Fridays for Future: i venerdì che ci attendono


Quanti venerdì ci separano dal 2030? Poco più di cinquecentosessanta.
Circa mezzo migliaio di settimane, centotrenta mesi, undici anni e spiccioli: è il lasso di tempo in cui, come dice l’ultimo rapporto dell’IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’ONU) dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra del 45%, e prendere la rincorsa verso zero emissioni entro il 2050.

Greta Thunberg è una ragazza svedese di appena sedici anni, che non ha visto ancora neppure 900 venerdì nella sua vita. E ha deciso di protestare ogni settimana — iniziando il movimento dei Fridays for Future — perché i governanti del mondo, in ultima analisi gli adulti, smettano di rinviare le necessarie e inevitabili azioni per raggiungere il suddetto traguardo, sperando che sia sufficiente a mitigare gli effetti, già drammatici, del riscaldamento del pianeta.

Venerdì 15 marzo è la giornata in cui i ragazzi di più di 50 Paesi in tutto il mondo sciopereranno come Greta Thunberg. Anche a Livorno, dove più cortei studenteschi convergeranno in Piazza Grande nella mattinata.

Quali risposte dobbiamo dare? Dobbiamo rispondere come ha fatto fino ad ora l’economia, cercando di vendere ai consumatori i prodotti con una mano di vernice verde sopra? Dobbiamo rispondere come hanno fatto le istituzioni negli ultimi 50 anni, spacciando per “sviluppo sostenibile” la crescita basata sulla devastazione degli ecosistemi?

O dobbiamo piuttosto essere sinceri, dicendo loro che probabilmente alla fine del terzo atto non ci aspetta un deus ex machina che rimette tutto a posto? Che una crisi di questo livello si può risolvere solo cambiando profondamente aspetti della nostra vita che diamo per scontati, abbracciando nuove opportunità ma accettando anche rinunce e compromessi?
Che bisogna stare in guardia dal dare, come è successo per troppi adulti, cambiali in bianco a una politica che ha solo fatto promesse per un futuro mai giunto; ma che d’altra parte lo sforzo individuale non può essere sufficiente?

È questo che possiamo dire loro: che porsi come degli interlocutori nei loro confronti, se non peggio, sarebbe solo una presa in giro. Nei prossimi 560 venerdì che ci attendono non ci potrà essere una parte che chiede e una parte che finge di decidere, ma una totalità che agisce.

Enrico Battocchi
Buongiorno Livorno