Politiche Sociali: serve una visione d’insieme e un cambio di modello


In occasione dell’illustrazione del bilancio previsionale nella commissione permanente del Comune di Livorno, si è brevemente dibattuto anche di RSA. Di tariffe, certo, e del bilanciamento economico messo in atto. Ma anche di alcuni aspetti fondamentali del servizio, che sono passati negli ultimi tempi inosservati all’attenzione dell’opinione pubblica. Uno di questi è l’introduzione a livello regionale dei voucher sociali, medianti i quali si ottiene, come si legge nei documenti della Regione, “libertà di scelta” nel decidere presso chi (pubblico, privato, terziario) accedere ai servizi. I voucher riguardano le residenze assistite ma anche la domiciliare, e l’assistenza ai disabili. Oltre a trasformare i singoli rapporti di lavoro essi precarizzano sempre più un settore importantissimo come la cura dei più fragili, e tolgono alle strutture pubbliche qualsiasi garanzia per i bilanci a venire, con forti ripercussioni sugli enti e sugli operatori.
Dalle dichiarazioni dell’Assessore al Sociale sembra che il Comune si prepari all’esternalizzazione delle quattro RSA che gestisce direttamente insieme alla ASL e che abbia accolto con sollievo la possibilità che la spesa per la gestione non graverà più sul bilancio comunale.

La sensazione è quella dell’incapacità da parte dell’Amministrazione Comunale di Livorno di maturare una strategia complessiva alla ricerca di soluzioni, puntando a fare i conti ragionieristici per salvare i bilanci, spesso con progetti improvvisati.
Esiste una visione d’insieme, in grado di garantire la rete in un contesto complessivo di tagli, minori risorse e al contempo un aumento esponenziale delle persone a rischio? Come evitare che nella società – a cominciare dalla nostra città – sempre più persone siano escluse?
Siamo consapevoli delle enormi difficoltà che coinvolgono i Comuni, da tempo. I tagli sono oggettivi e i soldi che le Regioni riversavano a favore delle RSA subiranno un passaggio importante, andando a favore delle macro-ASL e ai privati convenzionati. Del resto è da anni che assistiamo a cambiamenti importanti anche nella nostra Regione e i passaggi che hanno caratterizzato la sanità in questi anni con Enrico Rossi sono chiari: fra questi emerge una visione ospedalocentrica con nuovi ospedali costruiti e sostenuti anche dai privati col project financing e l’ accentramento di poteri e servizi con l’ultima riforma della macro-ASL.
Tuttavia crediamo che sia possibile pensare e costruire strategie, progetti e soluzioni alternative mettendo al centro un welfare complessivo diverso, costruito attraverso la condivisione dei servizi stessi con gli utenti e con la cittadinanza. Un modello di welfare autogenerativo seguendo anche il modello di gestione e amministrazione condivisa, che consentirebbe di abbattere i costi e di migliorare le emergenze sociali. Esistono diversi modelli ed esperimenti anche in Italia.
Rimanendo al tema delle residenze sanitarie assistite, dagli anni settanta esiste vicino a noi un modello virtuoso che opera con continuità e con risultati che potrebbero sembrare incredibili, a prima vista. Stiamo parlando di un Centro Sociale portato avanti dall’Amministrazione Comunale di Lastra a Signa che ospita circa 80 anziani “fragili” dal punto di vista socio-economico presso una sorta di grande condominio sociale dove vanno a vivere stabilmente. Tutto si sviluppa attorno a una nuova idea di abitare e anche di assistere, basata non sulla costrizione ma sulle libertà, sull’adattabilità, sulla partecipazione e sulla condivisione. È un modello che non sostituisce il tradizionale delle RSA ma che può affiancarlo e ridurne la centralità. Giusto per esemplificare e per dare un’idea di cosa si sta parlando, il costo al giorno per utente al Centro Sociale di Lastra a Signa è di circa 11 euro contro i circa 106 euro per gli anziani non autosufficienti e i 54 euro per gli autosufficienti ospitati presso l’RSA Pascoli.
Al di là del rischi annessi alle privatizzazioni e/o esternalizzazioni ci chiediamo se l’attuale amministrazione è a conoscenza di esperienze come queste, se pensa siano davvero impraticabili per la nostra città e se esiste la necessaria volontà di costruire alternative ai percorsi dominanti in grado di costruire un nuovo welfare che non sia solo basato su mere logiche difensive o improvvisate e comunque condizionato pesantemente, se non esclusivamente, dal mercato.
Cambiare si può, anzi è necessario, e spesso sono soprattutto la volontà e la capacità politica a fare la differenza.

Stefano Romboli – gruppo sociale Buongiorno Livorno