L’asfalto nero e le scarpe di gomma in estate, una tragedia che si poteva evitare.


L’area della Bellana, su cui intendiamo soffermare l’attenzione, è stata realizzata in applicazione della cosiddetta normativa “extra oneri”, prevista dal Nuovo Codice dei contratti pubblici.
Nella caso della base nautica della Bellana, si legge, la Soc. Porta Medicea s.r.l, ha infatti manifestato «la propria disponibilità ad eseguire le “opere a terra” secondo le modalità previste dall’art. 20 del D.Lgs. n. 50/2016, subordinando la stipula della convenzione alla definitiva approvazione da parte del Comune della variante al Piano Particolareggiato Porta a mare-Officine storiche…».

Tralasciamo le opere a mare, che insistono nello specchio acqueo che l’attuale amministrazione vorrebbe infrastrutturata a porto turistico, e prendiamo in esame il risultato delle cosiddette opere a terra. Che cosa abbiamo? Uno spazio enorme, fronte mare, con un’area pedonale e qualche panchina, adiacente alla strada carrabile, il tutto completamente nero: una distesa di asfalto, privo di verde (che c’era) e di qualsiasi arredo urbano, impermeabile e surriscaldabile. L’intenzione di liberare il controviale dalle auto era buona ma la sua realizzazione ha cancellato i parcheggi, senza peraltro renderlo ciclabile, regalando alla città l’ennesima colata di bitume & cemento: sarebbe stato necessario, invece, utilizzare materiali alternativi, di colori diversi dal nero, meno impattanti sul paesaggio costiero.
C’è poi l’aspetto della partecipazione dei cittadini, poiché parte dell’area era stata oggetto del processo partecipativo sulla Porta a Mare: un percorso per molti tratti condizionato e sterile dato che tutto il comparto Porta a mare e Bellana, insieme allo Scoglio della Regina, erano di fatto già decisi, sia per le scelte urbanistiche segnanti del progetto “Stu Porta a mare”, ulteriormente aggravate dal nuovo Prp, su cui il M5S non ha esercitato alcun tentativo di revoca, Prp che ha prodotto quella competenza “allargata” dell’AP sulle aree del fronte porto-città.
Entro una cornice così critica e precaria dell’urbanistica municipale le realizzazioni del privato non possono a nostro avviso compensare o risarcire i danni socio-economici di 15 anni di urbanistica contrattata.
Appare difficile inoltre decifrare “l’interesse pubblico” di tali operazioni “marginali”, a fronte di un comparto come quello Porta a Mare-Bellana, visibile in tutta la sua inefficacia sociale ed economica, al punto che i lavori su comparto Officine ed ex Lips sono in alto mare e forse in attesa di ulteriori proroghe.
Quando, d’estate, ci si trova a camminare accanto al mare su una distesa di asfalto nero che ribolle, è chiaro che bisogna assolutamente modificare qualcosa.

Come BL siamo convinti di due cose: che l’ente municipale debba esercitare maggiormente il proprio potere d’indirizzo, per evitare di restare vittima di meccanismi e automatismi in cui sono i privati, proprietari di interi comparti strategici, a orientarne le azioni, con pessimi risultati, e che si possa e si debba coltivare la bellezza, il verde, la vivibilità, la socialità, perché la nostra città non merita simili discutibili interventi.

Tavolo Urbanistica e Ambiente Buongiorno Livorno