Nel luglio 2003, a seguito della gara ad evidenza pubblica bandita dal Comune di Livorno per la selezione del socio privato di minoranza, il gruppo Iren, con un’offerta di circa 9 milioni di euro, si garantì l’ingresso in ASA.
È di questi giorni la notizia di un’offerta di ricapitalizzazione di ASA da parte dello stesso Gruppo Iren, tramite la partecipata IRETI, socia al 40% di ASA.
Tale operazione consisterebbe in un aumento reale di capitale, con l’immissione di 25 milioni di euro da parte del socio privato che dovrebbero garantire la realizzabilità del piano industriale di ASA, che riteniamo, plausibilmente, abbia tra i propri obiettivi primari l’aggiudicazione della gara per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas per l’Atem di Livorno.
La sottoscrizione dell’aumento del capitale da parte del socio privato dovrebbe portare ad una variazione nell’assetto della partecipazione societaria: il socio provato (IRETI) potrebbe passare dal 40% al 55% del capitale, riducendo pertanto in modo significativo il peso della parte pubblica (ci chiediamo quale sarà il peso che Comune di Livorno potrà mantenere e che oggi viene garantito grazie ad una partecipazione pari al 36,55%).
Questa modifica si porterebbe dietro, pericolosamente, un ulteriore sbilanciamento della governance aziendale, già attualmente di fatto in mano al privato che, con l’espressione di due membri su tre del Consiglio di Gestione, ha in mano di fatto la gestione dell’impresa.
Questo, insieme ad una partecipazione di maggioranza in ASA, potrebbe consentire a IREN (società quotata in borsa) di consolidare il bilancio di ASA nel proprio bilancio di esercizio.
La notizia della promessa ricapitalizzazione ci dà modo di riflettere sul modello di servizio pubblico che vorremo vedere garantito a Livorno, ponendoci delle domande e facendo delle riflessioni che giriamo anche alla Autorità Comunale.
La privatizzazione di ASA ha effettivamente rafforzato l’azienda e quale è stato l’apporto reale del socio privato?
Quale è stato il contributo dal punto di vista finanziario, dato che entrambi i servizi (distribuzione gas e Servizio idrico integrato) si finanziano tramite il principio del full recovery cost?
La tariffa del servizio idrico intanto, che era di 1,29 euro/MC nel 2004, è passata a 3,29 euro/MC nel 2015 e quindi, sicuramente, buona parte dei risultati di bilancio è spiegato grazie al peso crescente delle bollette di acqua e gas sui bilanci degli utenti, famiglie e aziende.
Ci chiediamo verso quale modello di gestione del servizio pubblico vogliamo andare e capire se realmente lo sbilanciamento di ASA verso il privato possa portare benefici economici e di qualità del servizio verso l’utente finale.
Quella che viene presentata come la panacea di tutti i mali, cioè l’accorpamento delle aziende territoriali in strutture aziendali sovra- territoriali, in società gestori unici da privatizzare, o il loro ingresso in gruppi societari quotati — da raggiungere con accorpamenti forzati in nome delle economie di scala — rappresenta davvero l’unica soluzione e il modello migliore?
I settori regolati (quali sono quello idrico e quello del gas) dovrebbero avere “la dimensione minima efficiente”. Questo non significa che debbano solo essere abbastanza grandi da non avere rilevanti diseconomie di scala, ma significa anche che le loro dimensioni devono essere quelle minime, in modo da evitare non solo il formarsi di pericolosi monopoli in settori fondamentali, ma anche tutelare il mantenimento di un rapporto diretto tra il cittadino/utente con il soggetto che politicamente deve garantire la qualità e funzionalità del servizio pubblico essenziale.
Queste valutazioni valgono per tutti i servizi pubblici e per i soggetti che dovrebbero garantirne la qualità ed efficienza. Tutto è connesso e legato. Ce lo dimostra anche il fatto che, in quel lontano 2003 i soldi incassati dal Comune di Livorno per la privatizzazione di ASA furono utilizzati per ricapitalizzare, inutilmente, AAMPS.
Direttivo #BuongiornoLivorno