AAMPS: è tutto sbagliato, è tutto da rifare


In molti in città si lamentano, giustamente, del servizio porta a porta. Il servizio è effettivamente stato organizzato male, in maniera affrettata e senza tener conto delle esigenze dei cittadini.
Questo non è che uno dei segnali della cattiva gestione da parte dei vertici della nostra azienda dei rifiuti.
I problemi sono molti e su vari piani.
Innanzitutto analizziamo il livello di attuazione del piano di concordato, che doveva salvare e rilanciare AAMPS: il piano prevedeva il raggiungimento dell’equilibrio finanziario della Società tramite due leve principali:
1) l’ottenimento di efficienze operative e la riduzione dei costi: AAMPS ha esternalizzato praticamente tutti i servizi, ad eccezione del porta a porta (adesso sta esternalizzando anche quello), risparmiando solo grazie all’applicazione, ai lavoratori dipendenti di ditte esterne in appalto, di contratti di lavoro peggiorativi, con un taglio del costo del lavoro.
2) il recupero del credito TIA: il Comune ha deliberato, come previsto dalla legge, di computare quale costo correlato a quote inesigibili TIA 12 milioni di euro, che AAMPS ha computato in tariffa, facendole sostanzialmente pagare ai cittadini non morosi, che già avevano pagato la tariffa per il servizio.

A fronte del sacrificio sostenuto dai lavoratori di AAMPS addetti al porta a porta – che richiede un maggior impegno fisico-, dai lavoratori delle ditte esternalizzate sottopagati, dai cittadini non morosi che si sono dovuti accollare la maggiorazione dei crediti TIA non riscossi, dai molti cittadini che si stanno sobbarcando una serie di costi e di maggiori attività richieste dall’impostazione del servizio pap, i risultati sono questi:
– AAMPS sta bruciando il doppio delle tonnellate di rifiuti extraurbani nell’inceneritore, accogliendo la spazzatura indifferenziata di mezza Toscana, con tutti i pessimi effetti sull’ambiente e sulla salute ormai certificati (vedi la ricerca del CNR di Pisa che ha portato alla chiusura immediata dell’inceneritore di Ospedaletto);
– AAMPS non ha attivato alcuna tariffa puntuale, così che, a prescindere dal comportamento più o meno virtuoso dei cittadini, tutti pagano la stessa tariffa;
– AAMPS non ha realizzato nessuno degli investimenti previsti nel piano di concordato che avrebbero permesso, grazie alla valorizzazione del rifiuto, la realizzazione di benefici economici rilevanti, consentendo così di diminuire le tariffe (piattaforma di selezione della frazione cellulosica, piattaforma di pre-trattamento della frazione organica, piattaforma interrata al mercato ortofrutticolo, creazione di un centro di riuso, ecc.);
– AAMPS ha esternalizzato praticamente tutti i servizi e ha iniziato a licenziare i lavoratori AAMPS che, essendo inidonei fisicamente al servizio porta a porta, non possono essere addetti a servizi meno pesanti, magari per problemi fisici causati proprio dai molti anni di attività nel servizio di igiene urbana o addirittura a causa di postumi dovuti ad infortuni sul lavoro;
– AAMPS non è riuscita ad organizzare un servizio efficiente e questo ce lo confermano i dati relativi ai livelli di soddisfazione rilevati da AAMPS: il 37% di cittadini livornesi è insoddisfatto, percentuale che che sale addirittura al 43% di chi ritiene il servizio peggiorato rispetto al vecchio stradale con cassonetti; si tratta di un risultato pessimo rispetto alle medie riscontrate nelle altre città italiane, da Trento che ha circa il 10% di insoddisfatti, fino a Napoli che ne ha il 23%;
– AAMPS ha scelto di installare in centro costosissimi cassonetti con tessera (che pagheremo noi) che si stanno rivelando un fallimento e ricettacolo di rifiuti abbandonati;
– AAMPS ha pagato in anticipo (ma perché???) i creditori indicati nel piano di concordato tra cui in pole position Lonzi e Rari, ditte che a fine 2017 sono state sequestrate per le accuse di associazione a delinquere e traffico illecito di rifiuti.

Nel frattempo il Comune, che in qualità di Socio Unico di AAMPS dovrebbe intervenire sulla situazione disastrosa che abbiamo descritto, nella propria qualità di ente titolare della riscossione non ha messo in moto alcuno strumento per il recupero dei crediti collegati alla tariffa sui rifiuti, permettendo il generarsi di nuovi crediti inesigibili, che ancora una volta cadranno sui cittadini che hanno già pagato.
Infatti, con delibera 183 del 10 giugno 2016 Il Consiglio Comunale, richiamando anche la delibera 215 del 2014, ha determinato l’importo dei crediti inesigibili da inserire in tariffa per gli anni 2018/2021.
Di conseguenza nel piano industriale è stata stabilita la tariffa relativi agli anni 2018- 2020 nella seguente misura:
– anno 2018 € 35.450.635 comprensivo di € 4.230.000 per crediti inesigibili TIA;
– anno 2019 € 34.148.000 comprensivo di € 4.170.000 per crediti inesigibili TIA
– anno 2020 € 30.850.200, comprensivo di € 1.804.100 per crediti inesigibili TIA.

Nel bilancio comunale il recupero TARES/TARI, in competenza per l’anno 2017, a fronte di una previsione di bilancio ed un accertato pari ad € 3,5 milioni, gli incassi ammontano a € 1.051.885,12 (non pervenuti 2,5 milioni di euro!)
In conto residui si registrano incassi pari a € 234.424,58 a fronte di accertamenti pari ad € 1,8 milioni. (non pervenuti 1,6 milioni di euro!!).

Il totale da incassare al 31/12/2017 in capo al Comune di Livorno, per recupero evasione tributaria, risulta essere pari complessivamente ad oltre 20 milioni di euro.

Ci sembra ci sia da preoccuparsi, e non poco.

Valentina Barale

 


Errata corrige:

  • in una prima versione del comunicato si era indicato fine 2018 come periodo del sequestro della ditta Lonzi, mentre si tratta del 2017.
  • il raddoppio della quantità di rifiuti bruciati nell’inceneritore si riferiva a quelli provenienti da fuori Livorno, il comunicato è stato modificato per indicarlo più chiaramente.