Domenica prossima il popolo greco si troverà davanti ad una scelta drammatica e carica di pathos: accettare o respingere il piano dei creditori. Alexis Tsipras e il suo governo hanno indetto un referendum popolare per responsabilizzare tutta la cittadinanza , dando spazio alla democrazia diretta. La vittoria del no darebbe al premier greco la forza per tornare davanti alle Istituzioni Europee con un mandato chiaro: respingere la via dell’azzeramento dello stato sociale, della fame, della povertà diffusa per uscire dalla crisi. La narrazione della situazione greca come conseguenza dell’irresponsabilità di un popolo vissuto per decenni al di sopra dei propri mezzi viene portata avanti senza pudore da molti, media e forze politiche, e nasconde la vera posta in gioco: imprimere all’Unione Europea un deciso indirizzo solidale oppure continuare verso l’inasprimento del liberismo, dell’aumento della distanza tra chi ha e chi non ha. Si gioca sulla pelle delle persone che in questi anni di amministrazione controllata hanno visto un impoverimento progressivo, hanno visto alzare sempre di più le pretese della Troika per la quale ogni traguardo perdeva di senso appena era stato raggiunto e l’asticella si alzava sempre di più.
La vittoria di Syriza a gennaio ha cambiato le carte in tavola, ha indicato una strada di autonomia e di dignità. Il passaggio di domenica è una tappa decisiva di questo percorso e auspichiamo che il popolo greco abbia la forza di continuarlo.
Saremo in piazza a sostegno della Grecia e della sua lotta per riaffermare la propria dignità e il proprio sogno, aderendo e partecipando alla mobilitazione nazionale promosso in questi giorni.
Oggi pomeriggio dalle ore 18 in Piazza Attias.
Ivano Pozzi – Direttivo #BuongiornoLivorno
Nei tre giorni vissuti a Atene con #BuongiornoLivorno ho imparato poco ma mi basta e mi avanza per tifare spudoratamente per la vittoria del “NO” al referendum greco di domenica 5 luglio.
Ho imparato che la Grecia di oggi non è certo quella in cui è nata la democrazia: ma è forse da lì che rinascerà, mentre – purtroppo – è ancora una volta la politica tedesca a spingere (e non solo la Grecia) verso la barbarie.
Ho imparato che una popolazione privata di ospedali, scuole, abitazioni, cibo, energia, mezzi di trasporto, di lavoro e di sostentamento non ha il diritto bensì il dovere di ribellarsi, costruire e determinare il proprio destino.
Ho imparato che “accordo” in neogreco si dice “sinfonia”, cioè unione armonica di voci diverse e non riduzione a una stessa corda: l’unione, anche nel più aspro conflitto, si può sempre trovare ma non imporre, l’accordo, invece, che pure va costruito, può essere imposto, ma solo dai vincitori sui vinti.
E noi non vogliamo una Grecia vinta, meno che mai da questa guerra di finanze, di banche, di numeri, che per ciò stesso vorrebbero immateriale, mentre materialissimi sono i corpi delle donne e degli uomini sui quali l’effetto dell’accordo imposto sarebbe analogo a quello di una guerra vera: fame, ancora, malattie, ancora, miseria, disperazione.
Domenica la Grecia sceglierà.
E se è vero che Atene è tanta parte del nostro passato, ed è vero, non ci resta altro da fare che fare la nostra, di parte, affinché non diventi la pagina più cupa del nostro futuro.
Fiamma Lolli – #BuongiornoLivorno