Urbanistica


Descrizione del gruppo:

 

DI COSA SI OCCUPA
L’urbanistica è prima di tutto un esercizio di democrazia, poichè deve avere come principale obiettivo l’interesse pubblico della collettività e garantire il diritto alla città e ai servizi. Le scelte urbanistiche incidono sulla vita delle persone e devono essere condotte nella piena trasparenza e con la partecipazione degli abitanti, poichè ogni piano e progetto li riguarda direttamente.
Il gruppo Urbanistica di Buongiorno Livorno ha il duplice scopo di affiancare i consiglieri nella loro attività e di proporre, nel rispetto del programma politico, proposte operative per la realizzazione di progetti che coinvolgano la realtà urbana di Livorno.
Le principali tematiche di analisi e messa a punto di proposte alternative riguardano:
· condizione abitativa attuale, emergenza abitativa, edilizia pubblica, strumenti di autorecupero
· partecipazione all’ urbanistica locale, urban center e rete culturale
· difesa, tutela e valorizzazione dei beni comuni
· mobilità sostenibile, risparmio energetico
· orti urbani, parchi e aree collinari
· porto-città e difesa della costa
· città accessibile

 

MODALITA’ DI LAVORO
Parte dell’attività è dedicata all’analisi degli atti urbanistici come i piani e le varianti, che vengono adottate e approvate dal consiglio comunale e che ci vedono direttamente impegnati nella lotta alla “politica del mattone” perseguita fino ad oggi in città, che ha portato ad un modello di sviluppo insostenibile, inadatto a comprendere e affrontare le esigenze degli abitanti. L’obiettivo è riuscire a condividere idee e proposte per un modello di sviluppo della città alternativo all’attuale.

 

Referenti del gruppo: Simona Corradini e Cecilia Massignan


Vorresti far parte del gruppo oppure proporre nuove idee o temi da affrontare? Contattaci! 


Documenti e approfondimenti:

 

IL GOVERNO DEL TERRITORIO

 

La città non è un affare: è l’habitat dell’uomo, anzi della società. La città è la casa della società.

Fino ad oggi, a Livorno, nella pianificazione e nel successivo intervento sul territorio sono prevalsi interessi particolari a discapito di quello collettivo; a guidare le scelte non sono state le valutazioni sui benefici attesi per la collettività, ma le programmazioni d’impresa dei realizzatori e dei concessionari (vedi Porta a terra, Porta a mare, Nuovo Centro, nuovo Ospedale e vendita beni ASL, piazza Luogo Pio).

Il disagio delle cittadine e dei cittadini è aumentato, i problemi nodali (la casa, i trasporti, l’ambiente, la salute, l’equità) si sono aggravati.

Desideriamo che si affermino due concetti, cui implicitamente rinviano tutte le vertenze concernenti il territorio : il diritto alla città e la città come bene comune . Desideriamo contribuire a realizzare la città dei cittadini in sostituzione della città della rendita.

 

Il “diritto alla città” si concretizza in due aspetti:

 

  • il diritto a fruire di tutto ciò che la città può dare, a partire dalla possibilità di incontro e di scambio, di utilizzare le dotazioni comuni, di abitare e di muoversi, senza differenze di genere, di età e di reddito salvaguardando salute e sicurezza;

 

  • il diritto a partecipare al governo della città, ad esprimere, orientare, verificare, correggere, momento per momento, le azioni di chi è preposto all’amministrazione ed i loro risultati.

 

La “città dei cittadini” è fondata sulla possibilità di coinvolgere tutta la cittadinanza a partecipare al governo della città fin dal primo momento della sua progettazione.

 

La pianificazione deve superare la prassi di piani meramente cartacei, pieni di improbabili e devastanti progetti. Non deve più avere come scenario il governo dell’espansione e la soddisfazione dei fabbisogni quantitativi. Deve porsi obiettivi sociali, culturali, ambientali, definiti e nuovi, e dettare indirizzi con essi coerenti.

 

E’ necessario allargare la base democratica delle decisioni e abbandonare le logiche utilitaristiche che finora hanno privilegiato i soggetti detentori di interessi forti, provocando frammentazione insediativa, privatizzazione del territorio e assimilazione del paesaggio. Dobbiamo favorire un approccio in cui siano valorizzati i processi di auto-organizzazione e aggregazione locale, attraverso una politica di integrazione e raccordo tra strategie “dall’alto” (top down) e “dal basso” (bottom up).

