Livorno, 2018: alla ricerca della dignità perduta


Sono Giuliano Turchi, per 15 anni ho lavorato in imprese edili che si occupavano di consolidamento dei terreni. Una azienda è fallita, un’altra azienda ha ridotto il personale e la terza, non avendomi pagato 8 mensilità, mi ha costretto a rivolgermi ad un avvocato. A seguito di questa mia decisione, ho dovuto sopportare le reazioni dei titolari dell’azienda che mi hanno scritto e-mail, messaggi sul telefono e lettere minacciose, cercando di spaventarmi; ma avendo conservato ogni dettaglio delle mie attività, ho potuto licenziarmi per giusta causa e beneficiare della disoccupazione NASPI con l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro, mi hanno poi dato gli stipendi arretrati.

CENNI SULLE CONDIZIONI INVALIDANTI
Dal 1998 a seguito di un incidente stradale, il braccio destro ha importanti limitazioni di movimento, dovute all’aggravarsi delle conseguenze riportate alla capsula dei rotatori della spalla.
Visti i problemi che si presentavano, soprattutto con il passare degli anni, circa 4 anni fa, ho chiesto di poter essere visitato per una valutazione riguardo lo stato di salute della mia articolazione e quindi la mia capacità lavorativa e non solo. Ma dopo 2 visite, l’INPS mi ha ritenuto sano.

Con l’ulteriore aggravarsi delle condizioni della spalla, (avrei perso l’uso del braccio entro 4/5 anni), lo scorso ottobre, mi hanno applicato una protesi. Nonostante la tanta fisioterapia, al momento, non ci sono stati miglioramenti importanti riguardo la mobilità del braccio.
Ho pertanto fatto una terza richiesta per sottopormi ad una visita all’INPS, sperando di avere una valutazione più veritiera rispetto a quella di 4 anni fa, perché di fatto, non ho una totale capacità motoria e la protesi non può lavorare sotto stress, per evitare di doverla sostituire entro pochi anni.

OPPORTUNITA’ DI LAVORO
Ho partecipato alle selezioni per poter ricoprire un posto come autista di autobus presso la CTT, ma alle visite mediche mi hanno escluso in quanto non sono stato ritenuto idoneo/sano.

Nella ricerca del lavoro mi era capitato di poter fare il corriere; ma la mia situazione fisica mi ha impedito di poter prendere in considerazione questo tipo di lavoro.

Un’ azienda, operante sempre nei trasporti merci, mi ha proposto un contratto in cui le ore lavorative erano spezzate fra mattina e pomeriggio e non era previsto né TFR né ferie pagate.

Mi ero candidato come autista scuolabus; l’offerta di lavoro consisteva di svolgere questo servizio in un paese distante 65 Km da Livorno. Sebbene lontano, avevo deciso di accettare, per riprendere a lavorare, speranzoso di poter poi trovare migliori condizioni a breve. Ma ho avuto una ennesima doccia fredda; la paga oraria è di € 7,80 lorde circa, sarei stato pagato solo per le ore di guida (circa 5/6 ore al giorno, spezzate fra la mattina e il pomeriggio) e non avrei beneficiato di nessun contributo per il pranzo. Ho dovuto rinunciare. A conti fatti da € 600/700,00 di paga mensile, avrei dovuto togliere le oltre € 300,00 di carburante per raggiungere il posto di lavoro, le € 200,00 circa per mangiare anche un primo piatto (non potendo mangiare tutti i giorni il pasto che mi sarei dovuto preparare la mattina alle 5:00 prima di partire). E’ infine impossibile poter trovare una stanza sul luogo e pagare un affitto.
Di fronte a questo caso, che nonostante tutto non ritengo nemmeno estremo, ma purtroppo normale, continuo a vedere e a sentire le persone incattivite nei confronti dei migranti, si vedono le ronde in spiaggia contro gli ambulanti, si assiste ad un mattatoio umano, sui media e in ogni strada o luogo quotidiano. Quando si penserà a risolvere situazioni come quella che vivo io e molte altre persone?
Una mezza risposta io penso di averla; tutto può cambiare ritrovando il rispetto per la vita di tutti e quando la massa smetterà di fare la guerra ai poveri e fra poveri.

Giuliano Turchi

Livorno, settembre 2018

 

Foto: Marco Filippelli