Nel marzo 2015, oltre alla variante, furono siglati i protocolli integrativi dell’accordo di Pianificazione Portuale, che avrebbero dovuto rivedere le aree urbane finite nell’area portuale. Fra il piano urbanistico comunale e quello portuale non vi era alcuna previsione complementare né diversificata rispetto all’ambito porto-città.
Le previsioni portuali hanno finito per “prevalere” su quelle della città, che ha bisogno di riappropriarsi di un dibattito che è importantissimo e non deve ricalcare vecchi schemi, che fino ad oggi ne hanno condizionato visione e progetti.
Per #BuongiornoLivorno sono almeno due gli aspetti da sottolineare. Il primo riguarda i benefici collettivi e la sostenibilità economica, sociale e ambientale, che devono essere i criteri guida per la rinegoziazione delle scelte, all’interno di un protocollo integrativo rimasto fino ad oggi nei cassetti; il secondo attiene la necessità di monitoraggio dei progetti e delle procedure già avviate, a partire dalla variante del 2015, affinché le istituzioni mantengano i loro impegni sul territorio in termini di investimenti promessi e di tempi di attuazione rispetto a piani urbanistici e piani di dettaglio.
Di seguito si propone il contributo dell’Osservatorio Trasformazioni Urbane poiché orientato nella direzione di fornire spunti di riflessione utili e condivisibili per quanto riguarda l’ambito porto-città e le sue potenzialità, nell’ottica di “diritto alla città” e di ripensamento di Livorno.
DIBATTITO IN PORTO
di Tommaso Tocchini
(Osservatorio Trasformazioni Urbane)
Non è un dato trascurabile che il percorso “di informazione, discussione e confronto” sia stato avviato dopo l’approvazione degli strumenti urbanistici che disciplinano i programmi ed i progetti di rilevanza oggetto di esame. Forse è per questo che durante i due mesi di dibattito si è manifestata un’apertura al confronto tra Autorità Portuale e Amministrazione Comunale, una situazione non registrata in fase di discussione del Piano Regolatore Portuale durante la quale vi era stato un duro confronto tra i due enti, conclusosi con una chiara supremazia dell’Autorità Portuale che si concretizzò con l’approvazione del piano senza alcuna significativa variazione rispetto all’assetto prestabilito; unica concessione fu un protocollo aggiuntivo, sul quale nessuna persona di buon senso aveva riposto speranza , giacché imponeva all’Amministrazione Comunale una missione impossibile nel programma di revisione del Piano Strutturale; la scomparsa del tema del Piano Strutturale dall’agenda del Comune lo ha poi dimostrato.
Questo dibattito quindi si è aperto con tutte le carte in mano all’Autorità Portuale. I progetti infatti risultano elementi invarianti e a rafforzarne questa loro valenza vi sono i bandi di gara per la realizzazione delle opere e, nel caso della Stazione Marittima, per la privatizzazione della Porto di Livorno 2000, bandi che fanno riferimento agli strumenti approvati e conseguentemente ai parametri in essi contenuti, in base ai quali si conformeranno le offerte. Qualsiasi variazione cambierebbe i presupposti della gara invalidandone i risultati od aprendo contenziosi, confronti e contrattazioni che portano sempre ad esiti controversi.
Comunque sia nell’incontro conclusivo sia l’Autorità Portuale che l’Amministrazione Comunale hanno dichiarato buoni propositi in merito alla possibilità di dare, in qualche misura, risposte alle osservazioni pervenute, essendo in corso la fase di elaborazione definitiva dei progetti, la cui approvazione coinvolgerà anche l’Amministrazione Comunale.
Nel merito le proposte, che sono state raccolte dalla responsabile del dibattito Sophie Guillain, in buona parte ricalcano aspetti che vennero già sollevati da vari soggetti (cittadini, gruppi, associazioni…) in fase di approvazione del Piano Regolatore Portuale, ed allora sistematicamente ignorati. Quindi non c’è altro che aspettare gli effetti auspicati dei risultati del dibattito sui progetti portuali e sul Piano Strutturale, anche se, date le premesse, la diffidenza è d’obbligo. Sarà quindi opportuno che al dibattito pubblico segua una fase di monitoraggio pubblico perché non si risolva tutto attraverso facili concessioni prive di sostanza.
Per questo si vuole mettere in evidenza alcuni punti fondamentali nella relazione tra città e porto, emersi anche durante il dibattito, che non possono essere ignorati poiché delineano un possibile nuovo contesto che induce ad un diverso approccio e ad una reale revisione del progetto della stazione Marittima. Questi sono legati principalmente al destino dei monumenti storici presenti nella zona e per questo sarebbe opportuna una riflessione più approfondita sul valore del patrimonio storico e monumentale, su come intervenire su di esso ed a chi affidarlo.
