Lavoro e occupazione: serve una presa di coscienza collettiva


In questi giorni è alta l’attenzione per ciò che riguarda la situazione dei lavoratori della Iss Palumbo che all’interno della raffineria Eni si occupa di stoccaggio, logistica e movimentazione dell’olio. Sono 35 i lavoratori che rischiano il licenziamento. Il 12 gennaio si è riunito un tavolo di crisi, richiesto dal Comune di Livorno che ha visto la partecipazione di Regione Toscana, Comune di Livorno, delle organizzazioni sindacali e della stessa azienda. Purtroppo le notizie che giungono non sono confortanti, infatti l’azienda non intende fare retromarcia rispetto alla procedura di licenziamento. La vicenda che coinvolge la Iss Palumbo ripercorre le orme della vicenda che a dicembre ha coinvolto 25 lavoratori della MT Logistica in appalto Bertani. La MT ha licenziato i 25 lavoratori e non ha corrisposto loro l’ultimo stipendio. Esprimiamo solidarietà ai lavori coinvolti in questi ultimi procedimenti di licenziamento e condividiamo la posizione espressa da Usb nel suo ultimo comunicato che auspica una mobilitazione generale in merito alla questione occupazionale. Crediamo infatti che la questione del lavoro sul territorio livornese non possa più essere affrontata per compartimenti stagni, tramite singole battaglie di volta in volta organizzate sulla base dell’ultimo licenziamento di massa. E’ necessaria una presa di coscienza collettiva ed una mobilitazione ad ampio raggio, che coinvolga concretamente tutte le parti sociali e che affronti la tematica in maniera strutturata e trasversale.In questi anni di pandemia la necessità di una strategia strutturata di intervento sul piano occupazionale livornese si è fatta ancora più evidente e irrimandabile.Ad ulteriore conferma di ciò, oltre ai licenziamenti che si sono susseguiti negli ultimi mesi è intervenuto anche l’ultimo studio sull’economia regionale da parte di IRES e CGIL. Dallo studio presentato da IRES emergono due dati molto importanti. Il primo riguarda l’economia e l’occupazione in Toscana, il secondo la situazione del territorio livornese.In generale l’economia in Toscana è in ripresa, ma non vale lo stesso per il lavoro. Mentre l’economia è in ripresa l’occupazione non cresce. Ciò poiché la ripresa dell’economia si basa su tipologie di lavoro precarie ed instabili che fanno sì che i lavoratori e le lavoratrici siano meno garantiti e non permettono una stabilizzazione delle percentuali occupazionali.Il secondo dato riguarda il territorio livornese. Livorno insieme a Pisa, Pistoia e Prato sta diventato una area sempre più complessa a livello economico e occupazionale. Questi dati ci rimandano la fotografia di un territorio fortemente depresso, instabile e oggettivamente incapace di porsi in maniera propositiva rispetto al futuro. Con lo sblocco dei licenziamenti, come osservato da Usb, la situazione non potrà che peggiorare. E’ necessario capire che non è investendo sul ribasso occupazionale che si può pensare di risollevare il territorio. Servono investimenti oculati, che si fondino su un progetto di crescita sano e che favoriscano la conversione verso una economia circolare e serve anche una educazione giuslavoristica. Lavoratori e lavoratrici che non sono tutelati, che non godono di una stabilità lavorativa e di una equa e certa retribuzione sono donne e uomini che non hanno gli strumenti per garantire una crescita futura del territorio in termini di investimenti economici, familiari, culturali e civici.