Cultura


Descrizione del gruppo:

Il gruppo cultura di Buongiorno Livorno si occupa di:
  • Sostenibilità del Museo della Città e Cisternino
  • I fondi e l’Europa: Industria culturale
  • Fondazione Goldoni
  • Istituto Mascagni
  • Appalti e affidamenti diretti: archivi, biblioteche e aule studio
  • Associazioni culturali
  • Cultura scientifica
  • Riqualificazione di spazi
  • Cultura e Turismo
  • Politiche giovanili

Referenti del gruppo: Valeria Giuliani


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Documenti e approfondimenti:

 

CULTURA COME CONDIVISIONE, FORMAZIONE E PARTECIPAZIONE DEL CITTADINO

 

Discorso preliminare

Chi è capace di vedere l’intero è filosofo, chi no, no.

(Platone, Repubblica)

 

Quando si pensa alla parola ‘cultura’ le prime cose che ci vengono in mente sono istituzioni (biblioteche, musei, laboratori, istituti di ricerca, scuole), eventi (mostre, concerti, conferenze, convegni, spettacoli), oggetti (libri, quadri, partiture, monumenti, strumenti scientifici) e persone (artisti, scienziati, intellettuali, scrittori, filosofi, insegnanti): in poche parole, soggetti e oggetti ben definiti. Ma la ‘cultura’ in quanto tale non consiste in queste cose, bensì nelle relazioni che vengono a instaurarsi tra di esse; meglio ancora, nelle relazioni che esse instaurano con l’intera comunità umana di cui sono espressione. Anzi: essendo tali soggetti e oggetti a loro volta espressione di un’intera comunità umana, la relazione tra i primi e la seconda non è unidirezionale ma reciproca. La cultura non è dunque il prodotto esclusivo di una élite di artisti, scienziati e intellettuali che possa poi venire elaborato ad hoc e divulgato alle ‘masse’, portato per così dire all’’uomo comune’ secondo forme e misure diverse, bensì l’insieme delle forme di vita che caratterizzano una collettività, piccola o grande che essa sia. In questo senso, i giochi dei bambini in strada, le attività ricreative promosse dai circoli di quartiere, i corsi di taglio e cucito e più in generale tutti gli svariati modi in cui l’uomo comune occupa sia il suo tempo libero (sempre ammesso che ne abbia, ma qui si entrerebbe in un altro argomento) che quello più propriamente lavorativo, non sono ‘meno cultura’ dell’elaborazione di una partitura dodecafonica o di un dipinto astratto, della catalogazione di un certo numero di libri o di una ricerca di microbiologia.

La cultura non si vede. Non è un oggetto che ci sta di fronte o unaperformance che si svolge davanti ai nostri occhi. La cultura consiste nell’effetto che le forme di vita di una comunità producono sulla comunità stessa attraverso una fitta rete di relazioni reciproche. Essa dunque presuppone necessariamente partecipazione e condivisione. È il primo e più importante indice della crescita civile, morale e spirituale di una società, complementare alla sua crescita materiale ma necessariamente prioritaria rispetto a essa: una società ricca di relazioni umane è infatti una società viva anche se povera di beni materiali, mentre una società ricca di beni materiali è una società morta se povera di relazioni umane.

