Emergenza sociale a Livorno: serve cambiare l’assessore


Disoccupazione, emergenza abitativa, difficoltà a sopravvivere dignitosamente: la povertà a Livorno si fa sentire come nel resto del paese, anzi di più. Sono indispensabili politiche locali innovative e alternative all’austerità e ai tagli del sociale imposti dal governo e dall’Europa.
Nogarin nel 2014 ha affidato a Ina Dhimgjini l’assessorato al sociale, accorpando deleghe diverse e fondamentali: politiche alla casa, sanità, sociale, terzo settore. Se dopo due anni e mezzo la situazione non è migliorata, anzi è peggiorata, lo dobbiamo anche alla sua pratica decisionista, vincolata agli uffici e ai dirigenti, che non ha mirato a costruire un welfare “moderno”, che, attraverso il rapporto con associazioni e sindacati, vada incontro alla gente.
I dati infatti dimostrano che la situazione è in costante peggioramento.
Intanto a Livorno sono stati applicati tagli ad alcuni servizi basilari, legati ad associazioni e realtà del terzo settore, secondo logiche economiche e di “cesura” forzata con il passato, in odore di marketing politico ma privi della progettualità indispensabile per affrontare un settore così delicato. Il recente bando per le case famiglia ne è un esempio.
Dopo diversi proclami, manca ad oggi una scelta politica sugli immobili occupati delle ex circoscrizioni di proprietà comunale, così come sulla Torre della Cigna, che potrebbe essere acquistata e destinata, almeno in parte, all’emergenza abitativa. Non siamo a conoscenza di progetti sugli immobili dello Stato passati al Comune (federalismo demaniale) e sulla possibile requisizione di immobili vuoti e inutilizzati (ad esempio di proprietà di banche e compagnie assicurative), a seguito alla mozione approvata in Consiglio Comunale.
Un anno e mezzo fa avevamo dichiarato la grave carenza dell’Amministrazione e dell’Assessora sul fronte sanitario, specie sul Presidio Ospedaliero, il cui deterioramento rischia di riportare sul tavolo l’idea, bocciata dai Livornesi, di costruirne uno nuovo a Montenero Basso. Chiedemmo che la delega alla sanità venisse separata, vista l’urgenza di incalzare la Regione con un nuovo progetto di riqualificazione, ma anche con il rimpasto estivo della Giunta, Nogarin non ha dimostrato interesse a separare la delega alla Sanità e dare slancio a una delle questioni più importanti per la città, l’Ospedale, che resta per ora solo terreno di scontro fra M5S e PD.

Invochiamo un cambiamento, come già espresso dal nostro consigliere Marco Bruciati, anche perché pensiamo che sia del tutto inopportuno lasciare in quel ruolo chi ha dimostrato, nell’affrontare aspetti così delicati e problematici della vita cittadina, di non accettare il minimo confronto con chi rappresenta i lavoratori e le realtà coinvolte. Livorno ha bisogno di nuovi patti sociali e una progettazione sanitaria di largo respiro, da costruire attraverso il confronto e, perché no, lo scontro dialettico, ma impossibili da progettare nella logica autoreferenziale, che sembra congenita al movimento pentastellato.
Al sindaco Nogarin e alla sua maggioranza chiediamo di invertire la tendenza, attraverso una gestione diversa dell’emergenza sociale e dei bisogni sanitari, che miri a risposte alternative rispetto a quanto portato avanti fino ad oggi con l’assessora Dhimgjini.

Direttivo Buongiorno Livorno