Ex Circoscrizioni: fra ritardi e contraddizioni


Il 26 maggio scorso la Giunta Comunale, con la delibera 252, ha licenziato il disciplinare di uso delle due sale ex Circoscrizionali, attualmente denominate Centri Servizio al Cittadino Nord (in Via Gobetti) e Sud (in Via Machiavelli).
Tale decisione finalmente regolamenta e rende fruibili le strutture ad associazioni e cittadini.
Il disciplinare specifica modalità di accesso, precludendo l’uso ad iniziative commerciali e a scopo di lucro oltre che a feste private, dettagliando le tariffe di uso e gli orari.

C’è però un passo che consideriamo un grave errore, sostanzialmente un’occasione persa per dare attuazione piena al concetto di sussidiarietà e di coinvolgimento dei cittadini attivi nella gestione dei beni comuni: “L’uso della sala è consentito anche in orario diverso rispetto all’orario di apertura d’ufficio (compresi festivi e prefestivi) con l’ausilio di un servizio di sorveglianza della struttura. Il costo del servizio di € 14/ora, oltre IVA, salvo successive variazioni, dovrà essere corrisposto direttamente dal richiedente al soggetto già incaricato dall’Amministrazione Comunale della sorveglianza della struttura”.
L’obbligatorietà della vigilanza non è comprensibile anche perché lo stesso disciplinare stabilisce che “il concessionario può essere autorizzato alla apertura e chiusura dei locali previa sottoscrizione di specifico verbale di consegna”.
L’uso della sala fuori dagli orari d’ufficio è il più logico e frequente nel caso di associazioni politiche e di volontariato, e il dover corrispondere un supplemento di oltre 20 €/ora rende di fatto non conveniente l’uso di queste sale rispetto a spazi privati, oltre al fatto di esternalizzare (ancorché parzialmente) l’ennesimo servizio pubblico.

Tuttavia l’aspetto più grave è il completo accantonamento del principio di assunzione di responsabilità del cittadino, organizzato in associazione. Questo contrasta frontalmente con la filosofia connaturata al concetto di Partecipazione, con la recente deliberazione consiliare (su esplicita richiesta del nostro Gruppo Consiliare) che ha accolto il Regolamento di Labsus sui Beni Comuni come riferimento per l’elaborazione di un analogo strumento Comunale.
Sebbene sia da considerarsi un primo passo verso la regolamentazione dell’uso dei beni comuni, questo documento si configura ancora una volta come un atto isolato, di poca efficacia se non inserito in un progetto generale.

Per quanto riguarda, ad esempio, gli immobili soggetti a possibile alienazione, come la Circoscrizione 3, sarebbe da fare una seria analisi economica, che vada a calcolare, a fronte del ricavo “una tantum” della vendita, quali sarebbero per il Comune i benefici economici derivanti da una messa a rendita, anche solo proveniente da un uso che sostituisca ed elimini la prassi del pagamento a terzi di affitti (per emergenza abitativa ed altri usi).

Anche in merito alla Circoscrizione 4, che si trova fuori dal piano di alienazione, cosa si aspetta a rimettere in uso il bene, magari tramite un processo partecipativo che coinvolga il quartiere Colline? Come sappiamo, è in corso un’iniziativa dal basso che ha messo sul tavolo la questione. Quando una struttura pubblica rimane aperta e fruibile per la collettività è sempre un bene.

#BuongiornoLivorno chiede con fermezza alla Giunta di riscrivere il disciplinare in questione, togliendo il passo indicato e affidando la completa responsabilità (anche in solido) ai cittadini e associazioni che utilizzano la sala, affrontando la problematica della gestione dei beni comuni in modo unitario e non frammentato.

Direttivo #BuongiornoLivorno