Molte associazioni di donne e LGBT, il movimento Nonunadimeno e i centri antiviolenza, sabato 30 marzo manifesteranno a Verona per contestare il congresso mondiale della famiglia. Il congresso, appoggiato dai diversi esponenti del Governo (i ministri Fontana, Bussetti e Salvini e il senatore Pillon), e delle istituzioni locali, (il governatori Zaia e il sindaco di Verona Sboarina) si pone l’obiettivo “di celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”. Sono programmati interventi di esponenti delle associazioni pro family che hanno dichiarato che le donne che interrompono una gravidanza sono assassine e cannibali, (Dmitri Smirnov, arciprete della Chiesa ortodossa russa), o che si impegnano nella promozione di leggi che rendano l’omosessualità un reato punibile con l’ergastolo o la pena di morte (Theresa Okafor in Nigeria e Lucy Akello in Uganda).
Ogni giorno, realtà diverse esprimono il loro dissenso verso il congresso, l’Università degli studi di Verona e alcuni accademici di altre università italiane, i sindacati e perfino alcune associazioni cattoliche, sottolineando che l’obiettivo dei promotori è quello di eliminare diritti civili acquisiti da tempo, che garantiscono l’autodeterminazione delle donne e la non discriminazione nei confronti delle persone LGBT.
Il congresso, nonostante abbia prodotto divergenze tra gli esponenti del governo, con il M5S che ha tentato di prenderne le distanze e la Lega nord che, costretta a ritirare il patrocinio della Presidenza dei Ministri, vi prenderà comunque orgogliosamente parte, sembra iscriversi bene nelle azioni che il Governo italiano sta progettando o almeno pubblicizzando, e che mettono in discussione le libertà delle donne e la loro partecipazione attiva.
Il sostegno politico che è stato offerto al Congresso mondiale per la famiglia, i disegni di legge che vengono presentati dai senatori leghisti, le azioni che vengono progettate per sostenere la natalità, sono segnali politici importanti sui quali, anche a livello locale è importante riflettere e proprio la città di Verona ce lo ricorda.
Nel mese di ottobre il consiglio comunale di Verona ha approvato la mozione leghista di sostegno alle iniziative contro l’interruzione volontaria di gravidanza, decidendo che nel bilancio comunale si inserissero finanziamenti destinati ad associazioni pro-vita (nello stesso consiglio si era paventata anche la proposta, poi non votata perché non inserita nell’odg, di sepoltura dei feti anche senza il consenso della donna). Ma non è soltanto la Lega a dare spazio e finanziamenti ad associazioni di stampo cristiano che difendono la famiglia: la Regione Toscana ha siglato un accordo con il forum regionale delle associazioni per i diritti alle famiglie, che prevede una stretta collaborazione con i consultori pubblici e un finanziamento triennale di 195 mila euro. Tra le finalità indicate nell’accordo vi è un riferimento diretto ai percorsi di interruzione volontaria di gravidanza.
Il caso Verona e il recente accordo regionale, mostrano quindi quanto sia importante che anche a livello locale siano presidiati dei diritti che rischiano di essere erosi.
È fondamentale un impegno politico volto a garantire diritti civili e a sostenere le realtà e le iniziative che rafforzano l’autodeterminazione delle donne e il loro ruolo attivo nelle politiche della città.
Silvia Giuntinelli