Quel che resta di Spil


Lo sfogo dell’amministratore di Spil Luciano Guidotti sul silenzio del Sindaco rispetto alle varie ipotesi salva Spil offre lo spunto per alcune riflessioni. L’idea chiave secondo Guidotti è devolvere subito parte del patrimonio immobiliare Spil utilizzabile per l’edilizia popolare (ERP) per affrontare l’emergenza abitativa. Giustissimo. Guidotti aggiunge poi che dopo le relative perizie di valutazione degli immobili si concorderà con il Comune un pluriennale di rientro finanziario. In pratica il Comune in accordo con le banche oggi socie di Spil, ripagherebbe in successive annualità, dato che i debiti sono divenuti così consistenti che prima di svalutare il credito è stato meglio consolidare la propria posizione di socio privato.
Spil, ricordiamolo sempre, Società Porto Industriale Livorno, nata nel 1928 e rilanciata negli anni ’90 come holding per lo sviluppo economico, come ci ricorda la denominazione, è partira dal Porto ed è rifinita, tra un’operazione immobiliare discutibile e l’altra (ricordiamo, giusto per rimanere il tema di emergenza abitativa quella relativa agli immobili di Corso Mazzini 119, denunciato e contrastato dall’allora Comitato Senza Fissa Dimora) a realizzare un parcheggio multipiano, al posto di un cinema storico della città peraltro, dove attualmente le tariffe applicate al pubblico sono così basse che prima di ammortizzare l’investimento ci vorrà diverso tempo. 
Nella fallimentare circostanza in cui si trovano le partecipate, il caso Spil è il più indicativo del fallimento gestionale della città da parte del PD: rispetto al quale i 5 Stelle non dimostrano di saper provvedere efficacemente.

Proprio per questo cerchiamo di riportare al centro del discorso quale debba essere il ruolo di una partecipata e dare un’indicazione di come gestirla per il futuro.
Molti beni ora nel patrimonio Spil erano del Comune di Livorno e oggi servirebbero all’ente pubblico per collocare famiglie in seria difficoltà abitativa.
Le dobbiamo davvero eventualmente ripagare noi oppure sarebbe bene che chi ha nel tempo accumulato perdite e nessun risultato sul piano della spinta all’economia locale pensasse di ripagare lui ciò che di fatto, nel tempo, ha tolto alla città? Perché la città dovrebbe riacquistarle quando gli spetterebbero naturalmente?
‪#‎BuongiornoLivorno‬ pensa che chi ha determinato la situazione fallimentare liquidando beni comunali per tener in piedi una piramide di salari, stipendi e compensi per una media di 700.000 €/anno a partire già dall’esercizio dell’2000 dove ci si sarebbe potuti e dovuti fermare, dovrebbe restituire il maltolto. Quel patrimonio immobiliare pubblico è in gran parte dei livornesi, ma anche dei colligiani ad esempio, perché nel patrimonio Spil c’erano anche immobili del Comune di Collesalvetti (come altri della Regione Toscana)
L’altra riflessione è relativa a cosa Spil riporterà ad Invitalia in termini di indicazioni e informazioni, visto che il ruolo di entrambe le organizzazioni si sovrappone nel momento in cui si va a fare marketing territoriale nella fase di attivazione dell’Accordo di Programma per Livorno.
Per cui nell’immediato futuro se Spil resisterà ancora alla sua parte debitoria dovrà essere riportata alla sua funzione originaria se occorrerà, senza che costi un ulteriore euro alla collettività.
Il ruolo di holding locale potrà essere importante se calibrato su tutte quelle linee di economie locali che guardano al futuro in termini di benessere, di partecipazione al lavoro di masse più ampie possibili di lavoratori, di cura del territorio, e di generale miglioramento delle condizioni di vita di una comunità. Economie che partendo dal Porto si estendano a vantaggio per la città intera costruendo modelli di sviluppo innovativi. 
Questo fino ad oggi non è avvenuto poiché l’attenzione era rivolta verso altri tipi di azione e di margini operativi che si sono dimostrati nei fatti, conti alla mano, fallimentari.

Gruppo Lavoro #BuongiornoLivorno

Foto: Marco Filippelli