Quando la “Buona Scuola” è una cattiva maestra 4: alternanza Scuola-Lavoro a Livorno


Tra macchine e motori, Elia, ragazzo di 21 anni, ci racconta la sua esperienza di Alternanza Scuola-Lavoro.

Davide: Quando hai svolto l’attività di Alternanza? Raccontaci la tua esperienza…

Elia: Ho svolto l’alternanza nel 2014 e 2015, quando ero in terza e quarta superiore all’Istituto Tecnico-Industriale, per un totale di circa un mese lavorativo effettivo.
Lavoravo in un’officina meccanica, dove si riparavano macchine e qualche camion.
Le mansioni che svolgevo erano assimilabili a quelle di un “garzone”, che si limitava a guardare, stringere qualche bullone e spazzare per terra. Essendo un ambito delicato per l’incolumità delle persone, quando facevo qualcosa veniva sempre ricontrollata, per garantire la sicurezza del servizio. Di fatti, non sapevano mai cosa farmi fare, sia per la delicatezza delle mansioni, sia perché l’ente ospitante non sapeva cosa aspettarsi con il mio arrivo, non era preparato.

Davide: Che cosa intendi definendo “l’ente impreparato”?

Elia: Sostanzialmente, l’ente ospitante non era pronto ad ospitarmi.
Si notava chiaramente che dietro l’alternanza non c’era e non c’è una struttura seria, un’organizzazione adeguata. Per trovare delle officine disposte a fare questa esperienza, i professori chiamavano in maniera casuale, e in caso di risposta positiva non fornivano adeguate informazioni sul progetto, e sull’alunno. Come detto sopra, ho passato la maggior parte del tempo a guardare, senza svolgere mansioni particolari, perché ogni compito svolto da un ragazzo di 16 anni, in quel determinato contesto, faceva rallentare il lavoro, dato che tutta la responsabilità poi ricadeva sull’azienda, quindi si limitavano molto a farmi fare qualunque cosa.
L’ente che ospita, in concomitanza con la scuola, dovrebbe creare un progetto di lavoro da far svolgere al ragazzo in alternanza, per fargli acquisire determinate competenze, sennò è tutto inutile, diviene una perdita di tempo.

Davide: Quindi per te è stata un’esperienza positiva o negativa?

Elia: Posso considerarla un’esperienza positiva per l’approfondimento che ho avuto sulla conoscenza delle macchine e del loro funzionamento, ma è una conoscenza che trascende da quello che studiavo, da quello che studio adesso all’Università, e molto probabilmente dal lavoro che farò in futuro. A me piacciono i motori, quindi da quel punto di vista tutta la faccenda è stata piacevole, ma bisogna separare l’utilità che ha avuto l’esperienza, con l’essersi trovato bene o no, all’interno di un’impresa o di un certo contesto.

Davide: Per concludere, manterresti o aboliresti l’Alternanza?

Elia: Per me l’alternanza è assolutamente da abolire. Le mansioni che ho svolto potevano benissimo esser fatte nei laboratori scolastici che abbiamo, e che dovrebbero essere potenziati per far si che lo studente, all’interno della scuola, impari tutte le mansioni opportune. Bisognerebbe investire sulle strutture scolastiche e non su questi tipi di progetti, sia perché ci sono aziende che ci lucrano sopra sfruttando la mano d’opera, sia perché abbiamo docenti pagati per svolgere determinate mansioni, e che ci devono insegnare in maniera, se messi nelle condizioni adeguati per farlo, tutto ciò che è circoscritto alle materie di riferimento, che possono essere “Meccanica” o “Sistemi”.
L’alternanza non crea le condizioni per l’inserimento lavorativo, e per questo non è utile allo studente, dobbiamo intensificare i laboratori, comprando nuovi macchinari per la simulazione d’officina e di fabbrica, senza togliere ore – come è avvenuto con l’alternanza – alle materie fondamentali per istruire e far emancipare il cittadino ed il futuro lavoratore, come la Storia e l’Italiano, materie molto deboli negli istituti tecnici.

Ringrazio Elia per la disponibilità e per la chiarezza nel rispondere alle domande.

Davide Vicari
Gruppo Scuola Buongiorno Livorno