Di recente l’amministrazione comunale ha illustrato l’ipotesi progettuale di riqualificazione dell’area ex Fiat di viale Petrarca destinata all’insediamento di Esselunga.
Cerchiamo di analizzare il progetto – al netto delle polemiche Coop/Esselunga, delle vicende legate al Nuovo Centro e dell’offerta, maggiore di quella Coop, rifiutata poi da Fremura – per evidenziare possibili elementi di discussione, visto il percorso amministrativo iniziato con l’avvio del procedimento in Giunta (novembre 2015) e che ha messo in moto l’apparato tecnico e amministrativo, ormai ampiamente collaudato in fatto di varianti allo strumento urbanistico e varianti anticipatrici.
La giunta ha ritenuto che “l’adozione di tale atto di governo soddisfi l’interesse pubblico in quanto consentirà la realizzazione di interventi finalizzati alla riqualificazione e alla rigenerazione di un’area urbana sottoutilizzata e degradata – che già ospita due medie strutture di vendita – mediante la realizzazione di un parco urbano e parcheggi pubblici e il miglioramento e la razionalizzazione della viabilità, senza ulteriore impegno di suolo non edificato”; sempre secondo la Giunta, le previsioni di residenza e servizi alle persone nell’area ex Fiat non sono più “in linea con il mutato contesto socio-economico, caratterizzato dalla crisi del mercato immobiliare e dall’esigenza di promuovere interventi e operazioni che favoriscano l’iniziativa economica e la libera concorrenza ed abbiano nel contempo ricadute sotto il profilo occupazionale”. È stato inoltre avviato un percorso di partecipazione aperto ai cittadini con l’incontro in Corea, in cui è stata esposta la proposta di Esselunga, proposta apprezzata dall’amministrazione. Nella Conferenza di co-pianificazione (26 maggio 2015) la Regione Toscana ha dato parere favorevole, con elementi da approfondire: la qualità urbana e architettonica del progetto in rapporto al contesto urbano limitrofo in chiave planivolumetrica e funzionale, l’efficienza energetica, gli interventi compensativi che dovranno essere previsti per il commercio di vicinato. Una serie di conferenze di servizi tra gli uffici di pianificazione territorio, edilizia, Suap, mobilità, vigili urbani, protezione civile, tutela ecosistemi, commercio, del Comune, ha portato poi a individuare – in base alla Legge 65/2014 art. 107, c.3 – il tipo di intervento come Piano di Recupero e ristrutturazione urbanistica, dal punto di vista edilizio, il che prevede la sostituzione del tessuto edilizio esistente e varie modifiche al disegno dei lotti e della rete stradale. È stata inoltre avviata la valutazione ambientale strategica, con i pareri e contributi di vari enti pubblici e associazioni di categoria, e c’è stato un primo pronunciamento sulle criticità da parte del nucleo di valutazione comunale.
#BuongiornoLivorno ritiene importante esaminare la proposta di Esselunga già dalla fase preliminare, sia in vista del voto in consiglio comunale sia, soprattutto, poiché la trasformazione investe il quartiere e i suoi abitanti e avrà riflessi su tutta la città.
Considerazioni tecniche
Dall’esame della documentazione tecnica e amministrativa emerge una serie di criticità legate agli aspetti urbanistici, sia di pianificazione sia attuativi; ci sono poi alcuni aspetti più specifici, come la mobilità, il commercio e, più in generale, la sostenibilità dell’intervento.
Sotto il profilo urbanistico si dà il via a una variante al piano strutturale e al regolamento urbanistico, strumenti che, contrariamente a quanto prescrive l’art. 13 della legge regionale 1/2005, non sono mai stati sottoposti a monitoraggio. Gli effetti ambientali non sono mai stati valutati, se non in modo funzionale a varianti di pezzi di città. Si opera, dunque, variando uno strumento urbanistico attualmente fuori controllo, tanto dal punto di vista del consumo di suolo quanto da quello dell’impatto sulle risorse naturali ed essenziali. La variante proposta, però, vuole andare oltre, proponendo una coerenza con un nuovo Piano Strutturale che di fatto non esiste ma su cui progettista “pubblico” e proprietà stanno lavorando: una sorta di “allineamento preventivo”. Peccato che l’unico atto approvato di tale ipotetico Piano sia l’avvio del procedimento della precedente amministrazione, eredità di una fase politica che la città ha rifiutato in blocco ma che, in base alle disposizioni transitorie della nuova legge urbanistica n.65/2014, art. 223 (Disposizioni transitorie relative agli atti di avvio del procedimento già effettuati ai sensi della l.r. 1/2005), rischia di essere ritenuto valido nonostante siano passati ben SEI anni dalla sua predisposizione.
La proposta Esselunga si inquadra, attraverso lo strumento attuativo del Piano di Recupero, nell’ambito della rigenerazione urbana, in quanto l’area e il patrimonio edilizio esistenti sono considerati sottoutilizzati e degradati. La rigenerazione urbana, già introdotta, in modifica alla legge 1/2005, dall’assessorato Marson, è individuata dall’art. 125 della legge urbanistica regionale e rappresenta, insieme alla razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, un obiettivo strategico nella pianificazione comunale, che deve essere individuata all’interno del Piano operativo. Ora, anche volendo sorvolare sulla mancanza di approccio strategico che sta alla base della proposta Esselunga e sul suo legame con la grave situazione urbanistica di Livorno, da troppo tempo lasciata in balia di sé stessa, ci chiediamo quanta e quale corrispondenza esista tra la proposta apprezzata con favore e il concetto stesso di rigenerazione. Abbandono, degrado o sottoutilizzo sono termini che richiamano alla memoria lo sfacelo del Nuovo Centro, dove in nome dell’abbandono è stata completamente cancellata dalla geografia urbana un’area verde a vocazione naturalistica; altrove, in nome del recupero, le trasformazioni urbanistiche hanno distrutto parti importanti e storiche della città (ex Peroni, ex Cantieri Orlando, tanti cinema del centro storico) per soddisfare biechi interessi speculativi che non hanno apportato alcun valore sociale ed economico per la collettività.
