La sconfitta del centrosinistra a Pisa era annunciata da tempo ed è lo stesso centrosinistra, toscano e nazionale, ad esserne fortemente responsabile. La propaganda, la destra, e la politica di corto respiro, arrivano quando la dimensione municipale è debole, senza risorse ma anche senza capacità di innovazione. Sul territorio pisano il calo dell’occupazione e dei redditi, anche per la fascia di lavoro specializzata, si è fatta sentire assieme alla questione del riassetto urbano. Dall’inizio della crisi il centrosinistra toscano si è trincerato nel nucleo centrale della Regione in termini di distribuzione delle risorse e di potere, con la legge sul voto regionale che accentra la rappresentatività nell’area fiorentina, e con un modello di sviluppo, tutto orientato all’export, che lascia la parte ovest sostanzialmente al proprio destino. Con queste scelte il disastro elettorale era solo questione di tempo e così è stato. Poi ci sono le scelte del centrosinistra nazionale che dal 2011 al 2017 ha votato 40 miliardi di tagli agli enti locali, deprimendo economie territoriali, innovazione e coesione sociale.
Pisa, al netto di una classe dirigente di “sinistra” da corporazione medievale, si è trovata così sotto pressione per dinamiche di spostamento di risorse regionali e nazionali. La città ne ha risentito e ne hanno approfittato le forze che giocano sul consenso legato alla ricerca del capro espiatorio nella crisi. Immigrazione e cosiddetta microcriminalità, da questione ordinaria di governo, diventano emergenze spettacolo e quindi fonte ossessiva, quasi unica, di consenso elettorale. Insomma, dopo la crisi materiale e l’impoverimento diffuso del territorio, non sono arrivate le soluzioni ma la propaganda ossessiva. Con tanto di avvenuta separazione di interessi, come se fossimo negli Stati Uniti di Mississipi Burning, tra strati sociali subalterni bianchi e neri. Come se l’interesse a un nuovo sviluppo sociale sui territori non fosse comune.
Da Pisa a Livorno il passo è breve. Anche in termini elettorali. Lo diciamo con chiarezza: il disastro pisano, di cui siamo dispiaciuti, a Livorno può essere evitato. Non solo perché il Movimento 5 Stelle, dopo aver disatteso in quattro anni le istanze della sinistra che era stata parte determinante nella vittoria elettorale del 2014, non ha più la credibilità necessaria per essere rieletto. Ma anche perchè la Lega può essere battuta da qualcosa di nuovo. Da un soggetto che raccolga le energie, che ci sono, di una città che può avere un futuro ben diverso da quello lugubre prospettato dai cloni di Salvini.
Certo, niente è facile, ma per fare questo devono essere raggiunte alcune condizioni:
1) Focus di campagna elettorale e programmi sul rilancio dello sviluppo economico dei settori tradizionali della città e di quelli innovativi, in modo da togliere spazio ai temi spettacolo su cui punta la propaganda di destra.
2) Niente solisti, evitando l’effetto perdente Pisa, con sette liste di sinistra, ma un cartello inclusivo, moderno.
3) Niente intergruppi, dove dominano i veti e sgomitano le personalità, ma mobilitazione comune alla costruzione di un dispositivo di marketing politico dal basso, che contrasti la vera arma della destra: la propaganda.
4) Last but not least. Il PD, se ci tiene a Livorno, deve fare il regalo di non presentare il proprio simbolo alle amministrative. Presentarlo è attirare i piranha elettorali assetati di facili bersagli, e far vincere in automatico la Lega. In un altro contesto, a Palermo, Leoluca Orlando ha capito che il PD non poteva presentarsi. Il partito democratico lo ha assecondato con intelligenza, e ora la città siciliana ha sicuramente un governo migliore.
Molti, e ci fa piacere, dicono che quest’autunno vorrebbero presentarsi alle elezioni “come Buongiorno Livorno”. Bene, vuol dire che abbiamo seminato qualcosa di positivo. Visto che Buongiorno Livorno siamo noi una cosa la possiamo dire: un candidato che fa un po’ di spettacolo, qualche post e qualche dichiarazione sulla stampa, interpretazione distorta del modello BL, non va da nessuna parte. BL si è sviluppata ben oltre la scadenza elettorale del 2014, perché è un lavoro collettivo in ottica municipalista. E come soggetto collettivo e inclusivo ci ripresentiamo alla politica cittadina. Se questa risponde positivamente la lugubre Lega è sconfitta in partenza.
Direttivo Buongiorno Livorno