Alienazioni contro l’interesse pubblico


Il Piano delle “alienazioni e valorizzazioni”, sarà discusso domani, giovedì 6 luglio, in commissione consiliare congiunta seconda e quarta, sia per gli aspetti patrimoniali e le stime dei beni da porre all’asta, che per le verifiche urbanistiche, in vista dell’ennesima variante. Il piano contiene un lungo elenco di complessi immobiliari di pregio, posti in zone di valore paesaggistico e storico, sia centrali che collinari, ma anche nei quartieri periferici, edifici, appartamenti, terreni liberi in ambito urbano, terreni boscati e a seminativo in ambito collinare. Un patrimonio variegato e diffuso sul territorio che l’amministrazione intende vendere a privati, molti dei quali confinanti con le proprietà comunali stesse, attraverso un’operazione che comporta la perdita di oltre trentamila mq di aree destinate a servizi, e di immobili storici e importanti per l’identità dei quartieri come l’ex circoscrizione 3, l’ex Cecupo, casa Firenze; cui si aggiunge un insieme sparso di piccoli terreni ed immobili, non per questo meno importanti.
Gli aspetti di tecnica urbanistica estimativa con cui tutta l’operazione viene proposta presenta forti criticità – assenza di valutazione strategica, errori riguardanti la contabilità degli standard urbanistici non calcolati sugli abitanti insediabili e sul costruito dal 1998 ad oggi, mancanza di strategia di valorizzazione e tutela dei beni significativi etc.. – elementi già emersi nelle precedenti commissioni e da ribadire.
Il tema centrale qui è la gestione del territorio, in quanto atti amministrativi come l’alienazione e la variante urbanistica, riguardano la trasformazione di un patrimonio collettivo, diffuso nel territorio comunale, che è da considerarsi Bene Comune, che appartiene a tutti i cittadini, che hanno il diritto di incidere nelle decisioni.
Con l’abolizione delle circoscrizioni sono venuti a mancare i luoghi fisici della partecipazione e nessun organo territoriale è stato ancora messo a punto per garantire un livello di discussione dal basso con chi vive quotidianamente la città su temi di rilevanza politico-gestionale come l’urbanistica, la mobilità e tanto altro.
E’ evidente come il Piano Alienazioni e la variante urbanistica abbiano con effetti a breve-medio e lungo termine e che data l’importanza e l’interesse collettivo in gioco, una o più commissioni consiliari siano del tutto insufficienti a garantire la partecipazione di tutte le componenti sociali e culturali, ma anche economiche che devono essere protagoniste di uno strumento del genere. Mentre l’unico criterio, quasi prevalente, con cui il Comune si rivolge ai privati sembra essere la rendita di posizione fondiaria, non sufficiente a dimostrare la necessità di alienazione nè a garantire un uso equo ed equilibrato delle risorse pubbliche.
Ovviamente non siamo disposti a perdere definitivamente il patrimonio pubblico oggetto della variante in virtù di una contabilità economica e urbanistica decisa dall’alto.
L’alienazione eventuale dovrà passare da regole del tutto differenti, che evitino l’impoverimento del territorio e tramite le quali ribaltare il processo decisionale, integrando in modo partecipato, aperto e trasparente i contributi dei cittadini e delle realtà sociali ed economiche, evitando forme di contrattazione basata su rendite di posizione e privilegi acquisiti. Solo così la leva urbanistica e patrimoniale può dare vita ad un buon strumento in grado di produrre ricadute positive in termini di lavoro, cultura, spazi sociali, qualità ambientale e di attrarre popolazione giovane disposta a vivere e investire sul territorio.
Ben vengano gli strumenti in grado di difendere la priorità dell’interesse pubblico nell’amministrazione dei Beni Comuni Urbani, come il regolamento di amministrazione condivisa e le iniziative legate alla costituzione di organi territoriali partecipativi, come l’urban center e i progetti partecipativi, ma occorre che siano in grado di ridisegnare le istituzioni e operare un ribaltamento del processo decisionale. In assenza di tale cambiamento, che riteniamo prioritario, la variante e il Piano delle alienazioni dei beni comuni non possono che essere sospesi, proprio per la mancanza di una partecipazione collettiva alle decisioni sulla gestione della città.

Simona Corradini – Direttivo Buongiorno Livorno