Gran parte della proposta è dedicata agli aspetti del traffico e della viabilità con ipotesi diverse, definite di “rifunzionalizzazione”, riferite a un ambito che non va oltre un singolo isolato e le vie limitrofe. In entrambe le soluzioni – la prima con due rotatorie interne al quartiere e una lungo viale Petrarca, la seconda con le due rotatorie in abbinamento ad un nuovo impianto semaforico e sulle quali gli uffici hanno già manifestato perplessità tanto da suggerire la realizzazione di una “pseudo-rotatoria” – non vi è alcun riferimento alla mobilità lenta. In questa fase preliminare, visti il dettaglio delle soluzioni alla viabilità e la mancanza di piste ciclabili e di creazione di spazi pubblici pedonali in cui muoversi in connessione con quelli esistenti – nulla ci appare in linea con l’obiettivo della rigenerazione urbana su cui la proposta si fonda; né si può invocare il riferimento a un quadro di pianificazione di livello superiore costituito dal Piano della mobilità sostenibile, più volte annunciato dal precedente assessore e mai avviato concretamente.
Dal punto di vista commerciale, poi, il quadro in cui si inserisce Esselunga è non meno drammatico di quello legato alla mobilità. In questi ultimi dieci anni a Livorno abbiamo visto moltiplicarsi le superfici commerciali senza alcuna pianificazione, con la diffusione inconsulta di supermercati, discount, catene commerciali e ipermercati che hanno di fatto cambiato radicalmente lo stile di vita della cittadinanza. A tale atteggiamento liberista non sono corrisposte politiche di sostegno alla rete commerciale esistente, nel quasi totale benestare della principale associazione di categoria. L’impatto, mai seriamente misurato e calmierato, della grande distribuzione di cui Esselunga fa parte ha messo in ginocchio la rete delle piccole botteghe di quartiere. Per ogni “nuovo” posto di lavoro in un centro di grande distribuzione (spesso part-time) si calcola una perdita di tre o quattro posti nel piccolo commercio; e questo anche perché il sistema commerciale livornese non è stato oggetto di studi e piani (come previsto e definito dalla legge 28/2005 per il commercio in sede fissa), che avrebbero potuto far adottare misure coordinate di gestione, sviluppo e salvaguardia del commercio di prossimità.
Sotto l’aspetto della gestione dei rifiuti la l. r. 25/1998, all’art. 4 – Riduzione della produzione dei rifiuti. Condizioni per il rilascio delle autorizzazioni per le medie e le grandi strutture di vendita. Condizioni per i capitolati di appalti pubblici – pone l’accento sulla necessità di presentare, da parte della struttura commerciale, un bilancio dei rifiuti prodotti e autonomamente smaltiti quale elemento di priorità fra domande concorrenti in regola con gli standard urbanistici e commerciali. Puntare a negozi senza imballaggi con prodotti a filiera corta, promuovendo esperienze come quelle di Effecorta, dovrebbe rappresentare la sfida principale per un comune come Livorno, la cui situazione in questo campo è quanto mai critica.
Quale modello di sviluppo urbano?
Le considerazioni tecniche sopra espresse rendono evidenti le innumerevoli criticità che emergono di fronte a tanti temi e alla complessità della variante avviata. Per dare il nostro contributo con soluzioni e visioni alternative dobbiamo affrontare tutti gli aspetti di ordine generale che condizionano una trasformazione dal triplice impatto ( urbanistico, commerciale e ambientale, come nel caso di Esselunga), tra cui:
- la riproposizione della variante che anticipa un nuovo piano strutturale non ancora adottato;
- la contrattazione tra soggetto pubblico e portatore d’interesse in assenza di trasparenza;
- la mancanza di partecipazione nelle scelte a monte;
- la carente pianificazione settoriale commerciale;
- l’assenza di monitoraggio del consumo di suolo;
- la scarsa attenzione alla rigenerazione urbana e al recupero delle aree dismesse e dell’esistente;
- l’eccessivo carico urbanistico rappresentato dal traffico veicolare e dai rifiuti prodotti;
- le modifiche parziali su un’arteria di livello urbano senza un piano del traffico;
- l’assenza di un piano per la mobilità sostenibile.
#BuongiornoLivorno si interroga sui reali vantaggi per la comunità e per i residenti del quartiere in termini di aumento di qualità della vita e rifiuta un modello economico e sociale in cui grande distribuzione commerciale e bisogni quotidiani delle persone vengono strette in una sorta di abbraccio mortale. Qual è il senso della partecipazione rispetto a una scelta definita dall’alto e in cui l’interesse pubblico si conforma agli obiettivi e ai benefici della rendita privata?
#BuongiornoLivorno manifesta tutta la sua forte critica nei confronti di una proposta in cui il benessere pubblico si piega agli interessi privati e che vede la qualità urbana come merce di scambio per modifiche allo strumento urbanistico. Occorre un cambio di passo, sia nel modello di città sia nel ruolo del soggetto pubblico. Per #BuongiornoLivorno consumo responsabile, commercio di prossimità per rigenerare i quartieri, impulso alla mobilità lenta, recupero del patrimonio esistente, efficienza energetica, agricoltura urbana e sviluppo delle attività culturali devono generare occupazione ed essere fonte di benessere collettivo.
#BuongiornoLivorno – Gruppo Urbanistica