Quando la “Buona Scuola” è una cattiva maestra 1: alternanza Scuola-Lavoro a Livorno


Quando la “Buona Scuola” è cattiva maestra. Un focus per riflettere sul valore della buona scuola e in particolare sulla pratica dell’alternanza scuola-lavoro. Un percorso in cui il nostro Davide Vicari, membro del direttivo di BuongiornoLivorno, ha intervistato chi la scuola la vive sulla propria pelle come studente, insegnante, genitore o “datore di lavoro”. Scriveteci per segnalare la vostra esperienza.


Pietro, studente di Economia, dell’Università di Pisa, ci descrive l’esperienza di “Alternanza Scuola-Lavoro” avuta alle superiori, che tra un fascicolo e l’altro da riordinare pensava a quel “tempo scolastico” perduto che nessuno gli avrebbe mai più potuto restituire…

Davide: Dove hai svolto “l’Alternanza Scuola-Lavoro”? Che mansioni hai svolto?

Pietro: Ho fatto questa esperienza, per me molto negativa, in una compagnia assicurativa di Livorno, tra Maggio e Giugno 2016, per due settimane. A quanto detto dalla scuola dovevo andare in quel determinato luogo per imparare ed avvicinarmi al mondo del lavoro, nello specifico quello assicurativo. Quindi svolgere determinare pratiche assicurative, d’ufficio, e soprattutto affiancandomi lavoratori esperti che svolgono quelle mansioni tutti i giorni. In realtà già dal primo giorno siamo stati “affidati” ad un signore di veneranda età, che svolgeva come unico incarico quello di riordinare l’archivio cartaceo dell’istituto, e che abbiamo prontamente sostituito a tempo pieno nello svolgimento di quella mansione. Io ed il mio compagno abbiamo pensato che tale compito fosse una cosa temporanea, per poi immetterci nel circuito d’ufficio vero e proprio, in realtà siamo stati due settimane ad ordinare questo archivio, in una stanzetta molto piccola, ma con un numero infinito di fascicoli messi in disordine.

D: Quindi fondamentalmente hai svolto una pratica che, con tutta probabilità, sapevi già fare in precedenza, e soprattutto una pratica desueta, dato che ormai il mondo va verso l’archiviazione tecnologica…

P: Si, oltre a tutto questo la cosa fondamentale è che sono venuti a mancare i patti presi tra scuola e impresa, sinonimo del mal funzionamento di questo rapporto! I datori di lavoro non ci hanno minimamente preso in considerazione dal punto di vista umano, non ci hanno mai spiegato o fatto vedere qualcosa riguardante il “funzionamento reale” dell’assicurazione e non ci hanno mai declinato il perché non si stesse svolgendo le mansioni d’ufficio che in principio dovevamo svolgere. Per loro eravamo dei fantasmi.
Tutto ciò è documentato nei fascicoli dell’Alternanza nei quali la scuola aveva stabilito, in comune accordo con l’assicurazione, delle mansioni che noi avremmo dovuto svolgere, ma che come ho detto in precedenza non abbiamo minimamente fatto. Noi facemmo presente il tutto alla scuola, ma ci dissero che spesso succedeva così e che avrebbero evitato di riproporre studenti verso quella “destinazione”.
In sostanza non si apprese niente di costruttivo e non si applicò niente di ciò che avevamo imparato a scuola.

D: Che orario e che arco temporale avete ricoperto con la vostra esperienza?

P: Abbiamo lavorato 6 ore il giorno, per un totale di 2 settimane, alla fine dell’anno scolastico. Questa programmazione temporale fu totalmente errata. Infatti, tutti gli studenti dovevano recuperare delle materie, o alzare la media scolastica, e questo comportò moltissime problematiche, poiché si dovette anticipare tutte le interrogazioni e le verifiche di due settimane, facendo si che si accavallassero tra di loro, e che il rendimento generale degli studenti si abbassò notevolmente.

D: Un tuo commento generale sull’Alternanza Scuola-Lavoro?

P: Fondamentalmente è stata inutile. Ha tolto due settimane all’insegnamento per farci svolgere una mansione che tutti sanno fare, e che, se non svolta da noi studenti, doveva esser fatta dai lavoratori interni in maniera retribuita. Quindi l’alternanza elimina molti costi per le aziende/imprese che ne fanno uso, per aumentare i profitti.
Doveva rappresentare per noi un avvicinamento significativo al mondo del lavoro, mentre è stato un allontanamento da quest’ultimo, dato che svolgevamo il tutto in uno stanzino lontano da ciò che era il vero luogo di lavoro dell’assicurazione.
Vorrei aggiungere che oltre alle 60 ore svolte all’assicurazione, abbiamo svolto circa altre 200 ore a scuola, comprese nel progetto di “Alternanza Scuola-Lavoro”. In questi casi veniva tolto del tempo utile e prezioso all’apprendimento culturale per farci assistere a delle presentazioni di imprese o aziende che con la scusa di “insegnare” marketing o esperienze economiche, pubblicizzavano i loro prodotti o le loro imprese. In questo modo abbiamo sprecato del tempo prezioso per il nostro percorso scolastico che era strettamente limitato, e che nessuno ci restituirà.

Ringrazio il gentile Pietro per la disponibilità a questa intervista.

Davide Vicari