L’anno scorso, a Camere già sciolte e a pochi giorni dalle elezioni
politiche, il governo Gentiloni firmò un’intesa preliminare con le
regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna per avviare una trattativa
che definisse la devoluzione di competenze statali. Le modifiche della
Costituzione introdotte dal centrosinistra nel 2000, infatti, permettono
di stabilire “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” in
cui lo Stato passa alla Regione le cosiddette “materie di legislazione
concorrente”: in totale 23, tra cui l’istruzione, la protezione civile,
la ricerca scientifica, la tutela della salute, la sicurezza sul lavoro.
Per
un anno, quindi, il Ministero per gli Affari Regionali (ora a guida
leghista) e i presidenti della Lombardia, del Veneto e
dell’Emilia-Romagna hanno contrattato intese che verranno firmate oggi
(15 febbraio) e il cui contenuto è al momento segreto.
Il Parlamento
dovrà poi approvarle, ma senza possibilità di discussione: dovrà solo
decidere a maggioranza assoluta, nessuna modifica concessa, nessuna
possibilità di referendum confermativo. Inoltre, l’intesa sarà
intoccabile per dieci anni.
Il nostro Paese, in cui già cinque regioni a statuto speciale godono di storici privilegi in molti casi ormai anacronistici, si spezzerà ancora di più fra ricchi e poveri, con tre fra le regioni a maggior PIL che potranno trattenere gran parte del gettito fiscale per assicurare servizi ai propri cittadini decidendoli in autonomia dal resto d’Italia.
Si accentuerà la sperequazione della qualità dei servizi sanitari e potrà proseguire indisturbato il processo per cui, ad esempio, in alcune zone della Lombardia è impossibile interrompere la gravidanza perché tutti i medici sono obiettori.
Anche l’istruzione sarà completamente controllata dalle Regioni, che potranno decidere i criteri con cui assumere i docenti (ad esempio solo residenti) e decidere i programmi scolastici.
Ecco
che cade la farsa del “prima gli Italiani”: alla Lega (al governo
nazionale e a capo di Lombardia e Veneto) interessa solo la secessione
effettiva, se non di nome, dal resto d’Italia, mentre il PD che guida
l’Emilia-Romagna non trova di meglio che accodarsi. I cittadini italiani
, che almeno formalmente sarebbero tutti uguali, si divideranno così
ufficialmente in cittadini di serie A e di serie B.
Se le intese
verranno approvate, e se lo Stato avrà meno soldi da trasferire alla
Regione Toscana o al Comune di Livorno per far uscire la città dalla
stagnazione in cui si trova, saprete già chi ringraziare.
Vi lasciamo due link per approfondire:
– “Quando uno Stato muore”, di Daniele Balicco http://www.leparoleelecose.it/?p=34885
– “La secessione dei ricchi”, intervista di Stefano Poggi a Gianfranco Viesti https://jacobinitalia.it/la-secessione-dei-ricchi/
Enrico Battocchi
BuongiornoLivorno