Darsena Europa: sarà la volta buona?


Il prossimo 28 novembre, alla presenza della Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti On. Paola De Micheli, verrà presentato il progetto preliminare della Darsena Europa. A questo riguardo Buongiorno Livorno vuole evidenziare alcuni aspetti preliminari che ritiene fondamentali per la concreta realizzazione del progetto.

La globalizzazione dei mercati influenza ed influenzerà tutte le attività economiche e finanziare e quindi anche quelle che hanno luogo nel porto di Livorno.

Le principali conseguenze di questo fenomeno sono l’espandersi delle costruzioni di navi sempre più grandi: il gigantismo navale, il quale comporta un adeguamento in ampliamento delle infrastrutture portuali, nuovi strumenti per la movimentazione in banchina delle merci e la velocizzazione spinta delle operazioni di carico e scarico per ridurre i costi di trasbordo.

Quando nel 2008 il commercio mondiale cresceva tre volte più del PIL, i noli, cioè il costo del trasporto della merce da un porto all’altro, sono scesi ai minimi storici, arrivando così ad un periodo di deflazione dovuto anche al gigantismo navale e alla relativa finanziarizzazione dello shipping. Questa situazione si è protratta fino ad oggi.

Non vogliamo dire che sia sbagliato potenziare i porti, anzi è necessario, ma è sbagliato farsi condizionare dal gigantismo navale.

Sarebbe un errore creare un’infrastruttura senza valutare i potenziali mercati che si trovano nell’area di interesse del porto di Livorno o puntare solo ed esclusivamente sui container o sulle crociere trascurando tutto il resto.

In assenza del mai realizzato Piano Nazionale dei Porti è necessario invece calibrare gli investimenti analizzando la situazione reale del paese, evitando di progettare opere faraoniche che si pongano esclusivamente in competizione con infrastrutture già esistenti e vicine tra loro.

Nell’arco di poco più di duecento chilometri ci saranno quattro porti in concorrenza tra loro: Vado Ligure, Genova, La Spezia e Livorno e tra questi Genova e La Spezia valgono già più del 50% della movimentazione dei contenitori su scala nazionale.

Il governo e le Autorità di Sistema Portuale hanno il dovere di creare una sinergia per una politica nazionale, organica e programmata che non metta i porti in competizione tra loro.

In un sistema che è già molto competitivo, come quello dei carrier, la mancanza di politiche sinergiche e di pianificazione rischia di creare un enorme caos con pericolose conseguenze.

Il pericolo è che si punti ad accaparrarsi lavoro a costi a ribasso con aumento dei volumi, ma con ingenti perdite economiche.

Tutto ciò avrà certamente negative conseguenze sul piano della sicurezza del lavoro, sull’occupazione e sulla precarietà del lavoro in porto e nell’intero indotto della logistica, settore già in sofferenza.

Far attraccare navi sempre più grandi con infrastrutture in grado di accoglierle, è diventato per molti porti una vera ossessione. I porti si stanno trasformando in enormi cantieri sempre meno competitivi per i traffici e sempre più costosi per i contribuenti.

Pensare e approvare un Piano Regolatore di un porto, dove sono previste opere che saranno in funzione tra cinque/dieci anni e dove si promettono posti di lavoro, necessita di una visione che tenga in considerazione la tutela del lavoro presente e futuro prima di tutto.

Buongiorno Livorno pensa che si debba realizzare la Darsena Europa cosiddetta in versione light che, con un minor impatto ambientale, consentirebbe una più facile intercettazione dei fondi e una riduzione dei tempi di realizzazione, consentendo inoltre la ridistribuzione degli spazi portuali e una maggiore competitività del porto nel sistema globale.

Le guerre tra armatori all’interno del porto continuano a generare arricchimento di pochi a discapito dei molti. Fondamentale, è l’intervento dell’AdSP in tempi brevi anche per ristabilire il rispetto della regolamentazione del lavoro portuale (art 16, art 17 della Legge di riforma dei porti) per contrastare il fenomeno sempre più marcato dell’utilizzo da parte degli armatori dell’autoproduzione.

Livorno ha bisogno di fare un progetto che tenga conto del proprio entroterra, sia per gli spazi che ha a disposizione, che per la movimentazione, stoccaggio e trasformazione delle merci. È necessario collegare il porto con infrastrutture intermodali efficienti per intercettare le merci provenienti anche dalle piattaforme del Nord Europa.

