Due sigle sindacali confederali, CGIL e UIL, dopo sette lunghi anni, si decidono -finalmente- a proclamare uno #scioperogenerale. La piattaforma è ampia, in un certo senso generica e sicuramente tardiva, ma individua obiettivi che non possiamo non sottoscrivere: redistribuzione della ricchezza, necessità di investimento nella sanità pubblica, nella scuola e nell’istruzione, assunzioni nel pubblico impiego e nella sanità e basta con il precariato. Crediamo sempre più fermamente che sia necessario individuare priorità chiare e costruire relazioni che incrocino e rafforzino le lotte, a partire dalle parole che in qualche modo abbiamo sempre pronunciato, calandole nell’esperienza municipale, certamente con un accento tutto nostro, labronico e vernacolare, ma con lo sguardo sempre alto verso altre esperienze, lotte, compagni e compagne. Da forza politica territoriale, avendo l’obiettivo di portare un modello amministrativo e politico rivoluzionario e innovativo in un territorio marcio, logoro e dissanguato da decenni di politica con la p meno che minuscola, crediamo di dover urlare ancora una volta quelle parole d’ordine che si specchiano e fanno eco nelle lotte quotidiane di tante e tanti altri, associazioni, economisti, ricercatrici, operai in presidio permanente, braccianti incazzati, consiglieri comunali sparsi in tutta Italia, sindaci e sindache, pensatori, professori universitari, liste civiche, partiti spagnoli e sindaci di oltreoceano, occupanti di ex-opg, giuristi ed economisti, giornalisti e giornaliste coraggiose, parlamentari eurodeputati marxisti, femministe, senatori che emendano la legge di bilancio contro le delocalizzazioni, giovani ambientalisti, vecchi ambientalisti, sindacati di base. Quello che ci lega, pur nella diversità della prospettiva, è lo sguardo puntato verso i bisogni reali di chi rappresentiamo, difendiamo, tuteliamo. Chi non vede la necessità di uno sciopero generale contro questo Governo o è accecato o fa finta di esserlo.#DieciMilleUnMilione10 come il #SalarioMinimo orario