 

Le politiche di rete implicano la valorizzazione di strategie orizzontali di carattere cooperativo e negoziale, poiché devono privilegiare la città rispetto alle sue parti e devono focalizzare investimenti su infrastrutture capaci di accrescere i flussi e le interazioni tra centri.

 

L’immagine di Livorno come città esclusivamente industriale va ripensata. Questo affinché non si verifichi di nuovo che il nostro territorio cada nelle mire di speculazioni industriali scriteriate e imposte dall’alto con pessime ricadute in termini di rischi, di danno ambientale e paesaggistico e oltretutto di minimo ritorno economico, come è avvenuto nel caso del rigassificatore OLT o nel caso delle centrali a biomasse Portoenergia e Federpetroli: esperienze che ad oggi si sono rivelate fallimentari sotto tutti i punti di vista.

 

Le linee principali dello sviluppo urbanistico integrato di Livorno dovranno prevedere:

 

  • Nuovo Piano Regolatore della città realmente partecipato, con un Piano Strutturale che guardi oltre i confini comunali nella prospettiva di un città metropolitana costiera della valle dell’Arno, ed un Regolamento urbanistico che si basi sui fabbisogni evidenziati e misurati, sulla sostenibilità, sul recupero e riqualificazione dell’esistente, senza nuovo consumo di suolo, sul recupero ed estensione delle aree verdi, sulla lotta contro l’abusivismo.

 

  • La realizzazione di un Urban Center che raccolga, pubblicizzi e spieghi ai cittadini i percorsi e le modalità della formazione e del disegno della città, consentendo una costante partecipazione.

 

  • Una pianificazione per temi (traffico e mobilità, commercio, costa, residenza, industria ed artigianato) che si raccordi con il progetto generale.

 

  • La revoca degli incarichi interni ed esterni per coloro che fino ad oggi hanno prodotto ed agevolato le scelte urbanistiche che hanno portato al degrado della città favorendo interessi di pochi contro l’interesse collettivo.

 

  • Nessuna costruzione o trasformazione con impegno di suolo fuori dalle zone già edificate (la linea rossa invalicabile), recupero e riqualificazione delle aree e costruzioni dismessi, sviluppo e cura delle aree verdi e di sviluppo della socialità anche con la collaborazione dei cittadini singoli ed organizzati.

 

  • La tutela di edifici di pregio architettonico e di memoria storica o di valore culturale, al fine di non consentire gli scempi avvenuti sia in passato, sia di recente – vedi la costruzione del cavalca ferrovie sulle Terme del Corallo, la recentissima edificazione residenziale nel parco delle Terme del Corallo, la trasformazione di cinema e teatri cittadini in parcheggi per auto.

 

  • La valutazione previsionale degli effetti ambientali prodotti nel lungo periodo dalle scelte insediative.

 

  • Il superamento del modello demografico: l’uso del suolo deve avvenire in base a un fabbisogno abitativo vero svincolato da favoritismi e dai proventi derivanti dagli oneri di urbanizzazione. NO all’edificazione di palazzi residenziali in Piazza del Logo Pio.

 

  • Lo sviluppo e il rafforzamento dell’edilizia sociale e convenzionata, anche studiando la possibilità del riuso di unità abitative non utilizzate.

 

  • L’attivazione di forum e laboratori di progettazione partecipata.

 

  • La riqualificazione degli spazi comuni centrali e dei luoghi aperti, e la La previsione di grandi aree verdi pubbliche.

 

