Sono molti gli incidenti che riguardano pedoni e ciclisti travolti da veicoli, auto o moto, scooter, lungo le strade urbane.
Molta e costante l’attenzione riservata ai posti auto a pagamento e al traffico veicolare, alla creazione di parcheggi nuovi, mentre l’accessibilità pedonale e ciclabile, specie lungo la costa si è dovuta adeguare di volta in volta ai nuovi interventi realizzati per lo scorrimento del traffico motorizzato, rotatorie, stalli blu. Un esempio su tutti il tratto dello Scoglio della Regina e la mancata pedonalizzazione del controviale Terrazza-Cantiere, oppure l’utilizzo di aree pedonali per stalli blu o stalli motocicli.
La prima evidenza è che si debba affrontare la questione in modo diverso, al centro vanno poste le esigenze di pedoni e ciclisti, i loro percorsi, gli accessi, le soste, gli attraversamenti, tutto quanto è mobilità dolce.
Il nostro lungomare è un sistema di spazi pubblici, spiagge, parchi, attività e attrattive di vario tipo, percorsi, accessi al mare, porticcioli, aree demaniali, piazze, monumenti, giardini, aree gioco un patrimonio che può essere vissuto grazie alla mobilità lenta. Le recenti rotatorie non appaiono sufficienti a garantire la piena e agile accessibilità ciclabile e pedonale.
Variegato e caotico l’attuale sistema di mobilità ciclo-pedonale, situazioni differenti l’una dall’altra sia visivamente che nell’organizzazione degli attraversamenti stradali e dei percorsi, nonché il cattivo stato di manutenzione della segnaletica, aumentano l’incertezza e l’insicurezza per chi deve scegliere come e dove attraversare.
Non si ha qui l’intenzione di avviare un dibattito sul piano del traffico, quanto riflettere su ciò che sarebbe necessario e utile nel breve termine, da subito per aumentare la sicurezza e l’accessibilità per pedoni, biciclette ed eliminare le molte barriere architettoniche ancora presenti lungo tutto il tratto costiero, compresi gli accessi al mare.
Di seguito alcuni spunti a nostro avviso importanti.
Il primo riguarda la visibilità e sicurezza di pedoni e ciclisti. Occorre censire e mappare tutti gli attraversamenti pedonali esistenti e ciclabili esistenti e verificare la loro efficienza in termini di assenza di barriere architettoniche rispetto a marciapiedi, pali della luce, arredi, visibilità, di sufficiente visibilità ai lati, larghezza ed eventuale raddoppio, stato di manutenzione della segnaletica a terra (molte strisce risultano sbiadite e poco visibili), utilizzo di pavimentazione diversa, creazione di isole pedonali in mezzeria.
La logica a nostro avviso deve essere quella di creare dei veri e propri flussi tramite percorsi esistenti e loro completamento attraverso soluzioni progettuali standard lungo i diversi tratti stradali, con un design urbano di qualità e organico.
Il secondo riguarda il ripensamento degli interventi sulla viabilità stradale esistente. Proviamo per una volta a partire non dalle auto, ma da pedoni e ciclisti e riorganizzare i percorsi a partire dai collegamenti con i quartieri e con il verde pubblico, le scuole, i parchi e così via, creando dei veri e propri corridoi verdi, liberi e distinti il più possibile dalle auto e lontani dal loro inquinamento. Per far ciò è necessario mappare lo stato di manutenzione dei marciapiedi, i passi carrabili, i vari ingressi alle principali funzioni pubbliche, considerare i parchi e i giardini pubblici come percorsi alternativi e sicuri rispetto alla strada per pedoni e ciclisti. Si pensi all’ippodromo Caprilli, bene, potrebbe diventare, da subito con piccoli interventi di ricucitura, un percorso di collegamento ciclopedonale di collegamento tra i quartieri della Rosa e Ardenza terra con il mare.
Una considerazione sui risultati dei tavoli partecipativi sul PUMS – Piano della mobilità sostenibile, ed i primi lineamenti progettuali. Una presentazione con 75 cartelle ricche di dati, diagrammi di flussi ed ipotesi, con alcuni aspetti a nostro parere deboli. Il primo riguarda il confronto sui dati della mobilità con alcune città tipo Bologna, Parma e Pavia. Per Livorno appare utile fin da subito rapportarsi con città anche europee, ma costiere, poiché la mobilità per città portuali e marittime è molto più complessa, in particolare per tutto l’affaccio sul mare. Si pensi al tratto di costa Romito-Calafuria-Sonnino per il quale occorre quanto prima un progetto complessivo di de-plastificazione e gestione che contempli la questione traffico pesante.
Molte le pagine dedicate al traffico veicolare, alla sosta delle auto, soltanto accennato in qualche punto il tema costiero terra-mare, strategico per Livorno, scarsa la trattazione su mobilità pedonale, cui non viene dedicata alcuna linea specifica d’intervento.
È ancora vivo il ricordo di una città in cui si andava al mare a piedi o con il bus, in cui sempre a piedi e col bus ci si spostava da un quartiere ad un altro e si faceva tutto o quasi. Dopo la quarantena abbiamo visto come tutto questo possa concretizzarsi tramite l’uso della bici e la rete dei servizi di quartiere, commercio, artigianato. Livorno per la sua natura di città compatta affacciata sul mare, ricca di quartieri, ciascun con le proprie caratteristiche, è storicamente aperta alle relazioni umane, al commercio e si presta meglio di molte altre città ad essere vissuta tramite la mobilità lenta, che dovrà avere molto più spazio nel Pums e beneficiare di interventi di breve brevissimo termine.
Simona Corradini
Tavolo Urbanistica e Ambiente BuongiornoLivorno