Serve andare oltre il “suprematismo morale” di una parte di sinistra sempre più minoritaria che considera il resto del mondo disumano e che pensa di detenere in esclusiva intelligenza e umanità, negandole alla stragrande maggioranza di cui ha perso, da tempo, connessioni e credibilità.
Chi si trova in questo momento a governare l’Italia – piaccia o no – riesce a sfruttare una sintonia soprattutto mediatica, rivolgendosi a un’Italia fin troppo reale, impoverita e incattivita, bisognosa di sicurezza. Ci troviamo davanti a una sostituzione di rappresentanza sociale che sta colmando i vuoti che da almeno due decenni la sinistra ha lasciato. Una situazione che nasce da una lunga incubazione sociale e politica: la prima per le trasformazioni che hanno rotto i muri divisori di classe, culture e appartenenze e la seconda perché il superamento di destra e sinistra è stato teorizzato e praticato anche dalla stessa sinistra. Impoverimento costante, erosione delle garanzie delle sicurezze sociali, precarietà e stagnazione permanente, perdita di prospettive credibili per le generazioni più giovani: il centrosinistra che continua a essere invocato con poca fantasia e scarsissima credibilità fa parte pienamente di quella politica percepita dalla maggioranza degli italiani come responsabile di questa graduale quanto inesorabile discesa agli inferi.
Revisione della Fornero e della “Buona Scuola”, proposta del reddito di cittadinanza, un progetto alternativo di Europa e un diverso modello di accoglienza erano provvedimenti che dovevano essere al centro delle agende politiche della cosiddetta sinistra. Tacciare gli avversari di razzismo, di fascismo – specie quando poi diverse misure e proposte realizzate e sostenute nel recente passato presentano tratti ambigui e non del tutto immuni da quelle stesse critiche – non porta consenso e anzi rischia di portare acqua agli avversari politici, che meglio incarnano un populismo come “periferia interna” che pesca le proprie pulsioni da inconsci collettivi dove si annidano e sono coltivate oscure paure, frustrazioni rimosse, perdita di coscienza di sè che proiettano sull’altro – straniero in primis – i propri terrori ancestrali.
In un periodo storico dove la popolocrazia sembra farsi largo in Italia come nel resto del mondo chi sostiene e promuove valori e principi di sinistra (solidarietà, giustizia sociale) non ha appeal e viene considerato ipocrita e non credibile, estraneo o nemico. Eppure i temi come la convivenza e la mobilità delle persone, la politica delle entrate e la distribuzione del reddito sono tre pilastri fondamentali di una idea moderna dello stato e della società. In una società come l’attuale caratterizzata da uno sviluppo sempre più insostenibile e generatore di disuaguaglianze e disagi sociali cresce l’esigenza di garantire reddito, servizi sociali, qualità della vità individuale e collettiva, tutela dell’ambiente naturale e urbano. Senza la presunzione di avere la verità in tasca come Buongiorno Livorno rivendichiamo studi, approfondimenti e progetti portati avanti in questi anni, cercando di calibrare sul nostro territorio soluzioni e prospettive. Un lavoro realizzato da chi in mezzo alla gente ci sta e ci lavora, tutti i giorni da molti anni, attraverso i propri impegni ed attività. Da sempre BL porta avanti un diverso modo di fare politica, non in “nome delle persone” ma attraverso le persone, rendendole protagoniste. La nostra proposta non può che essere municipalista, partendo dalle prossimità, dal quotidiano. Facendo politica sul territorio, nel luogo della comunità per cambiare concretamente e quotidianamente la vita di ciascuna persona. Le città sono lo spazio cruciale della politica di questo secolo e rappresentano una prospettiva di trasformazione delle paure in speranze, ricostruendo la politica democratica dal basso attraverso pratiche cooperative e mutualistiche.
Per questo ci interessa andare oltre le alchimie politiche e le somme di potenziali voti sulla carta, andando ben oltre l’assemblaggio di minoranze e monoculture. Non siamo interessati a presidiare il 3-4 per cento perché non ci basta e non abbiamo l’obiettivo di autoconservarci.
Consapevoli del fatto che non siamo autosufficienti e che l’autoreferenzialità sia un virus da debellare sempre, soprattutto in politica, abbiamo l’ambizione di contribuire a costruire una confluenza, un mosaico dove unire tessere oggi sparpagliate a sinistra (e non solo), partendo dal nostro lavoro svolto in questi anni e dalle nostre proposte, per una Livorno che debba decidere il proprio destino senza essere eterodiretta e pilotata dall’alto dalle segreterie e dai guru nazionali. Lo smarrimento e la cattiveria del nostro presente si combattono nelle nostre strade parlando con le persone in carne e ossa con le quali ci incontriamo e confrontiamo.
Stefano Romboli – Buongiorno Livorno