Se la cultura è tutto questo, allora occorre distinguere tra gli agenti, tra i soggetti della cultura (chi fa cultura), e le relazioni, appunto, che si stabiliscono tra di essi. Non è automatico, ovviamente, che queste relazioni vengano a stabilirsi in modo efficace ed equilibrato; i soggetti culturali possono tranquillamente agire isolatamente gli uni dagli altri, senza avere alcuna ripercussione effettiva sulla società di cui fanno parte. Ed è esattamente qui che subentra il ruolo fondamentale della politica. Compito principale del politico è prendersi cura delle relazioni e delle connessioni, controllarle, studiarle, facilitarle, promuoverle e rafforzarle mettendole al servizio del cittadino; non quello di esercitare un controllo sulle singole attività degli agenti culturali né tantomeno di ingerire sulle scelte individuali compromettendone l’indipendenza e la diversità, ma quello di dar loro maggiore visibilità affinché siano meglio conosciute e condivise dalla cittadinanza. Il politico che si occupi di cultura, insomma, non ha altro compito che quello di costruire, o meglio ri-costruire, attraverso interventi ad hoc (valorizzazione dei luoghi pubblici, concessione di spazi e centri vuoti o inutilizzati ad associazioni, organizzazione di eventi specifici, rafforzamento dei rapporti tra scuola e città) un tessuto connettivo vivo ed efficace, che solleciti e spinga i cittadini alla partecipazione. Solo in questo quadro strutturale, in quest’ottica complessiva di partecipazione sociale e condivisa è possibile parlare di progresso culturale di una comunità. Solo, dunque, se si è capaci – come auspicava Platone – di “vedere l’intero”.

 

Livorno

Livorno è una città sui generis, con una storia peculiare e diversa da quella della maggior parte delle città toscane. Una città ideale, per così dire, prima costruita e poi abitata, nata dunque a tavolino secondo un progetto che, alle soglie del XVII secolo, doveva garantire ai fiorentini una significativa apertura sul mare. Una città in tutti i sensi ‘moderna’: nessuna Antichità, nessun Medio Evo. Non esistono perciò i ‘livornesi’ come stirpe omogenea: essi discendono da un melting pot di toscani, ebrei, greci, olandesi e di altre genti e razze venute da ogni dove. Il porto le ha conferito fin dall’inizio una forte vocazione commerciale e mercantile, ed è dunque soprattutto sotto questo aspetto che essa ha acquisito continuità storica. A Livorno non ci sono mai state, per dire, né una nobiltà né una borghesia illuminata che garantissero alla città un’analoga impronta di continuità culturale. Gli eventi culturali ‘rilevanti’ (dalla pubblicazione della prima edizione dell’Encyclopedie a quella di Dei delitti e delle pene del Beccaria), sono stati sempre un frutto circoscritto e occasionale. Se poi si esclude il caso della pittura post-macchiaiola, non si può parlare neanche di ‘scuole’ vere e proprie. Di contro, la vita popolare livornese è sempre stata caratterizzata da una vivacità e da un fervore unici, perfettamente rappresentati, oggi, dallo spirito corrosivo che permea Il Vernacoliere, periodico satirico conosciuto e apprezzato ben al di là delle mura cittadine. Ma tale spirito non si è mantenuto esclusivamente su un livello ‘popolare’; esso ha costituito un humus ideale che ha dato i natali e la prima formazione a molti grandi artisti, uomini di scienza e intellettuali apprezzati in tutto il mondo, tra i quali spiccano i nomi di Giovanni Fattori, Pietro Mascagni e Amedeo Modigliani.

Ancora oggi la città è ricca di risorse umane: giovani artisti, intellettuali e operatori culturali che vivono e operano in città e altrove, che potrebbero dare un contributo significativo al risveglio culturale della città ma che non sono sufficientemente valorizzati e coinvolti dall’amministrazione comunale nella sua gestione, spesso affidata a persone poco competenti o scarsamente creative e innovative. Ecco, soprattutto di questo soffre Livorno: di troppi anni di immobilismo istituzionale, di autoreferenzialità e di mancanza di confronto, di lungimiranza e di idee. E dunque, un programma di politica culturale che intenda svecchiare e rompere una tale situazione di irrigidimento e di stasi deve in primo luogo mirare alla intercettazione, alla valorizzazione e al coinvolgimento delle migliori risorse ed energie umane presenti in città, aprire per così dire l’amministrazione ai cittadini, fare ‘rete’ e mettere in relazione le tante realtà culturali operanti sul territorio. Solo attraverso una fitta rete di collaborazioni è possibile infatti ricostruire quel tessuto connettivo, quella partecipazione attiva dei cittadini che costituisce il fondamento stesso della vita culturale di una comunità.

