Livorno Calcio: una storia indelebile da valorizzare


Si è aperta ieri la mostra “Bel colore di nostra divisa”, allestita ai Granai di Villa Mimbelli, e organizzata dal Comune, dal Centro di Coordinamento Club Livorno e dal Livorno Calcio: è una raccolta di memorabilia amaranto (maglie, bandiere, fotografie, programmi di stadio, articoli di giornale, biglietti etc.), arricchita con il contributo di molti appassionati che hanno prestato oggetti in loro possesso.

La visita, almeno per gli appassionati, regala emozioni forti.
Attraverso la vicinanza agli oggetti si apre la porta dei ricordi: le vittorie e le sconfitte, le trasferte, gli acquazzoni e il freddo sugli spalti, il sole dei ritiri e del precampionato. Ognuno di noi che ha vissuto momenti collegabili a ciò che vede esposto li rivive, in un certo senso; allora ecco che accosti la dimensione personale, la vita che scorre con i suoi appuntamenti e scadenze, agli accadimenti del campo e della squadra. Sono come due binari paralleli che non si incontrano all’infinito ma, contraddicendo la proprietà geometrica, si intersecano continuamente.

Capita di incontrare Renzino Melani, con suo fratello Franco, capita di salutarli, di stringer loro la mano e fare i complimenti, a distanza di 33 anni, per quella stagione formidabile (promozione in C1, nessuna sconfitta, 7 reti subite in tutto il campionato).
A quel punto la porta dei ricordi si apre per il Mister, e inizia un flusso di aneddoti che ti fa capire quanto questa maglia amaranto, questa società, questa città sportiva, sia in grado di affascinare e di impiantarsi nella mente e nel cuore di chi sia disposto e si lasci andare. Renzo Melani parla del Livorno come se si fosse alzato ieri dalla panchina dell’Armando Picchi.

Retorica, forse. Però è una situazione che molto spesso si può verificare (e si è verificata): basta considerare quanti ex calciatori amaranto hanno scelto di stabilirsi in città, dopo il termine dell’attività agonistica.
Tornando alla mostra, l’intento dichiarato dagli organizzatori è quello di considerarla come “un primo passo verso un possibile “museo” storico della gloriosa società”. Intento lodevole che rischia però di portarci verso l’ennesimo coriandolo culturale e di costume, staccato dalla realtà sociale e sportiva livornese.
Ben venga, in ogni caso, un luogo in cui rivivere la nostra passione amaranto: se si realizzasse in un quadro organico di proposta culturale e formativa con il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche e (perché no) di offerta turistica sarebbe ancora più bello.

Gruppo Sport #BuongiornoLivorno