I Fossi di Livorno, da problema ambientale a risorsa cittadina


Nei giorni scorsi i nostri Fossi sono tornati agli onori della cronaca locale: non, come meriterebbero, in quanto attrazione storico/culturale tra le più belle di Livorno bensì, purtroppo, per il loro degrado.

Scavati per difendere l’antico Castello dalle incursioni nemiche, nei secoli hanno subito numerose modifiche, diventando canali adibiti al traffico commerciale tra il Porto e i magazzini sugli scali fino a diventare, oggi, parcheggio di innumerevoli imbarcazioni nonché pattumiera in cui lanciare i rifiuti del sabato sera.

Il problema della loro condizione è sotto gli occhi di tutti ma, nonostante questo, sembra che non ci sia l’intenzione – o la possibilità – di mettere in atto un programma di interventi volti alla loro cura generale.

Nel settembre del 1976 l’allora ufficiale sanitario del Comune di Livorno, Flavio Furbetta, pubblicò un interessantissimo volume intitolato I “Fossi” della città di Livorno e il problema del loro risanamento: il passato, condizioni nel tempo, condizioni attuali, linee direttive del risanamento (Livorno, Tip. O. Debatte). La sequenza degli interventi da attuare era, come possiamo leggere:

  • ricircolo forzato dell’acqua per mantenerla ossigenata: “secondo un principio di ordine generale, il sistema dei fossi è un qualche cosa di vivo, ha bisogno di ossigeno, nessun essere vivente può restarne senza”.
  • Eliminazione di tutti gli apporti inquinanti: “censimento, intercettazione ed eliminazione degli apporti luridi che scaricano più o meno abusivamente nei fossi”.
  • Pulizia dei fondali con costante manutenzione: “la quantità e sopratutto la qualità dei fanghi (e non solo) sui fondali compromette indiscutibilmente le acque sovrastanti e di conseguenza concorre allo stato igienico-sanitario di tutto il sistema”.
  • Regolamentazione dell’uso ai natanti: “la noncuranza che alcuni proprietari delle imbarcazioni riservano ai fossi, sversando carburante e prodotti chimici per la cura delle barche, provoca un tenue velo oleoso sulla superficie delle acque che impedisce lo scambio di ossigeno tra atmosfera e l’acqua”.

Dispiace constatare che, quarant’anni dopo, le problematiche individuate da questo lungimirante amministratore comunale sono ancora esattamente le stesse.

Certo, nel corso degli anni molti scarichi sono stati chiusi e deviati a fognatura: ma sappiamo che purtroppo la situazione non è ancora del tutto sotto controllo. L’attenzione ambientale relativa alle pratiche di rimessaggio dei circoli nautici è cresciuta, però non si può garantire, ad esempio, l’assenza di perdite accidentali di carburante; infine, purtroppo, la manutenzione dei fondali è tutt’ora assente.

Per quanto riguarda la circolazione forzata delle acque, grazie anche allo studio di Furbetta si individuò, al tempo, la possibilità di sfruttare il raffreddamento del ciclo produttivo della centrale Enel per il quale si utilizzava acqua marina che poi, tramite un sistema di pompaggio, veniva restituita ai fossi. Questa soluzione è stata in pratica l’unica vera azione concreta messa in atto e mantenuta fino a marzo 2015, quando la centrale è stata dichiarata definitivamente fuori servizio e ogni sua attività chiusa.

Per non incorrere in problemi igienici, che la stagnazione delle acque e l’aumentare della temperatura esterna provocherebbero, una decina di giorni fa l’Autorità Portuale di Livorno ha chiesto e ottenuto che le pompe Enel fossero rimesse in funzione. Senza dubbio questa non è né può essere la soluzione ottimale, per una questione sia economica (per mantenere accese le pompe l’Apl si impegna a pagare all’Enel decine di migliaia di euro ogni mese) sia più strettamente tecnica: le pompe attualmente disponibili, infatti, sono del tipo ad alta prevalenza (circa 500 kW di potenza l’una) e restano in funzione solo tra le sei e le otto ore al giorno, mentre siamo a conoscenza di un progetto redatto da Asa e Apl per la messa in opera di due nuove pompe a bassa prevalenza (circa 40 kW l’una) ma a portata elevata, che garantirebbero un maggior flusso delle acque 24 ore su 24. Il risparmio sarebbe enorme.

In attesa che questo progetto possa vedere la luce tutte le altre problematiche sopra elencate rimangono in sospeso.
Crediamo che questo sia un tema squisitamente trasversale, in quanto tocca vari ambiti: ambiente, urbanistica, salute, cultura, turismo. Per questo auspichiamo la promozione di un tavolo tecnico che metta insieme tutte queste professionalità per focalizzare le idee e definire un progetto globale di risanamento dei fossi cittadini accompagnandolo con la richiesta di finanziamenti Ue. In tal caso riteniamo fondamentale il coinvolgimento e la partecipazione di tutta la città al fine di integrare più visioni legate ai diversi tipi di utilizzo, coinvolgendo le diverse realtà di quartiere, associative, sportive, culturali e ricreative che vi si affacciano per la definizione di scelte realmente condivise per il sistema dei canali e dei fossi cittadini.

Il Direttivo di #BuongiornoLivorno