 

Qualità della vita nei quartieri

Le attività culturali devono diffondersi capillarmente e a macchia d’olio al fine di permeare e innalzare la qualità della vita di ogni quartiere della città, specialmente di quelli (come Corea e Shangay) nei quali il disagio sociale è maggiormente avvertito. Occorre a tal fine recuperare quella spinta propulsiva, quello spirito di intraprendenza e quell’impegno sociale che nel passato hanno caratterizzato alcuni momenti significativi in questo senso, come ad esempio l’esperienza del Villaggio Scolastico di Don Nesi in Corea o quella del Centro di Ricerca e pratica Musicale di Via Poerio a Shangay. Le sale delle Circoscrizioni e dei Circoli, ma anche le scuole, i giardini e gli spazi aperti, devono dare alle associazioni l’opportunità di offrire agli abitanti del quartiere percorsi virtuosi di coinvolgimento e di partecipazione, attraverso specifici progetti culturali, continuativi e mirati, che non si limitino a ‘portarvi cultura’, ma si sforzino in primis di far emergere e valorizzare le potenzialità inespresse già presenti nel quartiere. Le attività svolte dalla LUP, dal Dnc Corea e dal Circolo Aeroc costituiscono un importante punto di riferimento in questo senso: siano monitorate, sostenute, promosse, messe in rete, allargate ad altre nuove e diverse. Un esempio positivo, emerso in questi ultimi tempi, è al riguardo quello di ‘Vivi San Jacopo’, un progetto che prevede, tra l’altro, la costituzione di un’orchestra di bambini, sul modello di ‘El Sistema’ di Abreu, i cui strumenti sono stati acquistati dagli abitanti del quartiere.

 

La scuola

Nel quadro di un processo di reinvestimento e di riqualificazione culturale il ruolo della scuola è fondamentale. La progressiva disaffezione, il lento ma costante allontanamento dei cittadini dalla vita culturale della città cui abbiamo assistito negli ultimi vent’anni, può essere riconvertito solo attraverso un più saldo e continuativo rapporto tra scuola, amministrazione e territorio. Spettacolazione e formazione non possono, non devono essere più pensati separatamente come momenti diversi nel processo di formazione del cittadino. Non basta più fare pubblicità ai singoli eventi programmati da teatri, enti concertistici o gallerie d’arte e promuoverli attraverso gli organi di informazione: occorre ripensarli come momenti di un unico percorso formativo al quale partecipano sia insegnanti che mediatori e operatori culturali. La cultura risente come ogni altro settore della crisi strutturale che stiamo attraversando: il motto scellerato “con la cultura non si mangia” rischia di far sempre più breccia nei giovani. Non si tratta quindi più di far loro comprendere l’importanza del tale autore o della tale opera in un determinato ambito disciplinare, ma l’importanza della cultura e dell’arte considerate nel loro complesso per la vita. Attraverso il CRED e altri mediatori occorre dunque facilitare e potenziare il rapporto tra scuola e territorio elaborando progetti di coordinamento e di collaborazione continuativa.

 