Nel breve periodo secondo noi le linee guida devono essere:

  • L’adeguamento e miglioramento dell’esistente per riuscire a consolidare quella posizione che il porto di Livorno ha conquistato per quella fetta di mercato che si muove con vettori tra gli 8.000 e i 10.000 TEUS,
  • una redistribuzione degli spazi in porto confermando la vocazione acquisita negli anni come porto multipurpose.

Interventi che consentirebbero di raggiungere l’obiettivo in tempi rapidi, con un impatto ambientale contenuto, con costi sostenibili e assolutamente compatibili con le previsioni del PRP sono:

  • Procedere rapidamente alla riorganizzazione della struttura dell’AdSP, potenziando specificatamente i settori tecnici in modo da ricostituire un polo di progettazione, oggi depauperato del personale necessario, per la velocizzazione della realizzazione delle opere infrastrutturali;
  • Consolidare e utilizzare gli 800.000 m2 di superficie delle due vasche di colmata poste all’esterno ovest della Darsena Toscana.
  • Realizzare la nuova diga foranea a protezione delle aree delle vasche di colmata consolidate, con collegamento con la diga curvilinea utilizzando cassoni mobili e lasciando come accesso provvisorio al porto l’imboccatura sud la quale agibilità deve essere manutenuta e garantita con la manutenzione dei fondali.
  • Dragare i fondali prospicienti le due vasche con gestione dei sedimenti in maniera differenziata in base alla loro qualità ambientale.
  • Completare la realizzazione del microtunnel di attraversamento del canale di accesso per lo spostamento definitivo delle tubazioni dell’Eni, che collegano la darsena petroli alla raffineria, per permettere l’allargamento e l’approfondimento del canale di ingresso alla Darsena Toscana e al Canale Industriale.

Altre opere urgenti e propedeutiche alla realizzazione della Darsena Europa, ma anche con immediati effetti positivi sarebbero:

  • Realizzare il nuovo ponte di collegamento delle due sponde dello scolmatore d’Arno in modo da rendere utilizzabile la nuova foce armata per il traffico proveniente dal canale dei Navicelli e rendere l’utilizzo delle Porte Vinciane inutile. La loro successiva eliminazione non solo favorirebbe l’accesso diretto al mare senza ostacoli dal Canale dei Navicelli, ma produrrebbe, oltre che l’abbattimento dei quattro ponti che attualmente costituiscono un ostacolo alla libera e rapida circolazione dei mezzi su gomma e su rotaia, l’eliminazione dei costi notevolissimi per il continuo dragaggio della Darsena Toscana in ragione dei sedimenti che entrano dalle Porte Vinciane.
  • Realizzare il piano particolareggiato del PRP che comprenda l’intero complesso delle aree a mare che si spingono dentro la città, con il sistema dei fossi medicei, il porto turistico, la Bellana e con l’area che si renderà disponibile con la delocalizzazione del depuratore del Rivellino..

Per capire il futuro di un porto occorre, oltre che muoversi all’interno di una politica nazionale, come detto in precedenza, uno studio attento del territorio in cui si trova.

Se ci guardiamo alle spalle troviamo ancora delle industrie che lavorano sul mercato internazionale, ma che si trovano in un contesto sociale di recessione economica tanto che l’area di Livorno è riconosciuta come Area di Crisi Complessa.

In questo contesto la Regione Toscana e i Comune di Livorno, insieme a quello di Piombino, hanno il diritto e il dovere di attuare tutte le possibili politiche di tutela e di sviluppo per le aziende presenti nel territorio livornese e nell’intera Regione.

Se pensassimo al porto come infrastruttura a sé stante, commetteremmo un enorme errore; dobbiamo invece tenere ben presente che le navi seguono la merce e i porti di conseguenza sono condizionati dall’economia del territorio in cui si trovano.

Su questi punti confidiamo che si esprima la città, la classe imprenditoriale, i lavoratori, le forze politiche e quelle intellettuali. Deve esprimersi il settore dello shipping che auspichiamo trovi anche la forza di seguire direzioni forse non facili perché in parte controcorrente.

Alla base di tutto questo infine auspichiamo che ci sia quella spinta etica e del bene comune senza la quale difficilmente si possono creare sistemi sociali ed economici vincenti e duraturi nel tempo e dove al centro del sistema ci sia la persona e il lavoro.

La Toscana e Livorno hanno l’opportunità di rilanciarsi con il progetto Darsena Europa, questo potrebbe essere un interessante laboratorio ed esempio di una politica del territorio studiata e pianificata consolidando il lavoro attuale, ma creando nuovi posti per il futuro.

Gruppo Porto Buongiorno Livorno