Stefano Rodotà, intellettuale libero e innovativo che ha osato mettere a nudo limiti e difetti della sinistra italiana


Giurista e parlamentare, è sempre stato un uomo e pensatore libero, impegnato in mille battaglie per i diritti civili e sociali.
Pur avendo partecipato alle sfide del secondo novecento ha saputo mettere in discussione paradigmi e modelli per accettare le sfide del nuovo secolo, senza mai perdere come riferimento centrale il principio della solidarietà, visto come antidoto a un realismo rassegnato e diffuso che non lascia speranze e diritti. Fino alla fine ha sostenuto la difesa e la riattualizzazione dei diritti fondamentali contro la logica di mercato e il predominio dell’economia capitalista e finanziaria.

Alleato prezioso di tante battaglie civili, dalle campagne per i diritti, la partecipazione e la difesa della costituzione alle lotte popolari contro le privatizzazioni, ha contribuito a rendere teoria giuridica le rivendicazioni sociali che si sono fatte largo nel sentire comune della società.
In particolare condividiamo il suo pensiero che il mutualismo, i beni comuni e il reddito di cittadinanza siano gli elementi innovativi e costitutivi di un nuovo Stato Sociale. Se oggi in Italia come nel resto del mondo si attuano, praticano e auspicano politiche legate ai beni comuni è grazie anche a Stefano Rodotà che ha contribuito dal punto di vista giuridico a inquadrarli come quelle “cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona”.

Negli ultimi tempi ha dimostrato ancora capacità e volontà di parlare “fuori dal coro”, suggerendo proposte e scenari irrituali per il mondo tradizionale della sinistra.
In una intervista a Micromega nel gennaio 2015 suggeriva di “ripartire dal basso, senza la zavorra dei partiti”, prendendo di mira i fallimenti della lista Arcobaleno e della Rivoluzione Civile di Ingroia, viste come “due esperienze inopportune nate per mettere insieme i cespugli esistenti ed offrire una scialuppa a frammenti e a gruppi perdenti della sinistra” e accusando i partiti di sinistra di “aver perduto una capacità interpretativa e rappresentativa della società. Nulla può nascere portandosi dietro queste zavorre…cercare di creare una nuova soggettività assemblando quel che c’è nel mondo propriamente politico secondo me è una via perdente. Bisogna partire da quel che definiscono coalizione sociale…”.
Ecco parole e concetti che sembrano attuali e dedicati ai vari tentativi che vengono portati avanti dai “soliti noti” o da chi sembra ignorare gli errori del recente passato.

Salutiamo uno dei più lucidi e importanti intellettuali del nostro tempo e uno dei pochi uomini liberi al servizio della politica e del Paese.

Stefano Romboli, vicepresidente Buongiorno Livorno