Musei e biblioteche

Compito minimo ed elementare di un’Amministrazione Comunale è la cura, la salvaguardia, la tutela e la manutenzione dei beni culturali cittadini (monumenti, chiese, parchi e giardini, edifici, musei, biblioteche, etc.). Eppure è sotto gli occhi di tutti lo stato di degrado in cui versano molti di questi beni, dalle due fortezze alla Chiesa degli Olandesi, dalle Terme del Corallo al Cimitero degli Inglesi, dal Museo Mascagnano all’ex-Museo di Arte Progressiva (le cui opere, di grande valore, sono state ammassate in una stanza dei Bottini dell’Olio), così come molti altri. Il recupero, la cura e la valorizzazione del patrimonio artistico cittadino non vanno però pensati in opposizione alla promozione di una cultura ‘del presente’ ma a questa integrati. È anzi nella continua dialettica, nel continuo e serrato confronto tra presente e passato che la società si arricchisce culturalmente. La città oggi dispone di due soli musei importanti (il Museo Fattori, con gli annessi Granai, e il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo) e di una biblioteca comunale (la Biblioteca Labronica). È inoltre in fase di progettazione un Museo della Città, incentrato sulla storia e sulle tradizioni livornesi, che sarà ospitato nei locali dei Bottini dell’Olio, mentre i volumi della Labronica saranno trasferiti a Villa Maria. Se si può parlare di un livello di eccellenza riguardo al Museo di Storia Naturale, che è di competenza della Provincia – ed è purtroppo minacciato da uncontinuo rischio di seri tagli economici – altrettanto non può esser detto per il Museo Fattori, che registra poche presenze di pubblico e mostra scarso spirito di iniziativa e di promozione culturale (un esempio su tutti: niente è stato fatto per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, nonostante esso ospiti opere dei due più rappresentativi pittori risorgimentali, Fattori e Bartolena).

 

Gli spazi

Nonostante un massiccio e costante flusso immigratorio, e nonostante le notevoli potenzialità di espansione territoriale, il numero degli abitanti di Livorno è diminuito del 12% negli ultimi trent’anni (dai circa 176.000 del 1981 ai circa 156.000 attuali), eppure in città si è continuato e si continua a costruire. Nella nuova ottica di un futuro edilizio a ‘volumi zero’ assume dunque particolare importanza l’idea di una ristrutturazione e rimessa a punto dei tanti spazi abbandonati o inutilizzati (come, a titolo di esempio, il Cisternino, i capannoni dell’ ex-Pirelli, i molti luoghi ancora inutilizzati del complesso dell’ex-Pascoli, la palazzina del ex-cinema Jolly, lo Chalet della Rotonda di Ardenza, le due Fortezze, le Terme del Corallo, Villa Pendola, VillaMaurogordato, il Mausoleo di Ciano, il teatro all’aperto di Villa Mimbelli, le cantine dei fossi e molti altri), che possono e debbono essere abilitati per servizi e attività culturali o affidati in gestione ad associazioni qualificate e qualificanti. È perciò auspicabile un loro censimento e un’accurata verifica dello stato in cui versano e delle conseguenti possibilità di intervento.

 

Arte, musica, cinema, teatro. Il Goldoni e il Mascagni

Una parte molto cospicua del budget comunale di spesa per la cultura è destinata alla Fondazione Teatro Goldoni e all’Istituto Musicale Mascagni. Senza nulla togliere alla necessità di avere – e mantenere aperto – in città almeno un teatro che produca o metta in cartellone costose opere liriche o spettacoli con nomi ‘di grido’, c’è da segnalare una gestione del teatro che è stata manchevole sotto diversi aspetti. Di contro, esistono in città piccole realtà teatrali e musicali (dal Nuovo Teatro delle Commedie al Teatro Officina Refugio, al Grattacielo, all’ex-Aurora) che, pur in totale autonomia o con scarsissimi contributi e con molti sacrifici, riescono a portare avanti programmazioni di alta qualità, sia rispetto al circuito locale che a quello nazionale. È necessario dunque per il futuro evitare gli sprechi, ottimizzando le spese e avendo maggiore attenzione verso le piccole realtà, che garantiscono una più capillare e meglio distribuita partecipazione cittadina.

Il Mascagni è un istituto di alta formazione musicale, quindi di eccellenza, che ha formato numerose generazioni di musicisti, livornesi e non, molti dei quali hanno intrapreso brillanti carriere concertistiche riscuotendo in molti paesi consensi e riconoscimenti. Si trova attualmente in una fase interlocutoria sia con la Regione, che ha supplito al taglio consistente di una buona parte dei contributi provinciali, che con lo Stato, per la possibilità di avviare un processo di statalizzazione. Non tutte le attività che si svolgono dentro l’istituto hanno però la stessa ricaduta sul territorio: è auspicabile quindi per il futuro un maggior impegno in questo senso da parte dell’istituto.

