Rigassificatore a Livorno. Tra fallimenti, rilanci e preoccupazioni


Per uno strano caso del destino il 18 ottobre 2016, proprio mentre a Livorno si svolgeva il workshop sull’uso del Gnl nei trasporti marittimi, nel porto fluviale di Ludwigshafen, nel sud-ovest della Germania, gli impianti della società Basfs erano in fiamme, per via di un grave incendio propagatosi da una delle condutture che trasportano liquido infiammabile e gas dalle navi cisterna.
Mentre scriviamo le notizie non spiegano bene né la causa che ha provocato tale incendio né il tipo esatto di gas o liquido che era in transito nelle tubature, e non possiamo quindi stabilire un legame diretto tra questo incidente e le nostre preoccupazioni relative agli scenari di sviluppo prospettati nel convegno sui depositi Gnl di Livorno: quel che è certo è che la cosa fa pensare.
Sappiamo bene (tema di estrema attualità) che, nella nostra città, la qualità dell’aria è fortemente compromessa dalle emissioni navali del porto.
Sappiamo poi che le direttive emanate a livello europeo impongono un cambio di strategia energetica e promuovono l’utilizzo di carburanti meno impattanti (come nella direttiva Dafi, in cui si stabilisce che ogni paese dovrà adottare un documento strategico per i combustibili alternativi e le relative infrastrutture).
Sappiamo inoltre che sostituire gli attuali combustibili navali con il Gnl porterebbe a una riduzione quasi totale delle emissioni di ossidi di zolfo e azoto e di particolato nonché una riduzione di CO2 tra il 20 e il 25%.
Sappiamo infine che, anche a livello di sicurezza, si stanno emanando nuovi regolamenti, come l’Igf code che si propone di creare standard obbligatori internazionali per l’utilizzo di Gnl per la sicurezza delle navi, degli equipaggi e dell’ambiente (entrerà in vigore a gennaio 2017);
Ma nonostante tutto questo, tecnicamente ben raccontato durante il workshop del 18 ottobre cui accennavamo all’inizio, sono ancora troppi i punti interrogativi che permangono.
1. Ci è dispiaciuto constatare che all’appello delle istituzioni presenti al workshop, tra i delegati dei ministeri delle infrastrutture e trasporti e dello sviluppo economico, non sia stato contemplato anche un rappresentante del ministero dell’interno o, più specificatamente, del comando generale dei Vigili del fuoco, vale a dire le figure preposte a esaminare i progetti di installazione di nuovi impianti, soprattutto in chiave di prevenzione incendi. Ascoltare il loro punto di vista sarebbe stato molto interessante, dal momento in cui essere messi e tenuti al corrente dei rischi connessi agli impianti di questa natura è un elemento che dovrebbe essere valutato e conosciuto prima che accadano eventuali incidenti, e non vale solo per gli “addetti ai lavori” ma per l’intera cittadinanza, alla quale queste informazioni – che riteniamo debbano essere di pubblico dominio – interessano. O si deve far vedere, e raccontare, solo il lato positivo?
2. Lo scenario di sviluppo dei depositi Gnl nel porto di Livorno ruota tutto attorno all’utilizzo dell’impianto di rigassificazione Olt, tanto che, non a caso, i promotori dell’evento erano proprio la società Olt e la Capitaneria di Porto. Il “Bombolone”, però, si è finora rivelato un progetto semi-fallimentare, pagato in gran parte dalle tasche dei cittadini. Poterlo mettere a frutto in qualche modo forse potrebbe essere utile: ma è emerso che, a livello ingegneristico, per poter servire da punto di distribuzione alle metaniere che da lì si potrebbero spostare sia agli impianti di Livorno sia a quelli di tutto l’alto Tirreno, esso avrebbe bisogno di interventi di modifica: modifiche marginali, sì, ma che richiederebbero un paio d’anni. Anche ammettendo che sia una soluzione su cui puntare la domanda è: chi finanzierebbe questo investimento? Come recita un vecchio adagio “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina”.
3. Tutto il workshop del 18 ottobre si è incentrato sulle varie ipotesi di realizzazione degli impianti a terra, rispetto ai quali i progetti sono già solidi e in buono stato di avanzamento. Sul fronte mare, invece (bettoline da bunkeraggio, navi attrezzate per il cambio di carburante, eccetera), poco o nulla purtroppo è stato detto. Al tavolo dei relatori non erano presenti nemmeno rappresentanti degli armatori, pertanto la filiera logistica schierata era decisamente incompleta. Così, nonostante le direttive europee siano incentivanti anche su questo fronte, si rischia che gli sviluppi sul fronte terra procedano a una velocità diversa da quelli sul fronte mare, come è stato ben dimostrato, per esempio, in relazione alla banchina elettrificata di recente costruzione. Rischiamo il medesimo risultato?
A tutti questi dubbi, a tutte queste domande, vogliamo risposte chiare, esaurienti e in tempi brevi.

Direttivo #BuongiornoLivorno