A un anno e mezzo dall’inizio del mandato di Nogarin, la tanto sbandierata rivoluzione non c’è stata. Il movimento che aveva promesso di aprire tutti i cassetti del Comune per appendere fuori dalle finestre di Palazzo Municipale tutte le carte a sventolare al sole, una volta insediatosi ha cominciato a guardare con sospetto la parola “trasparenza”.
A ben vedere, mancano proprio le basi perché il termine possa essere usato in modo pertinente e appropriato da parte di chi oggi governa Livorno. Manca la chiarezza sulle volontà e gli obiettivi politici, in assenza della quale ogni atto amministrativo, piccolo o grande che sia, viene sottratto al giudizio dei cittadini, privati di fatto del metro su cui valutare le azioni di governo.
Come si possono giudicare i passi di qualcuno senza avere un’idea della direzione che intende prendere e di dove vuole arrivare? E in Comune, ad oggi, sulle intenzioni politiche dell’Amministrazione è buio pesto.
Molto è stato detto delle frizioni tra gruppo consiliare di maggioranza e Giunta, e molto si è detto della mancanza di un punto di vista omogeneo tra i membri di quest’ultima. Di fatto però anche il Sindaco si comporta come una specie di Zelig, cambiando versione sugli stessi problemi a seconda delle platee. Così sullo stesso argomento, ad esempio la portualità, può fare interventi da sostenitore accanito del libero mercato e della deregulation che fecero brillare gli occhi all’allora ministro dei trasporti Lupi a Roma e invocare regolamentazione e programmazione economica a un incontro promosso da Rifondazione Comunista a Livorno.
Il caso delle società partecipate, e di Aamps in particolare, è eloquente. Nello specifico, risulta molto utile a chi voglia comprendere lo stile di governo di Nogarin dare un’occhiata allo sviluppo della questione del conferimento tramite fusione della società d’igiene ambientale nel gestore unico RetiAmbiente. Alle rassicurazioni al gruppo consiliare grillino sulla ferma volontà di voler mantenere Aamps sotto l’esclusivo controllo del Comune di Livorno (per adesso sostenuta solo dall’annunciato ricorso contro il Piano Straordinario di Ato Costa, di valore probabilmente solo simbolico e di scarsa efficacia pratica) fanno da contraltare i verbali delle assemblee di Ato, in cui Nogarin si rivela molto attivo nell’opera di rassicurazione degli altri 101 Sindaci sulla ferma volontà della sua Amministrazione di portare a termine il percorso di conferimento dell’azienda livornese nella maxiazienda interprovinciale.
Qual è insomma il vero Nogarin? Quello del pubblico a tutti i costi e dell’autonomia locale oppure quello della sinergia pubblico-privato in una logica di Ambito Ottimale?
L’impressione è che il Sindaco non abbia un linea politica precisa, ma che si muova sulla scena in modo opportunistico, senza coordinate precise e forti criteri, sperando solo in un’occasione conveniente per sciogliere la riserva, salvo poi scaricare la responsabilità del probabile ennesimo mancato rispetto del mandato del partito che lo ha espresso su qualcun altro, presentandosi come un martire della libertà e della democrazia.
Il pragmatismo ha i suoi vantaggi, ma è altra cosa rispetto alla rivoluzione promessa e deve essere quantomeno rivendicato e presentato alla città per quel che è. Se l’obiettivo del Sindaco è tenersi aperte tutte le porte e anche qualche finestra per imboccare quella più promettente o semplicemente la più vicina, che lo dica chiaro e tondo e la si smetta di giocare allo schiaffo del soldato.
Le guance che bruciano gira e rigira sono sempre quelle dei cittadini.
Andrea Raspanti
Capogruppo Buongiorno Livorno