I progetti della Stazione Marittima e del Waterfront per affermare le priorità pubbliche e locali


A seguito dell’approvazione, nel marzo 2015, dell’accordo per il piano regolatore portuale e delle varianti al piano urbanistico comunale, si è aperta una fase di attuazione e revisione delle trasformazioni del waterfront cittadino attraverso i relativi piani e progetti.

Al momento attuale la gara indetta dall’AP per la privatizzazione della Porto 2000, dopo rinvii nelle scadenze, tra incertezze e ritardi, dovuti alla delibera dell’ANAC sull’incompatibilità delle cariche in capo a Provinciali di segretario generale e presidente della Porto 2000 e alla fase di riorganizzazione delle autorità portuali, sembra essere giunta alla fase di apertura delle offerte da parte dei raggruppamenti privati, che includono sia il piano economico e finanziario che la proposta progettuale dell’area in concessione stazione marittima-alto fondale. Si tratta di una situazione complessa e di difficile lettura. Gli strumenti in campo sono diversi per tipologia e normativa, sia sul piano degli obiettivi che delle tempistiche, ma sono accomunati dal ruolo strategico che l’assetto della Stazione Marittima e la composizione societaria della Porto 2000 rivestono per la città, con il coinvolgimento dei principali soggetti pubblici locali e sovralocali.

In quest’ottica il Piano Particolareggiato assume una valenza, che va oltre le questioni puramente urbanistiche e normative, ma piuttosto si prefigura come strumento concreto per governare la trasformazione del territorio. Rispetto alla gara in corso, relativa all’individuazione del privato che gestirà il porto passeggeri attraverso il controllo di maggioranza della Porto 2000, ci sono aspetti su cui porre l’attenzione.

In primo luogo, nella commissione di gara non vi sono rappresentanti dell’amministrazione locale, con una commissione composta da due rappresentanti dell’Autorità Portuale (Provinciali e Vanni) ed un professore universitario indicato dalla CCIAA; in secondo luogo, non appaiono chiari i rapporti tra i diversi interessi coinvolti nel futuro assetto del waterfront portuale nè come si relazionerà la proposta privata rispetto al futuro piano particolareggiato pubblico, quest’ultimo da predisporre a cura dell’AP e soggetto al parere della giunta per l’approvazione da parte del consiglio comunale.

Il nuovo assetto istituzionale portuale e la nuova presidenza dovranno tener conto, a nostro avviso, di tali aspetti critici e dell’esigenza di un diverso approccio alla trasformazione dell’area portuale, che dovrà basarsi su di un piano particolareggiato in grado di fare da leva per lo sviluppo di un’economia turistica reale e concreta, di valorizzare il quartiere Venezia e il centro, di favorire la mobilità a basso impatto per accessibilità porto-città e riaffermare l’identità marittima-portuale della città a livello sociale e culturale.

Occorre inserire lo sviluppo del rapporto porto-città entro un modello di città diverso, attraverso cui ridimensionare il rapporto tra grandi investimenti previsti e ricadute occupazionali, tra grandi opere e interventi di carattere migliorativo della qualità urbana dei luoghi. Le reali criticità di Livorno derivano da una gestione delle trasformazioni urbanistiche che ha bruciato enormi potenzialità e risorse, con la complicità dei principali soggetti pubblici, rappresentativi di una politica che ha prodotto uno stato di disuguaglianza e impoverimento del tessuto sociale ed economico. Ciò ha dato luogo ad un ambiente urbano fortemente depressivo sia per chi vi abita, specie nella parte nord della città, a contatto con l’area portuale e retroportuale, ma anche per il visitatore, che percepisce un paesaggio con forti connotazioni di degrado, a totale discredito della città-porto storica.

Sicuramente si può ipotizzare una sorta di “variante riparatrice” per tutto l’ambito portuale al fine di bloccare la privatizzazione degli spazi e garantire l’interesse generale nella gestione degli interventi. E’ altrettanto urgente inserire la proposta all’interno di un quadro di priorità ed emergenze per la città, più in generale, sia a livello di politiche da coordinare e integrare a difesa del “bene comune” – alloggi sociali, qualificazione spazi pubblici, turismo, economie locali- sia al fine di individuare i progetti strategici, i tempi e le modalità di partecipazione per la loro realizzazione.
La rigenerazione del fronte portuale-urbano dovrà passare da un’azione locale maggiormente strutturata in cui riaffermare il ruolo del pubblico come soggetto in grado di gestire le trasformazioni urbane e i rapporti con gli altri soggetti privati e pubblici coinvolti con l’obiettivo di benefici ambientali, sociali, economici per la comunità locale.

 

Tavolo Urbanistica e Tavolo Lavoro #BuongiornoLivorno