Gabriele Baroni è un amico che vive a Barcellona. Ecco una sua testimonianza di ciò che è successo ieri.
Elicotteri, sirene, grida, barricate, mancava solo la pioggia. No, ieri c’era anche quella. Ci sono i ragazzi, belli e così forti, le famiglie attrezzate per stare ore e ore in coda per poter votare, da lontano arrivano a piedi con l’aiuto delle mazze anche i primi anziani. Commuovono solo a vederli, con la loro andatura irregolare e il vestito quello bello, quello che si mette per le cerimonie importanti per intenderci. Intorno c’è tanta polizia, la polizia dei buoni e la polizia dei cattivi. La polizia dei cattivi spintona via la polizia dei buoni, la gente inizia a gridare sempre più forte e una donna dice al figlio: “Se la polizia carica riporta il papà a casa”. Sono le dieci del mattino, io non volevo essere qua, non volevo vedere, sentire, arrabbiarmi. Io, a essere sincero, neanche capisco questo referendum, lo trovo fuori dal tempo e dallo spazio. Non sappiamo neanche se il pianeta Terra arriverà ai prossimi 100 anni e qua si pensa a dividerci in contee, quartieri, palazzi. Tutta energia che poteva essere usata diversamente. Dovremmo iniziare a pensare a un altro modello sociale più equo e sostenibile, dovremmo pensare a diventare una comunità di essere umani e gestire le imminenti minacce nucleari, che senso ha oggi pensare solo a quanto è bello il proprio giardino? Maledetto vile sporco denaro. Mi allontano dalla scuola Cervantes, passeggio sotto la pioggia, sotto le bandiere indipendentiste, sotto i cartelli del Sì. Cammino per smaltire gli antibiotici e far passare l’amarezza che mi porto dentro. La domenica è grigia, Barcelona è triste, vorrei stringerla in un abbraccio e dirle di non aver paura. Ritorno verso la scuola, la coda delle persone in attesa è impressionante, passano due furgoni della Guardia Civil e qualcuno a bordo sventola la bandiera spagnola. È sempre un noi contro loro, il bianco contro il nero, il nord contro il sud, i sì contro i no, i giusti contro gli sbagliati, i ricchi contro i poveri e tutto questo mi disgusta. Mi devo essere soffermato troppo a pensare perché senza rendermene bene conto la Guardia Civil si sta introducendo nella scuola, le donne vengono scaraventate a terra come sacchi della spazzatura, i ragazzi picchiati e gli anziani vengono portati via quasi in lacrime. Votarem! Votarem! Si alza un grido che mette i brividi, la Guardia Civil si porta ancora addosso l’odore della dittatura franchista. Allora “vaya a la mierda” qualsiasi sia il mio pensiero a riguardo di questo fottuto referendum. Grido: Votarem! Votarem! Votarem! Votarem! Votarem! Votarem! …