto delle percentuali, perde ancora voti (più di 8000 rispetto alle europee dell’anno scorso e circa 2600 rispetto al primo turno delle comunali che hanno incoronato Nogarin) e di fatto governa con una base esigua di neanche 13000 voti. Il PD ne perde 6000 rispetto all’anno scorso e registra un vero e proprio collasso rispetto al risultato delle europee. Cresce in modo preoccupante la Lega nello spazio aperto, di nuovo, dalla disoccupazione, dal disagio, dalla cattiva informazione sui temi sensibili e delicati della presenza sul nostro territorio degli stranieri e dalla mancanza di risposte all’altezza di questi problemi da parte del resto delle forze rappresentate in questa competizione elettorale.
Per noi, che di questa elezione eravamo osservatori attenti e interessati, il segnale è chiaro: il cambiamento per il quale siamo nati e per il quale abbiamo dato vita a Buongiorno Toscana non può più aspettare.
Livorno ha bisogno di un modo nuovo di intendere la politica, di una pratica attiva della solidarietà a vantaggio dei più deboli accompagnata da una capacità di illuminare i fatti della vita della nostra comunità con parole chiare e capaci di motivare all’azione. La Toscana pure. Siamo pronti.
Direttivo e Gruppo Consiliare di BuongiornoLivorno