L’area urbana
Esiste un percorso storico articolato che verrebbe finalmente liberato attraverso lo spostamento del depuratore del Rivellino, che rappresenta la chiave di volta per la ricucitura urbana del centro storico, e che per questo dovrebbe essere sostenuta e supportata economicamente dal momento che una sua nuova collocazione in area industriale/portuale sarebbe anche funzionale alle stesse attività portuali. A questo merito si rileva però l’assenza di approfondimento di questa prospettiva.
Dal punto di vista urbanistico ciò aprirebbe la strada ad un recupero possibile del percorso mediceo delle fortezze e dei fossi e delle propaggini Leopoldine di Dogana d’acqua e San Marco.
Lo stato attuale vede infatti l’impossibilità di utilizzare il forte S. Pietro e gli edifici presenti al suo interno mentre con lo smantellamento degli impianti di depurazione ed il ripristino del canale interrato si presenterebbe l’opportunità di accesso e di utilizzazione di quest’area a funzioni della stazione marittima predisponendo l’area storica a diverse opportunità:
- l’ integrazione con il contesto delle nuove strutture museali e culturali, di cui ora stentiamo a prevederne felici prospettive, porterebbero beneficio in questo intreccio di destinazioni e prossimità.
- La riapertura della via d’acqua rappresenterebbe la porta naturale ai collegamenti sui percorsi d’acqua.
- La libera connessione delle mura lorenesi con le medicee aprirebbe la direttrice NE unendo al pentagono la Dogana d’Acqua, e creando le condizioni di un recupero dell’infelice intervento le cui finalità (PIUSS) sono state completamente disattese.
L’area portuale
La messa a disposizione di aree ed edifici urbani consentirebbe di diminuire il carico edilizio nell’area della Stazione Marittima ed in particolare di sottrarre la Fortezza vecchia ad uno sfruttamento intensivo quanto incongruo rispetto al valore storico testimoniale del monumento cittadino a cui andrebbe riservato un trattamento rispettoso che ne esalti le suggestioni e le caratteristiche storiche e testimoniali piuttosto che considerarlo contenitore prezioso di attività commerciali e promozionali che ne occulterebbero le specificità. In merito a questa situazione si sottolinea l’assenza critica o complicità della Soprintendenza.
La recente rivalutazione dei Silos granari, rispetto al puro valore volumetrico attribuitogli nel precedente strumento attuativo dal medesimo gruppo di progettazione, che è tuttora incaricato per la nuova versione della Stazione Marittima, offre un’altra opportunità da sfruttare. Durante il dibattito si è parlato di questo immobile di archeologia industriale e della possibilità di promuovere per il suo recupero un concorso internazionale, ma non si è mai evidenziato come, rispetto ad una qualsiasi soluzione possa uscire da questa iniziativa, di cui il workshop ha mostrato possibili suggestioni, quest’area possa cambiare completamente gli equilibri architettonici e funzionali del piano attuativo.
Quindi il mutamento dei presupposti da cui si parte per definire la zona della Stazione Marittima consentirebbe di operare quella simbiosi virtuosa tra città e porto che non veda l’area portuale replicare funzioni urbane, costituendo un’enclave in concorrenza, ma che possa creare le condizioni perché le funzioni di accoglienza vengano svolte prevalentemente dall’area urbana storica in quanto compatibili ad essa ed elemento di rinascita. La riserva di aree che si verrebbe a creare in ambito portuale potrebbe essere funzionale a creare quei servizi essenziali alla riqualificazione dei quartieri limitrofi come i parcheggi e le aree verdi.
Avverrebbe quindi uno scambio funzionale che porterebbe ad avvicinare i cittadini all’area ed alla vita portuale reale, esperienza che non si manifesterebbe se si mantenesse l’attuale cesura, o che si eserciterebbe solamente per la frequentazioni delle repliche concorrenziali (geniale!!! L’outlet al porto); porterebbe infine gli operatori portuali, i viaggiatori di transito, i croceristi, gli equipaggi a respirare subito l’aria della città storica ed a apprezzarne il reale valore.
Nota: si tralasciano le osservazioni su Porta a Mare, e gli approfondimenti su Silos e Fortezza Vecchia come sugli altri monumenti, per le quali si rimanda alla copiosa documentazione prodotta da OTU.
Tommaso Tocchini