  • La valorizzazione delle zone collinari al fine di offrire al cittadino gli strumenti che agevolino il mantenimento delle tradizionali produzioni agro-silvo-pastorali, il mantenimento della presenza umana a presidio dell’ambiente, consentire una produzione di verdure e prodotti agro-alimentari “a chilometro zero” per l’autoconsumo. Per favorire ciò si dovrà prevedere e consentire l’installazione di annessi agricoli efficienti e ben integrati paesaggisticamente. Ricordiamo che: il territorio pedicollinare e collinare è un patrimonio inestimabile caratterizzato principalmente dalle grandi ville storiche con i loro grandiosi parchi annessi; le più importanti, tutte di proprietà pubblica, sono villa Rodocanacchi, villa Maurogordato e villa La Morazzana, ma potremmo aggiungere anche l’istituto Di Vestea e le molte altre ville, sia pubbliche che private, che fanno parte dell’immagine collinare della città. Ricordiamo che villa Rodocanacchi (di proprietà USL) nell’attuale PRG è destinata a verde pubblico. Purtroppo è anche nell’elenco dei beni da alienare per realizzare il nuovo ospedale, mentre villa Maurogordato, di proprietà della Provincia di Livorno, è ridotta in stato di rudere, e la villa La Morazzana, ex ostello, ex centro convegni, ex struttura di accoglienza per immigrati, è attualmente chiusa. Negli ultimi anni si è verificato inoltre un processo lento e continuo di edificazione sparsa, diffusa e caotica che stravolge completamente il territorio; basta vedere le costruzioni sorte sulla via di Collinet e in via Curiel a ridosso di Villa La Morazzana. Rischiamo di lasciare un territorio devastato alle generazioni future, categorie più deboli che ad oggi non hanno rappresentanza a difesa dei loro diritti. Montenero ha già perso in parte la sua vocazione di polmone verde diventando sempre più un territorio denso di abitazioni con una viabilità insufficiente e senza parcheggi, e sempre più radi i mezzi pubblici. Monterotondo potrebbe essere la prossima area di cementificazione. Occorre bloccare queste tendenze valorizzando le colline livornesi e le sue strutture praticando davvero il consumo zero di suolo.

 

  • L’incremento, l’inserimento, la conservazione e la tutela del patrimonio vegetale nelle aree scoperte di pertinenza per le nuove edificazioni o significative ristrutturazioni edilizie.

 

  • La previsione di un piano comunale della fascia costiera, che disciplini l’uso e la gestione dell’area litoranea e dell’area annessa alla costa.

 

  • Ripensare le aree industriali presenti, cercando di riutilizzare gli spazi a esse dedicati, progettando aree vocate alla realizzazione di distretti ad Alta Tecnologia, basandosi sulle unicità del nostro territorio e realizzando partnership con le Università e i Centri di Ricerca presenti nell’Area Vasta.

 

  • Includere nella pianificazione territoriale anche le aree e porzioni del territorio livornese che, a vario titolo, sono soggette a vincoli relativi alle bonifiche dei suoli e delle acque, proponendo un piano di sviluppo di tale aree, in maniera che la certezza della modalità della loro riconversione diventi uno stimolo in più all’eliminazione delle contaminazioni e al recupero dei siti.

 

  • Per i nuovi insediamenti industriali e per i nuovi impianti di gestione dei rifiuti, inserire vincoli precisi nelle norme urbanistiche rispetto alla localizzazione, definendo criteri specifici di esclusione in relazione alla vocazione residenziale, agricola o turistica delle varie zone della città.

 

  • Sono necessari investimenti pubblici (regionali o statali) e privati per favorire un nuovo modello economico per il nostro territorio di Area Vasta, in sinergia con i comuni limitrofi Pisa, Collesalvetti, Pontedera. In questa area ci sono poli di interesse sovra comunali che coinvolgono una popolazione di circa 800.000 cittadini/e :

– distretto logistico della Toscana: porto, aeroporto, interporto, vie d’acqua come il Canale dei Navicelli che è una delle principali infrastrutture dell’area;

– il parco di Migliarino- San Rossore e un’articolata costa naturale e attrezzata costituiscono beni paesaggistici da proteggere, cosi come l’arcipelago di cui fa parte la Gorgona;

– vanno preservate università e ricerca, e grandi aziende ospedaliere in un territorio che produce il 70% dell’energia regionale da combustibili fossili, a forte rischio per la salute e per l’ambiente, una produzione che va ripensata considerando l’opportunità delle fonti rinnovabili (sole, vento).

 

– Occorre riprogettare un’industrializzazione compatibile e sostenibile finalizzata alle innovazioni e alla valorizzazione del territorio e avviare la bonifica dei terreni ex industriali in difesa dell’ambiente, puntare alla logistica areo-portuale-ferrovie-autostrade, difendere la componentistica con innovazioni, e finanziare grandi e piccole opere per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio, favorire industria e tecnologie sulle energie rinnovabili, realizzare lo smaltimento dei rifiuti industriali in un ciclo chiuso, incentivare l’uso delle energie rinnovabili su edifici pubblici e capannoni.