Il passo indietro


La vicenda che stiamo vivendo in Italia costituirà un fatto molto pesante che segnerà la vita politica pseudo democratica del paese e dell’Europa.

Non è tutta colpa dell’Italia perché è solo l’ennesima riprova, più chiassosa e più pesante sul piano istituzionale, di una insofferenza della popolazione contro le metamorfosi che il mondo globalizzato ha avviato.

In molti intravedevano che sarebbe andata un po’ a finire così e iniziarono la protesta che venne annichilita dalle forze di polizia volendo ridurre certe componenti critiche a puro e semplice ordine pubblico da gestire. Non era proprio come volevano fosse e oggi ne dobbiamo prendere atto. La protesta infatti ha dato il suo sfogo sul piano istituzionale nelle varie ultime fasi elettorali: tra referendum e elezioni, sia politiche che amministrative. L’insofferenza ha cancellato completamente i partiti di massa e messo sotto pressione i media.

In tutto questo gioco delle parti la protesta intelligente e forte come l’acqua ha trovato la sua via da percorrere non passando da sinistra ma insinuandosi in quella che è più identificabile con la destra. Abbandonando la concezione internazionalista tipica della sinistra è andata a convincersi del ritorno alla nazione nel momento in cui non è più nelle cose istituzionali comunitarie e internazionali. Gli indicatori di borsa iniziano così a svolgere un ruolo di percettore degli sviluppi delle situazioni politiche. Quindi lo Stato è legato ad un sistema più ampio e non può più svolgere il ruolo di Governo.

Anche per questo la democrazia non ha più legami con l’insieme delle teste e del territorio che dovrebbero animarla.

Con quanto sta accadendo spero che anche le persone più inclini a credere di vivere in una democrazia sostanziale si ravvedano e capiscano che era solo un’illusione. A Mattarella è toccato il compito di togliere il lenzuolo bianco dalla statua della democrazia. Una scultura incompleta che rischia di esser gettata via per la sua deformità. Chi gestirà la protesta rimanendo nell’alveo della pace sociale? Non queste teste, Salvini come Di Maio né Cottarelli, ognuno di loro ha già dato prova di sé e non è all’altezza di coniugare pace e espansione economica secondo parametri differenti. Nessuno ha un piano di organizzazione efficiente dell’utilizzo della forza fisica e intellettiva sulla nostra bella penisola.

Spero che la protesta non prenda la via violenta se non altro perché non c’è chiarezza sul cosa fare, non c’è un piano ben definito per cui valga la pena combattere contro gruppi umani quanto noi. Spero anche che questo piano se lo costruisca la mia sinistra tenendo conto della metamorfosi e dei tempi in cui viviamo, utilizzando intelligenza, studio e fantasia.

Maurizio Coppola
Gruppo Economia e Lavoro Buongiorno Livorno