Per ogni donna uccisa, violentata, offesa, siamo TUTTI parte lesa.


Oggi è il 25 novembre. La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne verrà celebrata a livello globale: convegni, mostre, performance, scarpe rosse, bandiere, fiaccolate in ogni luogo istituzionale e non.

Noi non vogliamo celebrare questa giornata sottolineandone l’importanza ma fornendovi informazioni ed indicazioni, con la convinzione che avere strumenti di informazione facilmente consultabili ed attendibili, perché nascono dalle pratiche, sia il primo passo per la distruzione degli stereotipi di genere e per la creazione di una società dove non esistano più né femminicidi né maltrattamenti.

La Giornata venne istituita nel 1999 dall’Assemblea delle Nazioni Unite che scelse la data del 25 novembre in onore di tre donne dominicane che si opposero, a danno della propria vita, alla dittatura di Truijllo. Si chiamavano Patria, Minerva e Teresa MIRABAL, conosciute con il nome di battaglia LAS MARIPOSAS. Per un approfondimento consultate l’Enciclopedia delle Donne a questo link.

Ma veniamo all’oggi. I dati delle donne accolte dai centri antiviolenza sparsi sul territorio della nostra regione, è sconcertante ed in aumento: la fonte è il RAPPORTO SULLA VIOLENZA DI GENERE redatto dall’Osservatorio Regionale sul Sociale.

Nel 2014 sono state 918 le donne seguite dai centri per abusi e maltrattamenti, di cui 121 sono ragazze al di sotto dei 18 anni. Nella sola Toscana i femminicidi sono stati 12 (uno al mese).

Ma c’è un dato che sfugge a questa fredda contabilità ed è quello delle violenze subite dalle donne disabili. Vi consigliamo un articolo recentissimo uscito sulla piattaforma Medium.com che mette in luce il tema offrendo una interessante rosa di documenti di approfondimento.

E dunque che fare? Cosa possiamo fare come donne?

Prima di tutto e più importante di tutto è ESSERE INFORMATE su quali siano i nostri diritti e su che cosa sia la violenza di genere. Non è una cosa scontata poiché spesso il fenomeno è di natura carsica, mimetica e di non immediata individuazione per chi lo vive direttamente e anche per tutte coloro che ci vivono attraverso la storia di una donna maltrattata. Sapere che esiste la violenza psicologica, quella fisica, quella legata all’indipendenza economica, quella che lede i principi base dell’autodeterminazione e della propria realizzazione professionale e quella assistita dai figli è fonte di consapevolezza, coraggio per denunciare, per mettere fine a periodi di angherie e brutalità nascoste sotto la parola ‘amore’.

Per informarsi bene e farlo attraverso canali che siano competenti, e non sempre è così, vi consiglio di consultare il sito della rete nazionale dei centri antiviolenza D.I.R.E (Donne In Rete contro la violenza) dove sono disponibili materiali e contatti dei centri di aiuto.

E tu, uomo, che cosa puoi fare? Da pochi anni sono stati introdotti progetti di accoglienza per uomini con comportamenti violenti; in Toscana nel 2014 sono stati 88 gli uomini accolti con l’intento di far loro intraprendere un percorso di cambiamento dei propri atteggiamenti violenti, già nei primi mesi del 2015 sono stati 61; gli uomini vi accedono attraverso la spinta della propria partner, di legali o di amici ma in maniera assolutamente volontaria. Nella nostra città abbiamo una associazione attiva su questo: l’Associazione LUI – Livorno Uomini Insieme.

Arrestare la violenza sulle donne significa arrestare una violazione dei diritti umani.

Se non ora quando?

Francesca Talozzi
Presidente di #BuongiornoLivorno