Accedendo alla home page del Tirreno è possibile imbattersi, alternativamente, nel banner pubblicitario di chili.com e in quello del liceo Enriques. La possibilità di impiegare denaro pubblico pubblicizzando la propria scuola in concorrenza con altre scuole del territorio è uno degli esiti più desolanti di quel quadro normativo che si è composto negli ultimi venticinque anni.
In questi stessi giorni, gli alunni, i loro genitori e alcuni insegnanti del liceo Enriques stanno manifestando contro i doppi turni a scuola, conseguenza della mancata concessione di adeguate certificazioni di sicurezza antincendio per la succursale di via Calafati. I due fatti sono collegati causalmente, non vi è una semplice correlazione: sottrarre risorse all’ampliamento formativo e al consolidamento del patrimonio di materiali didattici di una scuola in favore di un costoso marketing scolastico non è solo discutibile dal punto di vista etico e indegno rispetto alla storia dell’istruzione pubblica in Italia, è anche un pessimo servizio alla qualità dei servizi scolastici.
Vediamo perché.
Da una parte gli enti locali (in questo caso la Provincia), soprattutto dopo i tagli targati PD del 2014, hanno visto drasticamente diminuire le loro risorse e non sono in grado di costruire nuove strutture; dall’altro, a causa dello squilibrio di iscrizioni tra una scuola e l’altra, vi sono istituti con abbondanza di aule vuote e istituti che non riescono a trovare spazi per i loro alunni. Quando si è deciso di definire un quadro normativo che mettesse in concorrenza le scuole tra di loro (negli U.S.A. per esempio vai a scuola nel quartiere in cui abiti) non si è allo stesso tempo messo un limite alla possibilità per i dirigenti scolastici di fare il pieno di alunni. Il fatto che una scuola con gravi problemi di spazi faccia una massiccia campagna pubblicitaria per attrarre iscrizioni la dice lunga sulla situazione che stiamo vivendo.
Quali possono essere le vie di uscita? Nel ribadire che sarebbe necessaria una politica nazionale di investimento nelle strutture scolastiche e nella formazione dei dirigenti scolastici, non si può fare però a meno di sottolineare come sarebbero augurabili iniziative più ferme da parte delle istituzioni locali e dell’amministrazione scolastica periferica per impedire gli eccessi di cui siamo testimoni.
Fa sempre piacere vedere in piazza ragazze e ragazzi, i primi a subire questa situazione, che alzano la voce per far valere i loro diritti. Accogliere e applaudire la protesta di quei ragazzi è forse il primo passo da fare verso il riappropriarsi del diritto a una scuola pubblica e democratica.
Silvia Giuntinelli
Gruppo Scuola Buongiorno Livorno