AAMPS: il nodo di fondo


Il problema di fondo di AAmps riguarda il costo del servizio e la riscossione della tassa sui rifiuti, che del costo del servizio è, per legge, l’unica fonte di finanziamento. Funziona così: attraverso il Piano Tecnico Finanziario si stabilisce quanto costerà il servizio che l’azienda deve offrire nello svolgimento della sua attività e, in base a precisi parametri, si definisce la tassa, ossia la somma delle bollette che serviranno a pagarlo.
Il nodo, dal punto di vista sia politico sia tecnico, sta qui e solo interventi mirati a scioglierlo potranno risolvere la crisi che stiamo affrontando ed evitarne di future, facilmente prevedibili.
Il problema, insomma, è strutturale all’assetto dei rapporti tra il Comune e la sua società partecipata più importante. Un assetto che non è stato modificato dai vari cambiamenti nella distribuzione delle responsabilità di gestione che si sono succeduti nel corso degli anni.
Il grave ammanco che ha generato la maggior parte dei problemi finanziari di Aamps si è prodotto tra il 2006 e il 2012, quando il Comune, con una decisione allora condivisa dalle Amministrazioni  di altre città e poi rivelatasi sbagliata, al momento del passaggio dalla Tarsu alla Tia (cioè da una tassa a una tariffa, con tutte le difficoltà di gestione che questo passaggio comporta) affidò accertamento e riscossione a un’azienda che non aveva né gli strumenti né le competenze interne per farvi fronte in modo adeguato. Mentre in altri Comuni è filato tutto liscio, a Livorno decisamente no. Nel 2006, di fatto, Aamps si trovò a passare dalla gestione di un unico cliente che pagava in anticipo (il Comune di Livorno) a 80 mila utenti molto irregolari nei pagamenti, che a volte non avvenivano nemmeno. Dei mancati pagamenti fino ad allora si era fatto carico il Comune, mentre a quel punto la patata bollente fu passata ad AAmps. E AAmps maturò in 6 anni circa 30 milioni di crediti non riscossi e un debito ingente verso i fornitori, su cui si scaricava ovviamente la mancanza di liquidità della società.

Nel 2012 il Comune riprese su di sé la gestione di quella che diventò Tares, ma questo non significò la fine dei problemi.
Due gli scenari che si sono offerti da lì in poi: quando il Comune non è stato in grado di pagare in anticipo il Contratto di Servizio (tramite il suddetto Piano Tecnico Finanziario), l’azienda ha per forza di cose aumentato l’esposizione debitoria di difficile estinzione sia verso i fornitori sia verso gli istituti di credito. È quello che è successo, per esempio, durante il primo anno di governo del M5S, quando AAmps ha accumulato oltre 5 milioni di debiti commerciali proprio per il ritardo nel pagamento del contratto di servizio nell’ultimo trimestre del 2014 e ha dovuto ricorrere a una procedura di factoring che è esitata in qualche centinaio di migliaia di euro di interessi passivi. Quando invece (scenario 2) l’Amministrazione ha pagato anticipatamente il contratto di servizio (come prima del 2014 e per tutto il 2015) i problemi si sono scaricati sulle casse comunali. Il Comune di Livorno, dal 2012 a oggi, ha per questo motivo registrato un deficit di 29,5 milioni di euro.
La ragione di questo buco è il mancato incasso della tassa sui rifiuti. Il fatto, cioè, che molti contribuenti non abbiano pagato le tasse e che il Comune, che paga il contratto di servizio per competenza e non per cassa (sulla base della previsione di riscossione scritta nel PTF e non sulla base delle bollette effettivamente riscosse) si sia trovato a esporsi pagando soldi che non aveva intascato.
Una situazione di questo tipo può essere affrontata solo aggredendo tre assi:

1. il costo del servizio
2. la redditività del servizio
3. la riscossione e l’accertamento della tassa sui rifiuti per porre un freno all’evasione fiscale

Alla fine del 2014 avevamo avvertito l’Amministrazione, in sede di approvazione del PTF e di contestuale aumento della TARI, sul rischio che la quota di tassa non pagata dai contribuenti in un momento di crisi economica così capillare si accrescesse. Ma il nostro monito è restato inascoltato. Oggi si pone urgentemente il problema di analizzare tutti i crediti dell’Amministrazione e di AAmps, dando la precedenza a quelli per cui è imminente la dichiarazione di inesigibilità, per valutare quanto del non-pagato è imputabile a un’effettiva incapacità di pagamento e quanto invece è da attribuire al dilagante fenomeno dell’evasione fiscale, da contrastare con ogni mezzo. Come si pone urgentemente il problema di un Piano Industriale e di un Piano di efficientamento credibili e incisivi. Di tutto questo – della lotta all’evasione, di progetti industriali di sviluppo, di razionalizzazioni che portino a risparmi reali – per ora non c’è traccia.
Tutto questo premesso, appare evidente come la soluzione proposta dalla Giunta e sostenuta dalla maggioranza – il concordato preventivo in continuità –, al netto delle pesanti incertezze sulla sua ammissibilità e sulla sua capacità di garantire i fornitori che hanno maturato crediti anche molto importanti verso AAmps, non ha niente a che vedere col problema di fondo che abbiamo enucleato.
Il concordato è solo un modo per far pagare ai creditori gli errori e le inefficienze delle Amministrazioni che si sono succedute nel corso degli anni, un modo di scaricare sui fornitori il costo della continuità aziendale che si dovrà garantire all’azienda.
Il vero nodo, sopra descritto, resta tutto da sciogliere e, pare, addirittura da capire.
Il concordato è una precisa scelta politica e, allo stato attuale delle informazioni di tutti, una scelta politica inadeguata e rischiosissima. Non ci sembrano fondate, pertanto, le rassicurazioni che il Sindaco ha voluto ribadire anche oggi in aula sul futuro dell’azienda e dei posti di lavoro ad essa collegati.

Andrea Raspanti
Marco Bruciati
Giovanna Cepparello

 

Immagine di Alessandro Antonelli (Own work) [CC BY 3.0], via Wikimedia Commons