In città sono presenti poi, a vario titolo e a vari livelli di competenza e qualità, molte scuole e compagnie di teatro e di musica e numerosissime associazioni e centri sociali. Il cinema invece ha subito, negli ultimi anni, la sorte più nefasta: molte sale cinematografiche attive in centro fino a non molto tempo fa (dal Moderno al Metropolitan, dall’Odeon al Grande, fino al Kino-dessé) sono state chiuse e sostituite da banche, negozi di abbigliamento o parcheggi, ed è rimasto solo il cinema-teatro ‘I Quattro Mori’ e un’altra sala sorta sulle ceneri de ‘La Gran Guardia’, uno dei più vecchi e prestigiosi cinema livornesi. Anche in questo settore è auspicabile dar voce e sostenere operatori che propongano un cinema alternativo e di qualità diversa rispetto a quello che di solito passa per le multisale, luoghi perlopiù ameni e di omologazione consumistica, nei quali i film sono sempre preceduti da messaggi pubblicitari prolungati per durate insostenibili. Inoltre, modi efficaci per valorizzare il cinema a Livorno potrebbero essere promuovere festival o mettere a disposizione spazi per set cinematografici, attirando operatori da fuori e incrementando conseguentemente il turismo culturale.

La pittura, infine, è l’arte livornese per eccellenza, potendo vantare più di ogni altra forma una lunga tradizione storica che risale alla metà dell’Ottocento. Ma, anche qui, un po’ per la flessione di attenzione che ha subito quest’arte negli ultimi anni, a favore di forme più attuali (in primis installazioni e videoarte), un po’ per il notevole abbassamento di qualità dell’offerta media cittadina, ben rappresentata da quel Premio Rotonda che andrebbe ripensato radicalmente a cominciare dall’azzeramento della commissione selezionatrice e giudicatrice; per tutto ciò, si rende necessaria una più stretta collaborazione con operatori aggiornati e competenti del settore (un esempio su tutti: la Galleria Peccolo, molto conosciuta e apprezzata in tutta Italia ma con scarsa risonanza cittadina) e con giovani artisti. Anzi, sulla scia della ‘A’ di Piazza Attias e della ‘bomba’ di Piazza Cavallotti è auspicabile una maggiore promozione della presenza di arte contemporanea negli spazi pubblici (rotatorie, piazze, parchi e altri luoghi ad hoc), più in sintonia di altre con l’assetto e lo spirito ‘moderno’ della città.

 

La cultura scientifica

La divulgazione scientifica rappresenta un momento altrettanto importante dell’educazione estetica nella formazione culturale del cittadino. Se la costituzione di un vero e proprio Polo Museale della Scienza a Livorno è forse ancora utopistico, la presenza di importanti istituzioni (il già citato Museo di Storia Naturale, l’Acquario ‘Diacinto Cestoni’, e, da qualche anno, la presenza di presìdi scientifici dell’Università di Pisa nel settore della robotica e della biologia marina) nonché di diverse associazioni, come il Centro Studi Enriquez, il Caffè della Scienza, L’associazione Gaia e la Società Astronomica Italiana, rappresenta un’occasione preziosa di confronto e di sviluppo per la promozione del sapere scientifico. Punto di riferimento privilegiato, in tal senso, può essere considerato il mondo della scuola, specie primaria, data l’innata curiosità dei bambini verso le discipline e le esperienze scientifiche. Ma anche un pubblico adulto può essere coinvolto in progetti specifici di interesse immediato (per esempio legati al mare, un ecosistema ancora in larga parte sconosciuto).

