L’idea nasce dalla mente dell’imprenditore Aldo Belleli di Mantova, che la suggerisce al sindaco di Livorno, Gianfranco Lamberti. Siamo agli inizi del 2002: pochi mesi dopo viene firmata l’intesa con la neonata società OLT, e il progetto viene presentato alla stampa come decisivo per dare ossigeno all’economia livornese.
Si parla di lavoro per il Cantiere Fratelli Orlando e per la piccola e media impresa locale, di capitali girati all’ex azienda municipale Asa per risollevarne le sorti, e si prospetta per i livornesi il vantaggio dei consistenti sconti in bolletta sul prezzo del gas. Viene soprattutto prospettata la metanizzazione della centrale Enel.
“Occupazione e gas gratuito per tutti”, queste le parole d’ordine.
Ma le migliaia di posti di lavoro, come per il Cantiere Orlando ai tempi della vendita ad Azimut, non sono mai arrivati. Un plauso particolare va ai sindacati che abboccarono all’amo e furono tra i maggiori sponsor cittadini a volere fortemente, con il PDS/DS di Lamberti prima e con i DS/PD di Cosimi poi, questo progetto.
Come in tutte le storie italiane di grandi infrastrutture, i tempi si dilatano in decenni. Il “Bombolone OLT”, autorizzato nel febbraio 2006, è costato circa 900 milioni di euro: tre volte tanto il costo iniziale previsto per entrare in produzione il 30 giugno 2011. Secondo i dati ufficiali ha iniziato il suo corso “commerciale” (quando il giro di soldi è enorme l’aspetto commerciale è già vincente…) solo il 20 dicembre 2013.
Il suo percorso autorizzatorio è stato contestato, fin da subito, solo dal Comitato No offshore di Livorno-Pisa, che ha trovato, nel corso degli anni, preziose alleanze in Greenpeace, Medicina Democratica e Forum Ambientalista e Movimenti Antagonisti livornesi e pisani. Ricordiamo, fra tutte, la manifestazione forse più riuscita: la grande marcia del 13 ottobre 2007 per dire No al Bombolone, che vide sfilare oltre 3000 cittadini da Livorno a Stagno e si concluse con un presidio fisso presso il cantiere della futura centrale a terra di arrivo del gas/offshore.
Le istituzioni hanno però continuamente ostacolato l’informazione ai cittadini e negato una loro partecipazione diretta alle decisioni, nonostante fosse (e sia ancora oggi) prevista dalla Convenzione internazionale di Aarhus. Ricordiamo che il referendum popolare consultivo, richiesto dai cittadini di Livorno nel 2003, fu negato due anni dopo dal Comune, che nel frattempo aveva modificato le norme dello Statuto comunale. Il comitato ha dovuto sudare sette camicie per avere i documenti relativi ad un progetto che li riguardava da vicino e, nel tempo, ha saputo tessere una serie di relazioni, anche a livello parlamentare (prima Verdi e Rifondazione Comunista, oggi il Movimento 5 Stelle), che gli hanno permesso di presentare numerosissime interrogazioni sia alla Camera che al Senato, ma anche in Commissione Europea. Purtroppo le interrogazioni non hanno mai minimamente mutato la posizione dei governi che si sono succeduti, da Berlusconi a Renzi (indelebile nella mente dei livornesi il ricordo delle manganellate prese durante la visita del Ministro Bersani alla Camera di Commercio di Livorno), tutti a sostegno dei rigassificatori.
Tre le parole d’ordine usate dal Comitato per informare la cittadinanza:
Inutile: Arriva gas anche da altre parti e quindi sarà sottoutilizzato. Non creerà posti di lavoro, salvo il trasferimento di personale OLT (con esperienza su piattaforme) e non ci saranno riduzioni sulle bollette, ma anzi il costo generale ricadrà sulla comunità.
Pericoloso: Sottoposto a perdite di gas infiammabile.
Dannoso: Preleva gas allo stato liquido e lo riscalda per farlo diventare gassoso attraverso delle serpentine, che utilizzano cloro, che poi viene riversato in mare con conseguenze dannose per l’ambiente.
I pochi fondi versati da OLT nelle casse dei Comuni interessati (che rappresentano una garanzia in caso di danno ambientale) ammontano a: € 200mila a Livorno, € 500mila a Collesalvetti, € 1 milione e mezzo a Pisa, € 2 milioni e mezzo alla Regione.
Oggi nessuno ne parla. Il Rigassificatore ci guarda da lontano, nell’indifferenza di tutti, compresa quella della Giunta Nogarin, che ha approvato un Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) dove il futuro del Rigassificatore rimane invariato, prendendo atto dello stato dei fatti, e non ponendo questioni in merito.
Buongiorno Livorno è nato, a contatto stretto con il Comitato No Rigassificatore, poche settimane prima che l’impianto OLT fosse ancorato in prossimità della Meloria. La politica si fa prima sul territorio e dopo nei palazzi, e la nostra forte opposizione al PD affonda le radici anche nelle vicende che hanno portato questo “regalo” alla città. Ci chiediamo se esista un modo per valorizzarlo o se sia possibile smantellare l’impianto, oppure se semplicemente dobbiamo abbinarlo al nostro orizzonte visivo e mentale, fare come gli struzzi e aspettare che scompaia. Buongiorno Livorno oggi vuole capire per quanto tempo i costi dell’impianto ricadranno sulla città e quale sarà l’ammontare dei fondi sottratti a reali interventi sull’economia locale. Perché gli investimenti sul territorio devono ricadere sulle persone sotto forma di ricchezza sociale, e Livorno ne ha bisogno.
Luca Benedetti
Direttivo Buongiorno Livorno