Un aspetto della vita cittadina, l’accoglienza dovuta (e regolata dalla legge) ai richiedenti asilo diventa un terreno di scontro politico, di sciacallaggio mediatico e fa emergere un aspetto di parte della cittadinanza livornese che si poteva ritenere minoritario e, soprattutto, giustamente timoroso di manifestarsi.
Non è più così, o forse non lo è mai stato e ci siamo illusi di essere diversi da ciò che pensavamo di noi stessi come città. E’ bastato che la realtà tangibile facesse il suo ingresso, che persone in carne e ossa prendessero il posto di rappresentazioni un po’ oleografiche, per svegliare la bestia.
In città si avverte un fastidio neanche troppo trattenuto nei confronti di persone provenienti da situazioni insostenibili, fuggite da guerre e da governi feroci. Per fortuna non si è ancora arrivati a episodi come quelli avvenuti a Treviso o a Roma nei giorni scorsi, ma la direzione è molto pericolosa.
I fatti recenti del Melo sono lì a ricordarcelo. Cinque minorenni africani, certificati come tali dalla Prefettura, inseriti in un percorso protetto gestito dalla Regione Toscana, vengono sistemati in un’ala dell’edificio che ospita una Casa Famiglia per madri in difficoltà. Prima di tale assegnazione le Istituzioni hanno fatto tutte le verifiche di compatibilità necessarie. Al diffondersi della notizia, due utenti della struttura, rivelatesi poi attiviste della Lega, denunciano immediatamente il fatto cercando solidarietà (che non trovano) nel quartiere. Ovviamente segnalano il fatto a Matteo Salvini che, approfittando di un’iniziativa serale in Versilia, il pomeriggio del 15 luglio scorso si ferma anche davanti alla struttura di Via Caduti del Lavoro tirandosi dietro il circo mediatico che lo accompagna. La strumentalità dell’iniziativa è palese: in passato altri minori di sesso maschile sono stati ospitati in quella struttura, e non si hanno notizie di proteste analoghe.
Ad aspettare il leader della Lega, oltre alla protezione delle Forze dell’Ordine, ci sono una quarantina di persone che gli contestano lo sciacallaggio. La reazione della città, nella sua interezza, è stata tiepida.
Il tema dell’immigrazione è utile per esemplificare come spesso ci sia una distanza tra la realtà effettiva e la narrazione della stessa: purtroppo è la seconda che orienta l’opinione pubblica, molto più della prima che richiede strumenti interpretativi e, soprattutto, volontà di capire. Il razzismo “istituzionale”, quello alimentato dai partiti e da chi ha ruoli istituzionali, incontra e si intreccia con quello “dal basso”, con il ruolo determinante dei media. E quindi conta la narrazione e la rappresentazione della realtà, non la realtà stessa.
In merito a questo è bene fornire qualche dato. I profughi attualmente accolti in italia sono 84 mila (in Germania 200 mila, in Libano più di 1.500 mila). L’orda che ha scatenato la rivoluzione nel quartiere romano di Casale San Nicola riguarda 19 (diciannove) persone. L’occupazione selvaggia del Veneto, lamentata a gran voce dal suo governatore – “Non c’è più posto al Nord” – è dovuta a 5.184 persone (lo 0,1% della popolazione), in Sicila sono il triplo. La paura dell’uomo nero comunque dilaga. Da noi i numeri non contano, contano le chiacchiere.
E in Toscana? Nella Toscana di Enrico Rossi, confermato Governatore nel maggio scorso da una minoranza numerica dei cittadini toscani? La nostra Regione ha un Prodotto Interno Lordo pari al 6,8% del PIL italiano e una popolazione residente pari al 6,2% di quella nazionale (dati IRPET). Gli immigrati residenti in Toscana sono il 7,8% di tutti quelli residenti in Italia (Unar, Dossier Statistico Immigrazione, Idos, Roma 2014). I profughi sul territorio sono il 6% di tutti quelli accolti in Italia. Qualunque criterio di valutazione si usi la Toscana non è in alcun modo “invasa, e non sta facendo quello “sforzo eccezionale”, “ai limiti dell’insostenibilità”, di cui parlano giornali e amministratori locali. I numeri parlano chiaro. E quindi si smetta, per favore, di alludere a presunti “carichi eccessivi” generati dall’accoglienza.
Naturalmente non va tutto bene. Come ha notato qualcuno, la sinistra che voglia governare i processi presenti sul territorio, che non voglia parimenti fare da spettatrice lasciando scivolare la situazione verso una radicalizzazione della guerra tra poveri nella quale i neofascisti di Casa Pound e Forza Nuova inzuppano il pane quotidiano e traggono l’unica linfa possibile per la loro sciagurata azione politica, una sinistra che voglia essere dentro il nostro tempo deve farsi carico del tema immigrazione, elaborando una sua strategia di risposta. Occorre far funzionare in tempo di crisi un sistema di welfare sempre meno finanziato e sempre più in balia di corruzione e speculazioni (Mafia capitale è lì a ricordarcelo), rendere possibile e comprensibile a tutti la coesistenza con il sistema di accoglienza e integrazione dei richiedenti asilo e, più in generale, dei migranti. Occorre avere chiaro che il lavoro da fare è capillare e su più livelli: nella società, costruendo dal basso occasioni di integrazione e, soprattutto, di interazione e di crescita della consapevolezza e della conoscenza degli altri da noi. Nelle istituzioni, facendo passare provvedimenti organici e motivati per superare l’approccio esclusivamente solidaristico, mettendo in luce la vera partita che si sta giocando tra un’organizzazione economica mondiale che di fatto ha bisogno delle masse di diseredati per avere manodopera a costo bassissimo, e le forze di destra che prosperano sul pregiudizio alimentato dall’ignoranza e dall’azione dei media mainstream.
Nella nostra città noi ci siamo, e abbiamo voglia di combattere la bestia. Ci sono esperienze in corso, presidi di democrazia e solidarietà. Non tutto è da buttare. Anche se la Città delle Nazioni dell’epoca Medicea è un ricordo, anche se viviamo realtà di quartieri in cui si sperimentano difficoltà, noi scegliamo di lavorare per la convivenza, di combattere con tutte le nostre forze il razzismo e il pregiudizio.
Partecipiamo al presidio di oggi alle 17.30 davanti al Melo, promosso da Usb. Lo facciamo con le nostre bandiere e la nostra passione, e invitiamo tutta la cittadinanza, tutte le organizzazioni democratiche a farlo.
Ivano Pozzi – Direttivo #BuongiornoLivorno