 

Finanziamenti e progetti

Da tutte le precedenti osservazioni emerge un fattore trasversale e determinante nella buona riuscita di un programma di politica culturale: la valorizzazione delle competenze individuali nel quadro di una rete di relazioni e di collaborazioni. In particolare nel settore che riguarda la ricerca di finanziamenti (regionali, nazionali, europei) e l’elaborazione di progetti, si richiedono oggi più che mai competenze specifiche che spesso si acquisiscono seguendo percorsi di formazione lunghi e impegnativi. Le difficoltà che si incontrano anche solo nel compilare i bandi di accesso ai finanziamenti sono un indice significativo di tale esigenza. Data la regolare scarsità di risorse pubbliche destinate alla cultura, inoltre, è importante che l’Amministrazione Comunale si avvalga di collaboratori capaci di attirare sponsor privati e partecipazioni esterne.

 

Una riflessione, in particolare, sulle gare remiere:

 

Le gare remiere hanno una storia antica e radicata nella cultura marinara di Livorno e rappresentano un tratto fondamentale, unico e distintivo, della formazione e della personalità della nostra città. . L’attività remiera agonostica e quella legata al Palio Marinaro hanno avuto fra loro intercci indissolubili. Basta ricordare i mitici “scarronzoni”, le cui attività hanno avuto un eco mondiale, rimanendo nella storia del canottaggio. Non esistono in Italia, tra le città che si affacciano sul mare, realtà paragonabili a Livorno in quanto a presenza sul territorio di cantine e di sezioni nautiche, che svolgono un importante ruolo sociale nel territorio, di comitati organizzatori, d’iniziative diverse che compongono un programma che va dall’aprile ad agosto; il tutto calato in un contesto di grande pregio paesaggistico e storico (la Meloria, il lungomare, i fossi Medicei).

Livorno porto della Toscana, l’apertura al Mediterraneo, al mondo, alle culture e alle religioni, alle diversità, alla solidarietà, sono solo i titoli di alcuni capitoli che la nostra cultura popolare ci ha tramandato anche grazie alle tradizione del remo, e che varrebbe la pena di approfondire, riscoprire, rendere attuali e condivise. Le gare remiere, con la loro storia, con il confronto a viso aperto, duro e leale, stanno in questo contesto, ne sono espressione autentica e vitale.

Occorre che sia del tutto superata una visione delle manifestazioni remiere ancorata al solo aspetto sportivo, poiché esse non sono solo gare: esprimono la nostra storia, le nostre tradizioni, e quelle dei nostri rioni e come tali devono essere presentate all’esterno, nella convinzione che esse siano un patrimonio da condividere, così come viene fatto in molti contesti della Toscana, ed in particolare a Siena. . Le ultime novità introdotte dall’Amministrazione Comunale (accorpamento dei rioni), attuate per motivi economici, vanno nella direzione opposta alla valorizzazione culturale di queste attività.

 

Operare perché le manifestazioni remiere assumano un grande valore culturale che accompagni l’immagine della nostra città diviene perciò fondamentale, anche e soprattutto ai fini del rilancio turistico. Alcune delle operazioni fondamentali da compiere sono:

 

 

  • Rivendicare in Regione questa specificità livornese e chiedere collaborazione e sostegno, specialmente sul fronte turistico. Ricercare in Italia e in Europa altri canali di finanziamento delle iniziative in virtù della loro peculiarità e del loro valore storico-culturale.
  • Attivarsi per la ricerca in Italia ed in Europa di contesti in cui vengono svolte iniziative analoghe per fare rete e scambiare esperienze.
  • Dare dignità a questo settore e inserirlo tra i programmi culturali in stretto rapporto con gli altri appuntamenti. Creare integrazioni può anche significare economie e risparmi: definire quindi per tempo il programma delle iniziative culturali e turistiche del nostro territorio e verificare, d’intesa col mondo remiero, come e quando inserirvi le singole gare.
  • Integrare le manifestazioni remiere con iniziative commerciali e artigianali di rilievo e qualità per rendere più vivace e accattivante, anche fuori dei confini provinciali, il programma remiero producendo altresì un indotto economico.
  • Aiutare il contatto e una più stretta relazione fra il mondo remiero livornese e la Federazione Italiana di Canottaggio, per rendere più saldo e proficuo un percorso anche dal punto di vista del recupero di possibili risorse.