Un bacio a Odu


Un nostro associato ricorda il ragazzo morto in un incidente stradale oggi all’alba sulla superstrada FI-PI-LI.


Quando muore un ragazzo di 21 anni il cielo si oscura, il tempo si arresta, tutto sembra sbagliato, scaleno, imbarazzante.

Negli ultimi mesi Livorno ha visto troppi suoi bimbi chiudere il libro della vita, in un momento in cui le pagine bianche sono molte ma molte di più di quelle già scritte.
Tutti sono come figli di tutti, il dolore trabocca e invade ogni spazio, e non da scampo.

Quando la conoscenza è diretta è anche peggio, perché se si è vissuto del tempo insieme si capisce crudamente di non poterlo più fare.

Io lo conoscevo “Francesco” Imafidon. Sì, Francesco.

L’ho conosciuto tanti anni fa, giocava a pallone con mio figlio. I suoi compagni lo chiamavano così, forse perché Oduware era troppo difficile, o troppo buffo per dei bambini.

Era una statua vivente, atletico e scattante. Bellissimo, e molto simpatico.
Parlava livornese come mio figlio, come tutti gli altri suoi compagni.

Dopo un po’ Odu smise di giocare a pallone, forse non gli piaceva più o si era semplicemente stufato, come è normale e logico per un bambino di dieci anni, per il quale lo sport dovrebbe essere solo salute, sana crescita fisica e morale: purtroppo capita che si trasformi in altro, per colpa di chi dovrebbe avere maturità ed equilibrio, e a rimetterci sono i ragazzi.

Seppi che aveva iniziato a giocare a rugby, e che gli riusciva molto bene, tant’è vero che adesso era in prima squadra nel Livorno Rugby.

Mio figlio lo incontrava dove i ragazzi si ritrovano, erano in contatto sui social, come usa.

Odu aveva un mondo davanti a sé, adesso è tutto buio e triste.
Nulla riempie il vuoto che la vita carogna scava con il suo gioco tremendo.

Un abbraccio forte alla mamma, un bacio a Odu.

Ivano Pozzi