Buongiorno Livorno in questi anni ha sviluppato e approfondito le necessità e le prospettive di un nuovo modello di welfare, a livello locale e nazionale. I pilastri su cui costruire sono il reddito di base, il mutualismo e i beni comuni. Mentre per gli ultimi due è possibile immaginare e costruire pratiche e percorsi a partire dal territorio, in chiave municipalista, per il primo è necessaria una volontà politica e una legislazione nazionale. È tuttavia giusto e necessario diffondere consapevolezza e favorire il necessario cambiamento, cominciando a mettere in discussione dogmi e certezze sulle quali si basano ancora scelte e indirizzi politici non più adeguati a corrispondere alle esigenze diffuse e alle trasformazioni. Il lavoro viene ancora considerato la leva per rilanciare la produttività, la domanda, i consumi in un ciclo capitalistico che lo ha dapprima precarizzato e poi occultato. Ma ammesso che sia possibile ristabilire la centralità del lavoro salariato si rischia di continuare a a perdere di vista la libertà dei soggetti. Scavare buche e ricoprirle, oppure obbligare una persona a seguire i programmi delle politiche attive per ottenere in cambio un reddito, sono politiche del dominio, non della liberazione. Dicono che l’automazione cancelli il lavoro, ma noi lavoriamo sempre più e peggio.
nella rivoluzione digitale il problema non sono i robot, ma il riconoscimento della forza lavoro. La forza lavoro è di tutti, di ogni individuo e di tutti i popoli, va protetta e liberata, reinventata, curata e inclusa. Il suo diritto all’esistenza va reso effettivo attraverso il reddito di base universale, la libertà di parola e espressione, la libertà dal bisogno e dalla paura, l’amore verso di sé, degli altri e per la futura umanità. Il reddito di base è il terreno di battaglia politica e deve assumere un ruolo centrale e prioritario per un nuovo modello di welfare, per il diritto alla scelta del lavoro e per sviluppare processi di libertà. Un reddito di base incondizionato dai ricatti del lavoro: anche per questo le proposte sostenute e in parte realizzate in Italia non vanno nella giusta direzione e sono condizionate e limitate dal paradigma del workfare. In fondo il Reddito di inclusione varato dal Governo Gentiloni e difeso dal PD non è così distante dal cosiddetto Reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle, anzi.
Ne parleremo con Roberto Ciccarelli, filosofo e giornalista. Scrive di lavoro, tecnologia e economia ed è autore di numerosi saggi. Attraverso la presentazione del suo ultimo libro “Forza lavoro – il lato oscuro della rivoluzione digitale” (Derive Approdi, 2018) avremo l’occasione di fare un viaggio alla scoperta di un continente piuttosto antico, quello del lavoro, eppure nuovo. Da Google a Amazon racconta la genealogia dei lavori autonomi e indipendenti. Ciccarelli ci guiderà in una storia unica e soprendente, mostrandoci cosa hanno in comune il freelance, l’imprenditore di se stesso o lo startupper nell’economia della condivisione e nella gig economy. La domanda chiave non è che cos’è il lavoro, ma la più concreta, e potente: cosa può oggi una forza lavoro? E cosa possiamo fare, oggi, per favorire il diritto alla scelta del lavoro e per garantire le minime sicurezze sociali e economiche? Introduce e coordina Stefano Romboli, vicepresidente e referente del gruppo sociale di Buongiorno Livorno. Giovedì 7 giugno alle ore 17,30 presso Feltrinelli in via Di Franco 14
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